Anche quest'anno siamo media partner del Forum delle Eccellenze, il grande evento formativo ed esperienziale che fornisce gli strumenti pratici indispensabili per pianificare il tuo futuro. Tra i trainer di fama internazionale, che saliranno sul palco il 19 e 20 novembre a Milano, abbiamo avuto l'onore di intervistare Alf Rehn, business thinker di fama mondiale, conosciuto per le sue idee provocatorie sulla creatività.
Nel suo bestseller “Dangerous Ideas”, lei ha assunto una posizione decisamente provocatoria nei confronti della creatività. Che cos’è per lei un’idea pericolosa?
Per me, un’idea pericolosa è una che sfida lo staus quo. Spesso intendiamo la creatività come avere nuove idee senza però riflettere se queste idee cambino effettivamente lo stato delle cose o il modo comune con cui noi le vediamo. Ciò capita perché siamo esseri avversi al rischio, tendiamo così ad accettare le idee che sono "abbastanza nuove", invece di quelle che potrebbero davvero rovesciare gli schemi e le credenze di ciò che è considerato giusto e adatto. La mia domanda è: qual è il tuo test per un’idea? Se alle persone piace? Se le impressiona? Assolutamente no. Le persone, di solito, apprezzano idee che riconoscono, idee dalle quali non si sentono minacciate, idee per le quali non devono cambiare il loro modo di pensare o di fare le cose. Invece, la domanda giusta è: la tua idea suscita rabbia, fastidio o paura? Bene! Solo quando iniziamo a lavorare con un’idea che mette in pericolo il modo con cui vediamo le cose, stiamo superando i nostri confini.
Un’idea non deve essere pericolosa per chiunque (queste idee normalmente non sono buone per niente..), ma piuttosto, deve essere pericolosa per qualcuno nello specifico. Mette in discussione una pratica comune? Mette in discussione un professionista? È contraria a un modello di business che sta funzionando? Bene! Potrebbe essere un’idea creativa allora…
La produttività uccide la creatività? Siamo costretti a scegliere tra l’una e l’altra?
No, assolutamente no. Non ho mai conosciuto una persona molto produttiva che non fosse anche molto creativa. Per creatività intendo la capacità di vedere i problemi da punti di vista diversi e di testare anche modi di lavorare alternativi. Per produttività, invece, mi riferisco all’accezione positiva del termine. Una cosa diversa è la produttività per la produttività, ovvero quando l’unica misura che conta sono gli output ottenuti, senza valutare gli input o altre metriche. Questa produttività può uccidere la creatività, come può uccidere la vera produttività, quella costruttiva.
La verità è che non esiste un conflitto tra produttività costruttiva e creatività. La cosa importante è: creatività e produttività sono due termini che vanno resi significativi, invece, che due parole che vengono utilizzate a caso. Entrambe dovrebbero essere usate in contesti appropriati. Una dovrebbe mettere in discussione l’altra e viceversa. Se ci aspettiamo di essere produttivi tutto il tempo, soprattutto se con produttivi intendiamo occupati, allora sia la creatività che la produttività ne risentiranno. Allo stesso modo in cui pensiamo di poter essere creativi trecentosessantacinque giorni l’anno. A questo proposito, i capi intelligenti incoraggiano i loro impiegati a intervallare momenti di produttività e creatività.
LEGGI ANCHE: "Bruce Sterling, l’intervista al grande scrittore in occasione di IF! Italians Festival"
Lei ha affermato che il cervello umano è pigro e tende a censurare le idee creative, preferendo quelle sistematiche. Come possiamo superare i nostri schemi mentali?
Il primo passo è capire che non siamo così creativi e innovativi come pensiamo di essere. Amiamo il comfort, ci piace utilizzare conoscenze già acquisite e competenze che già possediamo. Possiamo anche dire che ci piace lavorare in modo creativo, ma quello che in realtà intendiamo è che vogliamo fare cose nuove ma in un modo che già conosciamo. Per rompere questo circolo vizioso, dobbiamo allentarlo. Non possiamo semplicemente dimenticarci tutto quello che abbiamo imparato e le nostre competenze. Dobbiamo piuttosto muoverci a piccoli passi cambiando ad esempio il giornale che leggiamo ogni mattina o cimentandoci in un nuovo hobby.
Poco alla volta possiamo aggiungere altre cose: acquisire nuove competenze, continuare a imparare. Un altro passo importante è conoscere persone nuove. Lo dico spesso, l’unico motivo per cui potrei sembrare più creativo della media è perché viaggio molto, conosco molte persone e visito posti nuovi. Anche se per me la creatività è una cosa interiore, essere in costante movimento, essere continuamente esposto a nuove idee e prospettive aiuta.
Cosa può fare un’azienda per aiutare i suoi dipendenti a essere creativi?
Ci sono molti e diversi modi per creare un ambiente e uno stile di lavoro creativi. Ma ci sono due temi che secondo me sono i più importanti di tutti: rispetto e perdono. Non si tratta di concetti vaghi, ma piuttosto di termini che vanno compresi e assimilati. Per essere creativa, un’impresa deve creare una cultura aziendale fondata sul rispetto, dove ogni membro si possa sentire libero di esprimere la propria opinione perché sa che verrà accolta e rispettata anche dagli altri. Invece, spesso, in un’azienda solo poche persone hanno il permesso di essere “creative”.
L’altro concetto è il perdono ed è qualcosa che ho imparato da una frase della grande Grace Hopper: “è più facile chiedere il perdono che accordare un permesso”. È una frase che adoro e adoro anche le aziende che l’hanno fatta propria. Se vuoi circondarti di persone che amano il rischio, devi essere capace di perdonare gli insuccessi. Se vuoi idee creative, devi saper perdonare le idee pazze. Se vuoi che le persone mettano un piede fuori dalla loro zona di comfort, devi saperle perdonare quando faranno un passo falso.
Qual è l’ultima cosa creativa che hai fatto?
Come scrittore e pensatore, mi piacerebbe pensare che sono creativo tutto il tempo, ma so che non è vero. A volte resto bloccato nel mio solito modo di pensare, nelle mie vecchie abitudini, nel modo di lavorare che tanto mi piace. Spesso per prepararmi nel mio lavoro leggo molto e cerco di avere sempre a che fare con clienti diversi tra loro. E poi passo più tempo possibile con i miei personali consulenti creativi: i miei figli! Questo fine settimana ho passato una sacco di ore assieme a mio figlio di quattro anni per costruire un fortino pieno di trappole e porte. Era felicissimo di aver creato una fortezza per i suoi cavalieri della Lego e io sono stato contento di aver fatto per una volta qualcosa con le mani.