Parlare oggi di scienza, tecnologia e innovazione significa parlare di cibo. La proliferazione della tecnologia incorporata nel mondo che ci circonda, comprese le biotecnologie, crea opportunità per gli imprenditori, gli artisti e i cittadini di preparare offerte in passato inimmaginabili.
Nel prossimo futuro, continueremo a catturare e analizzare dati attraverso il sistema alimentare, progettare semi personalizzati e microbi del suolo su richiesta, distribuire risorse umane e materiali attraverso il coordinamento algoritmico, o sviluppare una simbiosi con le macchine.
Contemporaneamente, le tecnologie delle comunicazioni riformeranno i modi e le velocità con cui condividiamo le ricette, i rituali e i pasti alimentari.
Queste capacità basate su cloud e crowd apriranno possibilità per riorganizzare le nostre relazioni con il nostro cibo, i nostri corpi, il nostro ambiente e il nostro sistema di relazioni.
Le sfide del cibo per il futuro
Le sfide all’accesso al cibo nel prossimo futuro riguardano tutto il pianeta. Gli sforzi messi in campo dalla comunità internazionale non devono concentrarsi solo sull’aumento della capacità produttiva ma sulla complessiva revisione dell’attuale modello di food system globale.
La produzione di cibo deve tornare ad essere un’attività che coniuga esigenze ambientali, sostenibilità economica e responsabilità sociali.
È necessario quindi sottrarre alle sole logiche del mercato la produzione di cibo e rimettere al centro il valore delle produzioni di qualità per aprire una riflessione aperta e condivisa su tutta la filiera produttiva dell’alimentazione. Il patrimonio agroalimentare italiano non può più essere un semplice escamotage che viene utilizzato da altri settori, come la logistica, il branding e la finanza, per generare valore economico.
Il cibo, bene primario per la vita umana, non nasce dai fornelli ma dall’incontro tra la natura ed il lavoro dell’uomo.
Per questo il #foodporn non basta più e forse non è mai bastato. È il momento di ricucire un rapporto di amore tra cibo e comunità locali e globali. È il momento di rimettere al centro del foodsystem le produzioni agricole di qualità, di cominciare a misurarne e valorizzarne gli impatti. È il momento di stare vicini ai contadini. Anche con approcci innovativi e con tutta la portata delle nuove tecnologie.
A Milano la Coldiretti e il progetto Rural Hack
Per questo per la prima volta la grande bellezza delle mille campagne italiane conquista le città con l’appuntamento nel centro storico della metropoli finanziaria del Paese.
Un villaggio degli agricoltori della Coldiretti sarà inaugurato alle ore 9.30 del 29 settembre a Milano al Castello Sforzesco, da Piazza del Cannone a Piazza Castello, con il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e migliaia di agricoltori insieme al presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e ad Alex Giordano, già co-fondatore di Ninja Marketing, ed esperto di innovazione rurale e food.
Alex, insieme al team dei giovani ricercatori del progetto Rural Hack , faciliterà quello che è il cuore pulsante dell’evento: i 100 contadini, giovani agricoltori della generazione Millennials, che in dieci tappe in tutta Italia genereranno insieme un policy paper che indicherà quali sono i punti rilevanti per il futuro del cibo.
Un percorso organizzato e vissuto con la generazione dei Millennial per dare un contributo non manicheo e per re-immaginare il futuro del food con nuove proposte che, integrando il digitale e le nuove tecnologie, recuperano i saperi vecchi e nuovi, in un rapporto che non può essere separato dai destini e dalle volontà delle comunità locali.
Lo spirito con cui sono saranno co-generate queste proposte è quello di far tornare ad essere l’agricoltura mezzo di condivisione con la propria comunità, un canale fondante per la trasmissione della cultura e della tradizione, e non più strumento per la mera produzione alimentare. L’intento è mettere a frutto le potenzialità e peculiarità delle esperienze innovative nel settore agroalimentare che rappresentano il tentativo di conciliare il recupero di un’etica comunitaria, la ricerca delle proprie radici, il recupero di certi valori, l’innovazione non come propaganda tecnicista ma come necessità di scegliere qual è il futuro migliore per noi e per le generazioni future.
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