La nostra presenza ha riscosso grande successo tra i giovani. Eravamo gli unici a parlare di Marketing, una disciplina troppo legata al selvaggio sviluppo capitalistico che, come si sa, qui non è visto di buon occhio. Il problema maggiore con cui devono scontrarsi i giovani studiosi è che a fronte di una conoscenza teorica del marketing molto forte è difficile per loro riuscire a costruire modelli pratici che possano avere senso in un contesto economico-politico come quello cubano.
Sembrerebbe però che l'approccio del Marketing Mediterraneo possa aiutare i cubani a costruire un quadro operativo su cui impiantare delle concrete azioni di marketing. Un approccio latino utile a costruire un marketing che pur basandosi su solide basi scientifiche possa essere coerente con l’identità culturale dell’Isola ! Magda Rivero, ordinaria di Marketing alla Facoltà di Comunicazione dell’Università de La Habana ha accolto con grande entusiasmo le nostre visioni, tanto da invitarci a tenere delle lezioni durante il suo corso. Abbiamo incontrato i ragazzi del primo e del quarto anno, tutti molto intelligenti ed avidi di informazioni e, soprattutto, di collaborare in qualche modo alle nostre ricerche. In questi giorni con il decano della facoltà, Julio Garcìa Luis, ci organizzeremo per siglare un protocollo d’intesa. Ve ne daremo notizia.
Per quanto riguarda invece tutte le vostre mail che mi arrivano chiedendomi di Cuba, i cubani, la situazione politica, etc…, credo di volere astenermi da ogni retorica considerazione. Finirei per dire le solite banali cose di chi guarda per pochi giorni e con superficialità ad un sistema complessissimo. E questo accadrebbe a prescindere dalla posizione che decidessi di prendere su questa discussione.
Piuttosto, ho piacere di riportarvi un’emozione che ho vissuto ieri sera e che mi ha aperto gli occhi su uno degli aspetti più belli della “cubanità”. Ma per farlo devo tornare indietro di qualche anno quando alle scuole elementari per la prima volta ascoltai la favola della cicala e della formica:
Durante l’estate la cicala era felice e passava il suo tempo a cantare e suonare spensieratamente mentre le formica, al contrario, lavorava alacremente per prepararsi all’inverno.
Finita l’estate, venne il freddo che, con la scarsezza di cibo, mise in serio pericolo la vita della povera cicala, la quale per salvarsi bussò alla porta del formicaio.
Dall’interno le formica rispose: ”ricordi quando suonavi e cantavi in estate mentre io pensavo al lavoro ? Invece, avresti dovuto pensare al futuro e spendere un pò del tuo tempo a prepararti per l’inverno !”. FINE.
Sono stato sintetico, ma la favola era pressappoco questa. Ricordo con vivida memoria che, impaurito, chiesi alla mia maestra che fine avesse fatto poi la cicala. Mi rispose che, poverina, morì di freddo ?!?!
MAMMAMIA ! Pensate che trauma per me bambino/cicala ascoltare questa frase. Un trauma così grande che quando ieri sera una mia amica, una professoressa cubana, iniziò a raccontare ad un bambino habia una vez cigarra y hormiga… iniziai a raggelare dalla paura. Ve lo giuro !
Bè, fortunatamente ho scoperto che la favola qui è la stessa, ma il finale è diverso. La morale è rivolta sempre alla cicala ma con mezzi diversi: quando bussa alla porta del formicaio la risposta che ha è del tipo: ”ricordi quando suonavi e cantavi in estate mentre io pensava al lavoro ? Bè, lo facevo per avere la possibilità di poter dividere qualcosa anche con te. Entra pure !”