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Social media

Ammalarsi di social network: esiste la Facebook depression?

Le nuove tecnologie portano benefici ma spesso anche nuovi disagi: una ricerca svela quali possono essere i rischi per la salute a cui ci si espone utilizzando i social network.

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Claudio Marchiondelli 

Consulente

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Pubblicato il 15/12/2016

Quasi 2 miliardi di persone nel mondo usano ogni giorno uno o più social network per comunicare e condividere notizie e interessi con altre persone. Un flusso immenso di informazioni che va ad aggiungersi a quelle che ogni giorno ci sommergono dalle più svariate fonti, da quelle più tradizionali come la carta stampata, a classici tecnologici come le email per finire con tutti i formati possibili nei social network.

Moltissimi studi hanno esaminato le ripercussioni di un uso prolungato o eccessivo di Internet, videogiochi, chat  o sistemi di messaggistica, trovando spesso un legame tra un uso quasi bulimico delle tecnologie citate e l’insorgere della depressione in certe persone. Le cause possono essere l’utilizzo prolungato di queste tecnologie o un uso intensivo, che porti ad isolarsi dal proprio contesto sociale e lavorativo.

Social Media Depressione

L’avvento degli smartphone ha sicuramente aumentato il rischio: la maggiore e  migliore connettività e la portabilità di dispositivi mobile rendono l’esperienza del mondo digitale sempre più pervasiva e, forse, invasiva. Sono moltissimi gli studi che esplorano il problema, ma pochi o nessuno che ne facciano una valutazione complessiva e globale.

Una delle ricerche più importanti sul tema è “The Relationship Between Online Social Networking and Depression: A Systematic Review of Quantitative Studies”, pubblicata il mese scorso da David A. Baker e Guillermo Perez Algorta dell’università di Lancaster, la quale esamina in particolare la relazione tra utilizzo dei social network e depressione. I ricercatori hanno portato a termine quella che si potrebbe definire una ricerca sulle ricerche: hanno esplorato 5 diversi database di studi accademici (PsycINFO, Web of Science, CINAHL, MEDLINE, ed EMBASE) per ottenere il risultato. I criteri per selezionare le fonti sono stati molteplici: per lo studio sono stati presi in esame articoli che fossero disponibili in lingua inglese e che corrispondessero a certe parole chiave, senza però imporre alcun altro filtro, ne per nazione, data di pubblicazione, partecipanti, genere, età o gruppo. Le keyword immesse per la ricerca sono state: “online social network”, “online social media", “Facebook", “Twitter”, “MySpace” e “depression.”

Altri social network non sono stati inclusi nella ricerca semplicemente perché non c’erano, nei database, studi ad essi associati. Sono state identificate 30 ricerche diverse che corrispondevano ai criteri specificati. Complessivamente i soggetti studiati sono stati 35 mila, residenti in 14 diversi paesi e di diverse estrazioni o condizioni sociali: si va dai pazienti in emodialisi a studenti liceali o universitari, dagli adulti in età lavorativa ai sopravvissuti ad un terremoto, tutti con una età compresa tra i 15 e gli 88 anni.

Tutte le ricerche analizzate cercavano un relazione tra utilizzo dei social network e depressione, con prospettive e metodi statistici diversi in alcuni casi: come parametri, sono state valutate le ore trascorse su Facebook, il numero di amici o la quantità di selfie pubblicati.

Facebook deprime?

La maggior parte delle ricerche ha confermato una relazione tra l’uso di social network e depressione. Un nesso complesso e dovuto a fattori molti diversi, ma che è possibile riunire in due grandi gruppi. Nel primo si possono includere tutti quelli legati alle modalità di fruizione: frequenza d’uso, qualità e tipo di social network, nel secondo i fattori legati al comportamento tenuto dagli utenti.

La depressione può comparire se, frequentando Facebook e gli altri social oggetto delle ricerche, si fosse portati a confrontare continuamente se stessi con gli altri, rimuginando in maniera eccessiva sulle differenze percepite a proprio svantaggio. In una circolo vizioso che si autoalimenta, il continuo rimuginare porterebbe ad una maggiore frequenza di pubblicazione, un altro comportamento che è risultato legato alla depressione da social. Altri comportamenti che sono risultati a rischio sono l’invidia generata dal continuo confronto con gli altri, mantenere il contatto con gli ex, pubblicare frequentemente notizie negative.

Anche il genere e la personalità influiscono sulla possibilità di sviluppare una depressione usando i socia network: sarebbero favorite le donne, e le persone che soffrono di nevrosi.

Ma è tutto negativo?

Sembrerebbe che sia prudente allontanarsi quindi dai social per non incorrere nel rischi depressione. Ma i ricercatori hanno verificato anche che in alcuni casi l’uso dei social network può giovare.

Essere presenti e attivi sui social media può servire ad alcuni per trovare conforto o anche risorse per combattere la depressione. I social avrebbero una funzione simile a quella di un gruppo di sostegno che con buoni consigli, notizie confortanti e un po’ di coccole per l’anima riescono a spezzare il circolo vizioso che induce alla depressione.

Da rimarcare come alcune  ricerche traggano come conclusione che discutere dell’esistenza di una fenomeno quale la depressione da social (in realtà la chiamano specificamente “Facebook depression”) sia ancora prematuro o non opportuno perché non sarebbe ancora realmente consistente.

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Cosa sarebbe meglio fare?

In attesa che il mondo accademico tragga delle conclusioni unanimi sull’esistenza di questo fenomeno che sembra comunque colpire un 7% della popolazione presente sui social, si possono trarre delle indicazioni utili, sia per noi stessi che per i nostri amici o contatti.

Sarebbe opportuno privilegiare la qualità delle esperienze che facciamo sui social, cercando di eliminare comportamenti a rischio. Meno attenzione quindi alle notizie negative che intristiscono, non fare confronti tra i successi altrui e i presunti propri insuccessi.

Sui social media ognuno cerca di presentarsi nel modo migliore, per cui state tranquilli: l’erba del vicino non è sempre così verde come sembra.

Cercate di contribuire ad un ecosistema social equilibrato: se troppe notizie positive possono indurre le persone più deboli o sensibili ad un eccessivo risentimento e depressione per il confronto che fanno, troppe notizie negative possono farle sprofondare ancora di più nella depressione che cercavano di combattere col sostegno degli amici trovati in rete.

Verrebbe da dire: siate voi stessi, spontanei sempre, sia che facciate o no un uso professionale dei social. Ma in realtà sarebbe più efficace (specie se vi preoccupa il vostro personal branding) tentare di essere migliori senza dimenticare gli altri, cercando di migliorare il contesto che ci circonda imponendosi un autocontrollo mirato ad acquisire una maggiore e migliore consapevolezza di se e degli altri.

Per non essere prigionieri della gabbia forse depressiva dei social, cristallizzandosi in comportamenti lesivi che limitano la propria felicità e benessere, forse è meglio essere meno spontanei e privilegiare una strategia di comportamento che, contrariamente a quanto si pensa comunemente, non significa essere meno sinceri ma, semplicemente, più sani.

Fateci sapere cosa ne pensate nella nostra pagina Facebook e nel gruppo LinkedIn!

La depressione potrebbe insorgere sia per l’uso troppo prolungato di queste tecnologie sia perché un tale uso intensivo porterebbe ad isolarsi dal proprio contesto sociale e lavorativo.

Scritto da

Claudio Marchiondelli 

Consulente

Sono un immigrato digitale e non: nato in Argentina, Italiano per cultura e sangue, mi occupo di informatica e digitale da sempre, con la stessa passione. Curioso, sempre in … continua

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