È stata inaugurata al Palazzo Reale di Milano la mostra ‘About Art’ che fino al 18 giugno racconterà le opere del pittore e writer Keith Haring. L’esposizione, a cura di Gianni Mercurio, è promossa dal Comune di Milano, Palazzo Reale, Giunti Arte e 24 ORE Cultura. Una rassegna realizzata anche grazie alla collaborazione scientifica di Madeinart e al contributo della Keith Haring Foundation.
Keith Haring fotografato da Ricky Powell nel 1986
A ventisette anni dalla scomparsa, Milano celebra Keith Haring con una rassegna di oltre 100 opere, molte di grandi dimensioni, alcune inedite e mai esposte in Italia, provenienti da collezioni pubbliche e private.
Molte le opere senza titolo in About Art volte a sottolineare quel carattere 'indeterminato' dell’arte capace di innescare tante interpretazioni diverse.
Courtesy of Palazzo Reale
"Dipingo immagini che sono il risultato delle mie esplorazioni personali. Lascio ad altri il compito di decifrarle, di capirne simbolismi e implicazioni. Io sono solo il tramite"
Una rassegna, ricca di significati che pone i lavori di Keith Haring in dialogo con le sue principali fonti di ispirazione: dall’archeologia classica alle arti precolombiane, dalle figure archetipe delle religioni fino ad arrivare ai maestri del Novecento, quali Pollock, Picasso e Klee.
“Disegnare è fondamentalmente la stessa cosa dai tempi della preistoria. Unisce l’uomo e il mondo. Vive attraverso la magia”
Keith Haring socialmente e politicamente impegnato
Tra le personalità più riconosciute dell’arte americana del dopoguerra, Keith Haring si fa portavoce dell’arte come espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata. Opere dotate di una vena pop e realistica.
Courtesy of Palazzo Reale
Suggestioni culturali che l’artista ha vissuto e assimilato al disagio esistenziale di quegli anni. Come nell'opera in cui è raffigurata la testa di Medusa. Una metafora incentrata sugli effetti che la tecnologia ha sulle persone: l’uso eccessivo della televisione porta alla pietrificazione, alla morte.
La mostra ruota attorno a un nuovo assunto critico: la lettura retrospettiva dell’opera di Haring non è corretta se non è vista anche alla luce della storia delle arti che egli ha compreso e collocato al centro del suo lavoro, assimilandola fino a integrarla esplicitamente nei suoi dipinti e costruendo la parte più significativa della sua ricerca estetica.
Le opere dell’artista americano si affiancano a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si è ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile unico e inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni.
L’allestimento è denso di rimandi al contesto da cui l’artista traeva maggiormente la sua ispirazione. Un percorso emozionante che lo eleva a legenda della street art dalle sfumature pop. Un artista poliedrico che ha saputo interpretare il suo tempo in modo del tutto innovativo creando forme d’arte assolutamente originali e fuori dagli schemi.
Keith Haring, Untitled (Andy Mouse), 1985.