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Michel Maffesoli è uno degli intellettuali europei maggiormente disposti ad interpretare i fermenti del tempo nuovo sfuggendo da una griglia di lettura oscura e tendenzialmente apocalittica.
Insignito della carica di professore ordinario alla Sorbonne di Parigi alla fresca età di 38 anni, non ha mai smesso di assegnare dignità scientifica ai fenomeni verso i quali abitualmente le discipline scientifiche riversano più scetticismo se non indifferenza: i lati banali e tragici che accompagnano il tempo ciclico della vita quotidiana, i fenomeni simbolici e affettivi che disegnano l’emersione del neo-tribalismo postmoderno, l’essere-insieme banale, presenteista e neocomunitario sostenuto e accelerato dai media di massa e ancor di più dai nuovi media.
Un libro che al tempo (è stato pubblicato per la prima volta nel 1988) ha segnato una rottura ed ha rappresentato un pensiero controcorrente rispetto al filone dotto dell’antropologia sociale contemporanea di marca accademica.
Un libro che scandaglia le torbide acque in cui si muovono le società contemporanee per cercare al loro fondo qualche indizio dei tratti più originali ed autentici della vita e dell’esperienza umane.
Il tempo delle tribù, oggi rieditato da Guerini e Associati Editori è un’analisi ragionata delle società di oggi, un’esplorazione metodica delle loro metamorfosi, per cui agli ideali della Ragione si sostituiscono i sentimenti e le emozioni, alla logica dell’identità la logica dell’affetto.
Siamo entrati nell’era delle "tribù", delle reti, dei piccoli gruppi, di aggregazioni effimere ed effervescenti.
Di qui anche il titolo del libro, che vuole appunto richiamare l’attenzione su una "centralità sotterranea informale che assicura il permanere della vita in società".
Si parla, dunque, sempre più di "tribù giovanili", quegli aggregati pittoreschi in cui i giovani si rifugiano per opporre un'identità collettiva al mondo degli adulti. Ma non siamo forse raggruppati tutti in tribù?
Non cerchiamo di sfuggire all'angoscia causata dalla fine delle grandi organizzazioni tradizionali - i partiti, la Chiesa, l'azienda - trovando in piccoli gruppi di nostri simili una conferma dei nostri gusti, del nostro sentire, del nostro stile di vita?
Il libro si presenta come un romanzo socio-antropologico avvincente e appagante, non solo per il linguaggio brillante, ma anche perché fa provare l’intimo piacere di riscoprire le radici più profonde ed autentiche della vita quotidiana, il semplice coraggio di essere uomini.
Un libro che traccia i percorsi di un’autentica sociologia del presente.
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