Joe è nato a New York, nel Queens, da genitori istriani, emigrati prima che le persecuzioni ordinate da Tito li avrebbero costretti a lasciare il Paese. Joe, in un ambiente familiare molto vicino al mondo della cucina ma anche della tv – attraverso sua madre Lidia – inizialmente lavora a Wall Street per abbracciare, poco dopo, il mondo della ristorazione e soprattutto del business, unendo la passione per il cibo con le conoscenze acquisite nel mondo della finanza.
Nel 1993 convince i genitori a investire nel ristorante Becco, nel cuore di Manhattan, che ha un gran successo e poi cinque anni dopo insieme allo chef Mario Batali apre un altro locale a NY, “Babbo” che conquista subito tre stelle Michelin. Nel 2010 viene contattato dalla Fox che con Masterchef lo consacra al grande pubblico.
Ad affascinarci dell’identità digitale di Joe “vongolino” Bastianich è il suo account Instagram che lui gestisce senza mai dimenticare il suo background e la sua anima troll.
Influencer di food senza essere chef
Uno degli elementi più affascinanti di Bastianich, che emerge con forza soprattutto durante il programma di Masterchef, è che Joe è uno dei più noti influencer in tema food senza però essere uno chef.
Joe rappresenta il business del mondo della ristorazione senza tuttavia risultare mai sterile o venale, come di solito l’aspetto economico di questo tipo di attività “creative” viene vissuto dal racconto online e non. Questo è possibile attraverso una narrazione risemantizzata: a parole come "guadagno" preferisce la genuinità di "far quadrare i conti".
“Non sono uno chef ma continuo a pensare che non sia facile coniugare l’anima creativa che li caratterizza con quella che fa quadrare i conti e li fa vivere”
Ricordati le radici "che tieni"
Probabilmente appare scontato che Joe non tradisca le proprie origini, ma non lo è, soprattutto in un mondo glamour come quello del food e del business. Joe attinge a piene mani alla grande legge taciuta della comunicazione online "la verità vince" (o anche quella dell'amore che vince sull'odio e sull'invidia). Certo, non tutta, un po' filtrata, ma pur sempre la verità.
Joe punta moltissimo sulle sue radici italo-americane senza mai tradirè nè la cucina della madre italiana, nè il suo gusto so american: questo si traduce sia in un racconto del cibo diverso dal solito immaginario di alta cucina (c'è tanto posto per lo street food e tantissimo per gli alcolici) sia in un racconto della propria quotidianità. A fare le foto venga il dubbio sia proprio lui, un po' storte, leggermente fuori fuoco a volte, che ritraggono un pranzo in famiglia o con la madre. Joe mixa il glamour della vita "da tre(mila) stelle Michelin" a quella del ragazzo che raccoglieva le vongole per rivenderle ai ristoranti. Joe "vongolino" Bastianich non è mai andato via.
Non a caso non utilizza filtri Instagram, o comunque mai invasivi. Coincidenze? Noi di Ninja crediamo di no.
Il lato humour della vita
Joe ha senso dell'humour, probabilmente è la sua arma forte per muoversi in un contesto pieno di etichette e di persone che hanno un'immagine personale molto istituzionale e rigorosa. Il suo prendersi poco sul serio si traduce in maniera complessa e multicanale: video umoristici su come si beve il wiskey, selfie trash, testi ironici, hashtag "inesistenti" e fotomontaggi. Vorremmo soffermarci soprattutto su due punti: gli hashtag e i fotomontaggi. Si tratta di due aspetti che possono apparire di lettura banale, ma secondo il nostro giudizio sono il simbolo di un discorso di autorappresentazione molto stratificato.
Gli hashtag servono per indicizzare una foto: a delineare gli argomenti e gli interessi, permettendo soprattutto alle persone fuori dalla nostra cerchia di follower di trovare il contenuto pubblicato. Utilizzare hashtag chiari o tra i più usati è il modo per farsi trovare più facilmente su una piattaforma che produce milioni di contenuti video al giorno. Alcuni influencer - e non solo, abbiamo molti amici che ne sono i fieri alfieri - non utilizzano hashtag, o meglio ne usano due o tre completamente sconnessi e di difficile indicizzazione. Un esempio? Fare la foto al proprio cane Charlie e usare l'hashtag #Charlie. Perchè un influencer dovrebbe farlo, se abbiamo detto che non è utile? Per affermare con forza da un lato la propria notorietà e influenza, dall'altro per contribuire a un'immagine di sè lontana da quanti rincorrono gli schermi e la notorietà. Pura contraddizione, ma non nel mondo della digital identity.
Rtrain #delays #subway #NYC #newyorkfuckincity this is the real flavor or new york city
Un post condiviso da Joe Bastianich (@jbastianich) in data: 2 Mar 2017 alle ore 15:39 PST
#giussepino #dontdodrugs #highschool epic conch neckwear
Un post condiviso da Joe Bastianich (@jbastianich) in data: 1 Feb 2017 alle ore 04:35 PST
E poi ci sono i fotomontaggi. Joe ne è un grande appassionato, ne ha realizzati a decine tanto che adesso sono i suoi fan a crearne per lui e lui a condividerli. Sono fotomontaggi semplici e poco tecnici, attraverso cui realizza un sofisticato stakeholder engagement dall'alto, o meglio, orizzontale. In altre parole Joe Bastianich ingaggia altri influencer e personaggi rilevanti in una modalità desueta per non dire rara: li prende in giro, ironizzando su difetti fisici e stereotipi. Il dibattito online che ne deriva è una perfetta bomba da social: humour, coinvolgimento del grande pubblico e l'assoluta orizzontalità del dibattito tra influencer: le persone possono godere lo spettacolo di vedere i propri idoli ridicolizzati - e stare ovviamente al gioco - da un'altra icona, proprio come fanno loro con i propri amici. Joe Bastianich ci offre il racconto - che pretende di essere - autentico di un mondo alto, inarrivabile, dov'è possibile accostare Cannavacciuolo ad Angry Birds oppure Cracco a una Spice Girls.
Joe in questo modo usa una registro a noi vicinissimo, quello dell'uomo qualunque, disintermediandolo in un contesto, invece, del tutto fuori dalla nostra portata. Joe vongolino è diventata una star.