La questione dei rifugiati rappresenta un tema sempre di grande attualità. Mai come in questo momento storico ci sembra importante fare un po’ di luce a riguardo. Nel fare ciò riportiamo alcuni esempi che, con un impegno attivo e forte, sono riusciti ad aiutare queste persone che si trovano a vivere una situazione non facile in un paese straniero.
R.E.A.P. La soluzione americana al problema dei rifugiati
REAP. Acronimo di “Refugee Empowerment Agricultural Program”, è un programma americano che ha individuato delle soluzioni per questo tipo di fenomeno.
Supportato da sovvenzioni federali, il programma ha incluso lavori agricoli in tutto il paese destinati ad aiutare i rifugiati, i quali hanno l’opportunità di lavorare in un ambiente a loro familiare mentre migliorano l'inglese e cominciano a integrarsi in una nuova comunità.
R.E.A.P. è anche un modello di business, che fornisce lavoro ai migranti e offre prodotti agroalimentari scarsamente diffusi nel mercato statunitense. Margaret Fitzpatrick, la responsabile di fattoria dell'Ohio City Farm, ha deciso di lanciare il programma a Cleveland dopo essersi resa conto che la gran parte dei rifugiati della zona aveva un background in agricoltura.
Queste le parole della responsabile: "Ci siamo chiesti, come possiamo aiutare queste persone a ricominciare dalle loro radici, invece di sbatterli in un posto di lavoro dove tutto è nuovo”. La via dell’agricoltura è sembrata per lei quella migliore da percorrere. “Per persone che hanno sempre svolto lavori manuali, essere in grado di mantenere almeno quelle abitudini è incredibilmente confortante”.
R.E.A.P. La nascita di un nuovo business
Non stiamo parlando di sola beneficenza. Oltre ad aiutare i lavoratori ad adattarsi a una nuova vita, il programma fornisce anche prodotti alimentari di nicchia che sono spesso difficili da trovare negli Stati Uniti. In questo modo anche i rifugiati che non lavorano presso le aziende agricole possono sentirsi un po' più a casa nelle loro nuove comunità. Inoltre, molti di questi programmi si trovano in aree che non hanno risorse agricole di qualità. Così anche i normali consumatori, che vogliono qualcosa di più fresco rispetto a quello che possono trovare in un supermercato, possono godere di questi prodotti.
Integra. Anche in Italia c’è qualcosa d’interessante
Quanto detto rappresenta un modello veramente innovativo che apre la strada a nuovi orizzonti. Sarà possibile portarlo anche nel nostro paese? La risposta è sì e trova espressione nel programma Integra. Si tratta di una cooperativa sociale il cui scopo è quello di attivare e sostenere processi di aiuto e integrazione sociale nei confronti di migranti e rifugiati.
Il programma, nello specifico, offre a queste persone “svantaggiate” servizi di assistenza socio-legale, orientamento al lavoro, percorsi individuali, di gruppo e di counseling, corsi di lingua italiana e di formazione professionale. Ad essi si aggiungono anche servizi di mediazione linguistico-culturale, mediazione sociale in ambito abitativo e supporto all’auto imprenditorialità.
Integra offre gli strumenti necessari per l'integrazione e per il lavoro
Gli interventi sono curati da un’èquipe di professionisti in ambito sociale che, attraverso metodi approfonditi, individuano per ogni destinatario un insieme personalizzato di servizi e lo accompagnano nel suo percorso di autonomia sociale.
In questo caso non si tratta di un sistema di business come il modello REAP ma rappresenta, in ogni modo, un’iniziativa concreta. Non offre solo beneficenza ma promette strumenti ideali per garantire opportunità future ai migranti, attraverso corsi di formazione, servizi d’informazione, seminari e workshop.
Sono queste le proposte di business che più ci colpiscono. Quelle proposte che non mirano solo ai numeri e quindi ad ottenere ottimi risultati in ambito economico; sono proposte che mirano anche e soprattutto ad apportare il loro contributo in ambito sociale ed umanitario.