Quote rosa, matrimoni gay, questione immigrati e chi più ne ha più ne metta: l'attualità è piena di riferimenti, battaglie, notizie e rivendicazioni sociali da una parte e dall'altra. Tuttavia qualcuno sembra mancare all'appello del tam tam social-mediatico: il maschio. Già, che fine hanno fatto gli uomini, di cui nessuno parla più?
Spesso ai margini del dibattito, prima metrosexual, poi hipster domani chissà cosa, l'uomo quando viene raccontato è il protagonista di brutti fatti di cronaca o è un'icona fashion un po' ambigua; sul resto della popolazione cala il silenzio. E gli utenti della rete come la prendono? Spesso male, come in un recente post su Facebook da parte della rivista "Grazia", che azzarda la proposta delle “ballerine per gli uomini”. "Sparatevi pagliacci", è uno dei commenti più gettonati. “Come potete chiederci se ci piace questo orrore?”, risponde invece Lucia.
#DontMancriminate: la campagna sui Social Media per salvare il maschio
Una campagna del magazine indiano di lifestyle Maggcom ha recentemente sollevato la questione della marginalizzazione dell'uomo dalla società, puntando il dito su quella che viene definita come una vera e propria discriminazione in atto nei confronti dell'(ex) sesso forte. L'hashtag che campeggia nei web-manifesti è #DontMancriminate. Apriti cielo: feroci critiche sono piovute un po' da ogni dove, anche da testate autorevoli come The Indipendent o Mashable, che ha parlato apertamente di epic fail.
La campagna di Maggcom propone come testimonial alcuni volti noti del mondo dello spettacolo come Elijah Wood, Johnny Depp o Jude Law (non è chiaro se abbiano dato o meno il consenso), accompagnati da tormentoni del tipo: “Se voglio fare sesso io sono un disperato, se vuoi tu sei emancipata” per continuare con un laconico: “Se una donna perde il lavoro è sessismo se un uomo perde il lavoro è un perdente”. Sul canale youtube della testata è possibile vedere dei mini video con le testimonianze di chi si sente quotidianamente discriminato.
Alle critiche Maggcom ha risposto con un editoriale dal titolo “Perché abbiamo bisogno di #DontMancriminatee e ne abbiamo bisogno adesso", proponendo dei grafici sulla società indiana dove si dimostrerebbe, ad esempio, come i suicidi dei mariti siano il doppio di quello delle mogli.
Tra trovata pubblicitaria e reale battaglia sociale, l'iniziativa “Salviamo il maschio”, ha avuto anche dei colti predecessori, come Alai Minc, celebre saggista e consigliere politico, autore del profetico “I 10 giorni che sconvolgeranno il mondo”, dove si immaginava la marcia silenziosa dei (giovani) maschi che, un giorno non lontano, avrebbero formato un corteo ordinato per protestare contro un mondo che li considera ai margini. Immagina Minc: "Trincerati dietro le proprie posizioni di uomini umiliati, facevano in modo di non contestare il principio della parità, ma ribattevano che le pari opportunità, stavano creando una generazione di vittime: la loro".
Continua con un monito: "(verso i maschi) assisteremo in rapida successione alle medesime risposte collettive che la società americana ha conosciuto nell'arco di quarant'anni: reticenza, accettazione, ricusazione violenta".
Fantascienza o realtà? In Italia il dibattito sul tema sembra pressoché assente o al massimo relegato a questioni da bar. Come nell'indimenticabile sequenza di “Berlinguer di voglio bene” (1977) dove, durante discussione sulla parità di genere nella toscanissima Casa del Popolo, interviene un signore dalla platea: "Ma insomma, la donna, la donna, la donna... oh l'omo?"