Ciò che ha contraddistinto Ninja Marketing, da sempre, è stata l’indipendenza. Fin dalla fondazione, già nel suo logo, abbiamo voluto inscrivere quello spirito ribelle che scorre nelle vene di chi ha dato il via al progetto: quello che sembra un simpatico e innocente ninjetto è in realtà un guerrillero, un soldato, un ribelle che deve nascondere il volto perché in guerra con un nemico preponderante, un nemico che sarebbe in grado di annientarlo non appena scoperta la sua vera identità.
Del resto é il destino dei supereroi, quello di non essere compresi e di doversi mascherare per poter agire indisturbati nella società e poter compiere la missione a cui sono chiamati.
La filosofia Ninja
Ninja è Marcos, è Che Guevara, è Julian Assange, è chi non ha padrini e non li avrà mai. Perché non è in grado di piegare la schiena e di mettere da parte la propria onestà intellettuale, nemmeno di fronte alle seduzioni del potere e nel nome del proprio interesse. Lo spirito Ninja vive in chi è ancora alla spasmodica ricerca dei propri ideali, in coloro in cui non si è sopito l’anelito verso il Buono, il Bello, il Vero.
Abbiamo scelto l’ambito economico, il mondo delle imprese, per portare il nostro messaggio, ovvero il “marketing”, che qualcuno ha definito il braccio armato del Capitalismo.
E abbiamo portato in questo settore, per quello che potevamo, il nostro punto di vista: creativo, umanistico, sociale, a tratti anche spirituale. Consapevoli della grande responsabilità di chi si occupa di costruire e veicolare simboli e quindi di definire il senso delle cose - parlo di chi maneggia i budget della comunicazione delle aziende che investono in pubblicità, dei creativi, dei consulenti di marketing.
Parlo dei Brand, dei simboli più rilevanti e potenti della società consumistica in cui viviamo. E non lo dico con disprezzo, ma con senso critico. Noi siamo oggi quello che consumiamo. Le marche e la loro visione del mondo contribuiscono a forgiare le nostre identità.
A chi abbiamo detto di no
Negli anni abbiamo fatto cose da ribelli. Abbiamo scelto di investire e restare al Sud, abbiamo rifiutato di dare consulenza a multinazionali che volevano promuovere medicinali al gusto Coca-Cola ad un target di bambini. O addirittura vendere medicine da prendere prima che sorgesse il mal di testa. Abbiamo chiuso le porte del nostro sito a molte società di gambling, consapevoli dei danni sociali che la dipendenza dal gioco d’azzardo crea. Abbiamo cercato di costruire una azienda onesta, che rispetta le persone, il lavoro, la concorrenza.
Abbiamo continuato a propugnare i nostri valori, a dire la Verità, a chiedere agli addetti ai lavori il rispetto per i consumatori, e di smetterla di considerare le persone solamente dei target da colpire. Abbiamo fondato associazioni per regolamentare il settore e proteggere dalla manipolazione i consumatori, elaborato e diffuso concetti e teorie, lottato per la libertà e la neutralità della Rete quando è stata minacciata. Abbiamo sostenuto il talento e il merito, contribuendo a far affermare come professionisti decine di giovani contributor. Abbiamo dato visibilità a tante startup, incondizionatamente, alcune delle quali oggi sono aziende affermate.
Abbiamo fatto il nostro dovere, e nonostante tutto, sento che non abbiamo fatto ancora abbastanza. In questo momento c’è ancora più bisogno dello spirito Ninja, nel web, nelle aziende, nelle redazioni.
Contro i bulli del digitale
Come ci ha spiegato David Weinberger, tecnologo, filosofo e saggista statunitense fra gli autori del Cluetrain Manifesto - che ho avuto il piacere di conoscere - Internet e le nuove tecnologie abilitanti stanno iniziando a servire a scopi diversi da quello per cui sono stati creati e iniziano a non essere più il campo della controinformazione e della controcultura, bensì quello del conformismo, sempre più spesso dell’odio e del controllo sociale. Nuovi monopoli delle grandi aziende tecnologiche che dominano ormai molti aspetti delle nostre vite, l’entrata nell’arena digitale e nelle dinamiche dei social media di forze di propaganda con grandissimi mezzi a disposizione, disparità informative e spirali sociali molto pericolose, come ad esempio fenomeni di hate speech e di vero e proprio bullismo e linciaggio digitale, mettono a rischio le basi non solo della libera concorrenza ma anche del libero pensiero.
Il nuovo direttore
In questo scenario l’entrata di Aldo Pecora come direttore della testata segna l’inizio di una nuova era dello stile di fare informazione in casa Ninja. Non è un caso che abbiamo scelto un giornalista che è stato a vent’anni un giovane leader dell’antimafia, mentre scriveva e girava già documentari per la Rai.
E dopo essersi forgiato ai temi economici in "CheFuturo!" e "StartupItalia!" con un mentore illustre come Riccardo Luna, Aldo approda alla direzione di Ninja Marketing. Sono sicuro che con una testa di ariete come lui possiamo andare ad abbattere le montagne, sperando di non farci (troppo) male e consapevoli che di quello Spirito Ribelle, irriverente e creativo, che non si prende mai troppo sul serio, che pensa diversamente e lotta per i grandi sogni e i grandi ideali ci sarà sempre bisogno.
Be Ninja!
Mirko Pallera
fondatore e CEO Ninja Marketing