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The Burning Man, una città che compare e scompare nel deserto del Nevada, un festival di arte e musica ma anche di sesso e droghe, di ideologie e lusso.
Non si gira in auto (se non autorizzati), non si possono scattare fotografie, niente campo per cellulari e smartphone: ci si raduna nel clima ostile di un deserto bollente per costruire Black Rock City, effimera cittadina di anarchia regolamentata e si vive in maniera autosufficiente attraverso il baratto. In teoria.
Quanti? Il limite è fissato a 70 mila biglietti. Non è facile procurarsi gli ingressi al costo di 390 dollari l'uno, perché le richieste sono sempre in aumento.
Visionari? Anarchici? Amanti della musica e dell'edonismo?
Al Burning Man partecipa chiunque, impossibile inquadrare un target specifico: l'evento celebra il solstizio d'estate e culmina con l'incendio di una figura umana spaventosamente alta, un richiamo e uno stimolo fortissimi che coinvolgono persone di tutti i paesi del mondo e di ogni estrazione sociale.
D'altra parte, il costo alto del biglietto non lo qualifica esattamente come un festival popolare e il notevole aumento di veicoli e camper sofisticatissimi nei quartieri del lusso in Black Rock City mostrano una tendenza evidente: il Burning Man non è mai stato un festival di hippy dedicato alla pace e all'amore libero.
Ti ho incuriosito? Se vuoi approfondire trovi qui il decalogo che contiene i principi del Burning Man scritto dal co-founder Larry Harvey.
I bruciatori del Burning Man vivono una intera settimana nella utopistica città nata in poche ore nel deserto, vivendo un'esperienza di condivisione e sperimentando un modo diverso di approcciarsi al prossimo.
Ma nelle restanti 51 settimane dell'anno, questi fanatici settimanali dell'anarchia sono consumatori, punto e basta.
In una città ideale, non duratura, in un'atmosfera magica di empatia e psichedelia, in una società in cui non esiste lo scambio commerciale e il pagamento in denaro, come possono i brand raggiungere questo bacino?
Come si accende un Burner?
I partecipanti a questo mondo ideale e fugace devono sottostare ad alcune regole, talvolta rigide, soprattutto in relazione ai richiami al mondo esterno e al sistema che lo regola: ognuno è tenuto a coprire loghi e marchi da abbigliamento e altro.
In altre parole, significa escludere la pubblicità dall'esperienza.
Identificare il profilo del "Burner medio" è impresa ardua, ma proviamoci ugualmente.
I partecipanti del Burning Man, secondo i check di Foursquare, hanno maggiore probabilità di visitare una delle caffetterie della catena Blue Bottle Coffee: ben dodici volte in più rispetto alla media!
Il Burner anarchico entrerà con facilità in un multisala Alamo Drafthouse Cinema per guardare un film (ben nove volte in più) e sei volte più spesso della media mangerà al salutista Sweetgreen.
Molto alte anche le probabilità che questo ideale consumatore/burner visiti gli spazi di co-working di WeWork.
L'impatto sociale è notevole e anche i più attenti alle tematiche legate alle questioni ecologiche trovano soddisfazione nell'ampio piano di pulizia previsto alla fine di ogni evento: la filosofia dei Burners, ben evidenziata nei principi del decalogo con le parole di Larry Harvey punta decisamente in direzione green.
Senza lasciare traccia
La nostra comunità rispetta l'ambiente. Ci impegniamo a cancellare qualsiasi traccia fisica delle nostre attività, ovunque ci troviamo. Dopo aver pulito noi stessi dobbiamo ripulire l'ambiente e, se possibile, lasciarlo in migliori condizioni di quando lo abbiamo trovato.
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