In un articolo un po’ provocatorio apparso su Mashable, Jack Morse ha esposto alcuni motivi per cui, secondo lui, sia consigliabile cancellarsi da Facebook.
Non è un attacco di hipsterismo acuto quanto più un modo un po’ perentorio di porre l’accento su alcuni problemi connessi alla piattaforma Facebook e al suo utilizzo che spesso, nel nostro navigare quotidiano tra timeline, like e commenti, ignoriamo o soprassediamo, immersi nel mare magnum di gattini, meme e foto da sbirciare.
Al di là di un’interfaccia utente non sempre brillante e dell’apparente voglia di Mark Zuckerberg di conquistare il mondo, infatti, sono altre le caratteristiche che dovrebbero indurre una riflessione. Vediamone insieme alcune.
La finta pluralità
Così come avviene con altri ambienti web basati su algoritmi che interpretano i gusti degli utenti, anche su Facebook quello della Filter Bubble è un problema esistente. Per "Filter Bubble" si intende un meccanismo di filtraggio delle informazioni che, basandosi appunto sui dati e gusti degli utenti, restituisce loro solo i contenuti più “gradevoli”, in linea con la loro linea di pensiero e in grado di non intaccare le certezze o i pregiudizi esistenti.
Così facendo, il rischio di provocare un’errata percezione della realtà è sempre dietro l’angolo. Leggendo solo di utenti e contenuti affini, infatti, è possibile cadere nella fallace convinzione che il “mondo che ci circonda” sia fatto in maggioranza da persone con pensieri simili ai nostri. E poco conta se Facebook nasce con intenti ludici o come mezzo per mettere in contatto conoscenti: sempre più persone utilizzano la creatura di Mark Zuckerberg per informarsi e Facebook, per alcune fasce d’età, è la prima fonte di notizie.
Lo scopo di Facebook, quello di restituire agli utenti una buona esperienza utente in modo da tenere sempre alto il numero di interazioni, potrebbe così essere uno dei fattori che porta a una massa di utenti sempre meno critica, non abituata al confronto e, in generale, inadatta a comprendere la realtà. Ciò che è avvenuto sui social durante le recente elezioni americane è stato uno dei sintomi di una malattia di cui purtroppo molti spazi web sembrano essere infetti: la combinazione con le fake news, purtroppo sempre più frequenti su Facebook e simili, ha creato effetti davvero considerevoli.
Alcuni elementi di poca trasparenza
Nonostante il look da bravo ragazzo della porta accanto di Mark Zukerberg, Facebook a volte è stata protagonista di azioni a dir poco controverse. Tra accuse di aver condotto studi sulla manipolazione delle emozioni tramite News Feed usando un campione di persone non sufficientemente informate dell’esperimento, problemi legati all’acquisizione dei dati sensibili di utenti in Germania e una salata multa in arrivo per aver mentito all’Unione Europea all’epoca dell’acquisto di Whastapp, lo scintillante successo di Facebook potrebbe celare alcune piccole macchie.
La dispersione
Molti utenti tendono ad aggiungere quanti più contatti possibili nella propria friend list. Ma quanti davvero sono amici “nella vita vera” o comunque persona di cui ci importa davvero qualcosa? Quante di queste connessioni sono in grado di portare davvero valore alla nostra esperienza su Facebook o sono invece tenute lì per soddisfare un bisogno, a volte voyeuristico, di avere sempre in tasca o su schermo “un’occhiata dalla serratura” per osservare attimi delle vite altrui?
L’aggiunta di connessioni diventa quasi un vero cruccio, tra la cugina antipatica che proprio non sopporti ma di cui devi “per forza” accettare l’amicizia a quel contatto che non ricordi nemmeno più perché hai in bacheca ma che continua a commentarti sotto ogni status nemmeno fosse il tuo più caro amico di infanzia. Per ovviare a ciò spesso si ricorre al nascondere i contatti più fastidiosi, alla creazione di liste con diversi profili di privacy o alla formazione di chat e gruppi “segreti” dove concedersi in chiacchiere solo con le persone di cui si ha stima, fiducia o affetto. Se vi riconoscete in uno di questi comportamenti allora la domanda che dovreste farvi è: l’utilizzo che faccio di Facebook è in grado di portare benefici al mio tempo libero?
A questa domanda ne dovrebbe far seguito un’altra: tutto il tempo che impiego su Facebook è in grado di portare dei benefici alla mia vita? L’estrema abbondanza di contenuti condivisi ogni minuto da amici, pagine e brand è un vero e proprio calderone da cui, spesso, è troppo facile farsi trascinare in minuti (se non più) interi a curiosare tra un profilo e l’altro in una sorta di sterile zapping a portata di smartphone. Nessuno nega le potenzialità di Facebook e anzi, noi di Ninja Marketing siamo spesso in prima linea nell’esporverle, ma è anche vero che troppo spesso ci facciamo distrarre da Facebook un po’ per noia e un po’ perché, insomma, su Facebook ci sono tutti e l’idea di essere “tagliati fuori dal mondo” non piace a nessuno. Ma è davvero così impossibile restare in contatto con le persone importanti della propria vita senza Facebook e il distraente canto della sirena rappresentato dalla News Feed?
Domande e osservazioni, questi, che non rappresentano una risposta definitiva alla domanda “Perché dovrei cancellarmi o restare su Facebook?” quanto, piuttosto, un invito a non accettare mai acriticamente ciò che vi circonda, virtuale o tangibile che sia. Gli strumenti possono anche apparire od essere neutri, ma l’uso che se ne fa non lo è mai. Ed è giusto, di tanto in tanto, rifletterci su, anche solo per saper governare al meglio la propria vita digitale.