«Perché sospirare, donne, perché sospirare? Da sempre l'uomo non fa che ingannare. Di questa o di quella, infido amante, a nulla rimane costante. Cessate dunque, il pianto e il soffrire, e l'uomo con gioia lasciate fuggire. Siate felici, lamenti e sospiri, mutando sempre in allegri raggiri.»
Queste le parole di Beatrice nella tragicommedia di William Shakespeare, da cui trassero un film, omonimo, nel 1993. Traslando la battuta al mondo dei social media potremmo leggere qualcosa come:
«Perché sospirare, Social Media Manager, perché sospirare? Da sempre Facebook non fa che ingannare. Di questa o di quella metrica, infido amante, a nulla rimane costante. Cessate dunque, il pianto e il soffrire, e la reach organica con gioia lasciate fuggire. Siate felici, lamenti e sospiri, mutando sempre in allegri raggiri.»
Guardiamoci negli occhi e diciamoci la verità. Tutti i Social Media Manager si sono posti, almeno una volta, la seguente domanda: «ma il mio lavoro serve davvero a qualcosa?»
Quanto riesce a produrre un SMM? Si può calcolare un effettivo ROI della sua attività? Chi ci dice di sì, lo fa solo per venderci il suo lavoro o un corso di aggiornamento?
I social media sono in continua evoluzione: domattina Facebook potrebbe essere totalmente diverso. Twitter potrebbe chiudere bottega, Snapchat potrebbe copiare Spotify che a sua volta potrebbe acquistare Musically, che potrebbe inserire le Storie che al mercato mio padre comprò.
Ma ai poveri e tristi Social Media Manager non ci pensa mai nessuno. In una continua lotta per affermarsi come "migliori di tuo cugino", spesso perdono di vista che sarebbe più opportuno allargare i propri orizzonti anziché rincorrere gli aggiornamenti delle app. Ossia: è meglio focalizzarsi sulle persone che "abitano" le piattaforme, e non sulle piattaforme. Social Media Manager: siate più sociologi, meno sociopatici.
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Innanzitutto è bene ricordarsi che viviamo in Italia. Siamo al 58° posto nella classifica mondiale per l'utilizzo di Internet, abbiamo una velocità di connessione media che supera di poco gli 8 mega, e il ritardo complessivo del nostro Paese ha un impatto molto negativo anche sull’economia e causa una perdita tra il 10 e il 20% del fatturato delle imprese, soprattutto nel settore turistico (dati Akamai e Digital Economy and Society Index). Secondo i dati Audiweb by Nielsen, la total digital audience nel quarto trimestre 2016 ha registrato un valore medio di 29 milioni di utenti unici al mese e di 22,1 milioni nel giorno medio, con un incremento dell’8,1% dell’audience quotidiana da mobile. Ok, la situazione è pessima ma sta migliorando: il bacino del pubblico potenziale resta comunque molto piccolo. Non abbiamo l'audience che possono raggiungere i Paesi anglofoni, o quelli ispanici. Quindi il lavoro da Social Media Manager su cosa dovrebbe focalizzarsi?
I Social Media Manager dovrebbero pensare di essere i costruttori di cattedrali del XXI secolo: la facciata deve essere oggettivamente bella, curata, colorata, attrattiva. Quindi il design e la parte grafica sono elementi da non sottovalutare. Dopodiché preoccupiamoci di curare il rapporto con le persone che già ci seguono, senza pensare di allargare il nostro bacino di utenti. Creiamo fiducia, rapporti duraturi, che possano uscire dall'ambiente social.
Non possiamo pensare di pubblicare un post o condividere un link e poi dileguarci. Restiamo lì, invogliamo a commentare, rispondiamo ai commenti ponendo altre domande o esortando a continuare la conversazione. Pubblicare non è un obiettivo, ma deve avere un obiettivo. Non si dovrebbe mai condividere un contenuto solo per il gusto di aggiornare la propria timeline (e vale per ogni social, non solo Facebook). Dobbiamo pensare di condividere un messaggio, non soltanto un banale contenitore. Meno promozione, più storie.
Ascoltiamo, prima di parlare. Consigliamo piuttosto che vendere.
Non vorremo nemmeno calcolarlo il ROI, ma vorremo conoscere il SROI, che probabilmente è più importante: il social return on investment, ossia l'impatto sul sociale.