Sono i giovani under 35, meglio conosciuti come “nativi digitali”, i veri protagonisti del Salone del Mobile e del FuoriSalone di quest’anno. Al centro della scena grazie a tutte quelle aziende del settore che desiderano intercettare un mercato sempre più ampio, che si nutre di e cresce sui social network e che, secondo Claudio Feltrin, presidente di Assarredo, rappresenta “il mercato del futuro”.
Ma quali sono gli appuntamenti e le mostre della Milano Design Week 2018 dedicate ai giovani?
Il SaloneSatellite per i giovani designer
Al Salone del Mobile, è il
SaloneSatellite (che potrete trovare nei padiglioni 13-15 della Fiera Milano di Rho) l’unico appuntamento internazionale per progettisti under 35 provenienti da tutto il mondo. In particolare, quest’anno i giovani designer sono chiamati a presentare i propri lavori indagando tra
heritage e
contemporaneità, tra
nuove tecnologie ed
artigianato: un percorso che si snoda tra sperimentazione, memoria, riciclo creativo e digital effect e che, sicuramente, riuscirà a porre delle importanti riflessioni.
ElleDecor e il progetto Onlife – Millennials At Home
Anche il FuoriSalone, con le sue
mostre ed
installazioni, mette i giovani al centro. I
Millennials, finalmente, vengono considerati sotto una prospettiva differente che non li vede più come omologati, bensì diversi tra di loro: una
generazione innovativa ed originale.
Ecco una mostra dedicata alle generazioni più giovani, che ha come tema il loro particolare rapporto con l’abitare.
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A
Palazzo Bovara ieri è stato inaugurato il
progetto “Onlife-Millenials At Home”, nato da un percorso voluto fortemente dal magazine
ElleDecor indirizzato alle nuove generazioni, in particolare ai nativi digitali.
L’interesse nei loro confronti da parte del magazine di design, tra i più noti al mondo, ha portato ad affrontare il tema molto dibattuto della relazione che i giovani hanno con il modo di abitare. La realizzazione della mostra ha visto la collaborazione di un team d’eccezione: da
Frederik De Wachter ed
Alberto Artesani di DWA Design Studio (che hanno curato il progetto dell’allestimento), ad
Antonella Sannella e
Carlo De Togni di AKQA per le esperienze digitali, oltre ad importanti professionisti che hanno curato l’aspetto di ricerca sociologica sui comportamenti generazionali e quello green per la realizzazione del cortile esterno, rispettivamente di
Francesco Morace di Future Concept Lab, e
Marco Bay.
Come si declina il modo di abitare dei Millennials
Al primo piano del palazzo Bovara, sala dopo sala, sfilano i vari modi di abitare di quattro cluster generazionali: quelli dei
nativi digitali (dai 20 ai 25 anni); quelli dei
life sharers (dai 25 ai 30 anni), che condividono tutto (stesso spazio in cui abitano e lavorano); quelli dei
family fans (dai 30 ai 35 anni), cioè quei giovani che, statisticamente, desiderano una famiglia e dei figli; quelli degli
home curators, ovvero coloro che concepiscono il mondo come casa e desiderano la casa come mondo, vale a dire una sala di pose, in cui fotografarsi e fotografare.
Solo per fare un esempio, la sala dei nativi digitali (spesso apostrofati negativamente come “sempre sdraiati”) è stata interpretata come una stanza molto piacevole: un grande letto, in una tonalità del rosa, conosciuta come
Millennial Pink, dove questa generazione anche in compagnia si può tranquillamente isolare, studiando, navigando o ascoltando musica a proprio piacere.
Nell’area successiva, il concetto di
life sharing viene rappresentato da aree di co-living, in cui le persone si uniscono per condividere le proprie attività, i propri pensieri ed in cui si sceglie di giocare. Tutto, secondo Alberto Artesani “diventa molto fluido, gli spazi si dilatano e si comprimono in base alle esigenze”.
Nella sala dei family fans, la
cucina ritorna ad essere un fulcro all’interno della famiglia ed il cibo diventa il motivo per trasmettere le proprie conoscenze, mentre per gli home curators, la casa ritorna ad essere il centro del mondo, in cui
gli angoli diventano dei veri e propri set fotografici e l’ambiente domestico viene personalizzato sempre di più attraverso gli oggetti.
Come annunciato in conferenza stampa,
Frederik de Wachter ha ricercato e voluto insieme ad Alberto Artesani un “impatto molto forte che si slegasse completamente dal contesto del palazzo. Uno spazio, anche un po’ straniante, che fa capire che entriamo totalmente in un altro mondo di pensiero, che non è più la casa tradizionale, ma è la casa di una generazione nuova che diventa sempre più importante nella società”.