La sensibilità “green” cresce sempre di più ed un segnale, tra gli altri, è dato dal maggior spazio che viene dedicato (anche nella nostra sezione) alle tematiche connesse alla green economy, lo sviluppo sostenibile, ecc.
Fare innovazione tecnologica oggi non significa solo navigare nel mare del web e del mobile. L’innovazione tecnologica ed il “fare impresa” possono sposarsi in uno scenario “verde”, mettendo insieme design, moda, energia pulita con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita.
Abbiamo un esempio degno di nota nel mercato italiano che ha seguito l’onda green: eRALOS3 è l’etichetta di un’innovazione tecnologica preziosa per salvaguardare l’ambiente, rendendo ogni individuo “energeticamente autonomo”.
Scopriamola!
“Your Connectivity and Green Energy anytime and anywhere”
“Ti serve un caricabatterie?” - “No, grazie. Io mi autoricarico”.
A breve risponderemo così quando sperimenteremo la comodità ed i benefici che eRALOS3 è pronta ad offrirci grazie alla rivoluzione energetica che ha messo in moto.
I prodotti eRALOS3, realizzati con celle fotovoltaiche flessibili e capaci di convertire l'energia solare in energia elettrica, possono essere facilmente applicati su capi d'abbigliamento, accessori e tanti altri oggetti, al fine di ricaricare il proprio smartphone o altro tipo di dispositivo elettronico portatile.
Il primo prodotto è SolarWriting, un’ innovativa cella solare fotovoltaica ibrida basata su una tecnologia di cui è stato già depositato il brevetto.
Ma il team sta lavorando già sull’engineering di un nuovo prodotto, SolExMa, che in realtà rappresenta la versione rivisitata di una prima variante. Ciò per rendere la SolarWriting tascabile e meno complessa in termini produttivi, così da sfruttarne le applicazioni su ogni tipo di oggetto “indossabile”.
La formula è top secret, in quanto il brevetto è in fase di scrittura e verrà depositato a breve.
Che significa “SolarWriting”?
Giuseppe Suriani, CEO di eRALOS3, ci spiega la tecnologia SolarWriting:
“La nostra idea è partita dall’esigenza di poter ricaricare sempre il proprio cellulare, facendo a meno dell’antiestetico ed ingombrante caricabatterie.
Le celle fotovoltaiche tradizionali, non avrebbero assicurato il giusto impatto estetico.
Il silicio, materiale inorganico di cui è ricoperta la superficie di un modulo fotovoltaico tradizionale, presenta delle caratteristiche di rigidità non adatte agli obiettivi prefissati. In compenso, la sua efficienza di conversione è superiore rispetto a quella che presentano i materiali organici, i quali, però, sono maggiormente flessibili” spiega Suriani.
“La conciliazione delle caratteristiche elettriche dell’uno con quelle meccaniche degli altri ha assunto i connotati di un blend a base di polimeri plastici e componenti inorganiche. Una cella di 200 centimetri quadrati esposta al Sole per circa 2 ore e mezzo in perfette condizioni di irraggiamento può ricaricare uno smartphone. Per un lettore di file mp3 bastano 90 minuti".
Questa è la next generation del fotovoltaico, con materiali abbondanti in natura quali i raggi del sole e gli atomi di carbonio.
Non ci sono competitor? Sì (tra gli altri, Flisom, Powerfilm, Heliatek), ma il vantaggio di eRALOS3 è che il prodotto è più facilmente commercializzabile, esteticamente più gradevole ed abbatte i costi di produzione.
Ieri, oggi e domani
Due ingegneri microelettronici, un fisico ed il prezioso aiuto del CNR per sviluppare la tecnologia proprietaria alla base del business eRALOS3.
Due mesi trascorsi in Silicon Valley grazie al trionfo al Mind the Bridge 2011, con l’opportunità di presentare la propria idea a Stanford per poi farla viaggiare a New York; la vittoria al Wind Business Factor 2011 tra 162 startup.
Successi ottenuti perché dietro un nome che incuriosisce c’è un progetto ambizioso che si è sviluppato in tre anni (dalla fine del 2008) con 100mila dollari spesi sino ad oggi, ma con la necessità di circa 1 milione di euro per spiccare il volo.
Non si può non credere in un progetto simile, quindi non ci sono dubbi sulla disponibilità di investitori per spingere avanti la startup e dimostrare che “green si può!”