Di Micro-learning (o nutshell learning) avete mai sentito parlare? Al giorno d’oggi abbiamo un flusso d’informazioni continuo, dal ritmo estremamente serrato. Le evoluzioni della rete hanno reso la condivisione delle informazioni non solo possibile, ma estremamente semplice. Questo flusso di informazioni non offre, però, solo opportunità: anziché farci avanzare nel processo di conoscenza, lo fa in parte regredire per la semplice ragione che non siamo in grado di sostenere quel passo. Bene, il micro-learing si basa sul principio di dosare opportunamente l’informazione quotidiana per trasformarla in conoscenza.
Poco prima di essere acquisita da Microsoft, LinkedIn aveva acquistato a sua volta la piattaforma leader di apprendimento online lynda.com, avvenimento che Forbes ha commentato con la frase: “the best money it’ll ever spend”. Questa piattaforma aiuta gli utenti a imparare temi legati al business, software, technology ed abilità creative per raggiungere obiettivi personali e professionali.
Nello stesso solco, ma con un approccio molto diverso, si inserisce Weschool: una piattaforma di didattica collaborativa e multimediale destinata agli insegnanti. Ad ascoltare i suoi italianissimi ideatori, non pretenderebbe di sostituire l’insegnante (l’auto-apprendimento attraverso la sola tecnologia, fanno notare, ha un altissimo tasso di abbandono) e non si propone mandare in soffitta la lezione frontale, ma di rivoluzionarla.
È uno strumento nato per rendere le lezioni in classe più interattive e divertenti, per integrare le attività della lezione frontale con quelle a casa, per personalizzare l’insegnamento e permettere una correzione più rapida delle verifiche, il tutto in rapporto fluido e sinergico con le nuove tecnologie.
Marco De Rossi, fondatore di Oil Project, la più grande comunità italiana che offre lezioni gratuite online sulle materie più diverse, grazie a docenti volontari, ha presentato il progetto come: «primo strumento al mondo che permette di integrare un video di YouTube, un articolo di giornale, un corso di inglese di Duolingo, un videoquiz, un libro di testo, un testo collaborativo di Google Docs, un lavoro di gruppo su Instagram e qualsiasi altro contenuto o servizio disponibile su Internet, in un’unica esperienza di apprendimento, senza dover saltare da un sito web all’altro».
Sia il modello di Lynda che quello di WeSchool hanno in comune il micro-learning: un processo centrato su chi apprende e segue un approccio al consumo di informazioni che è veloce e facile da memorizzare. Questo tipo di approccio ha iniziato a ridurre il significativo gap tra istruzione formale e informale. Il messaggio fondamentale dev’essere di immediata comprensione e deve allineare informazione, tempo e conoscenza. Il contenuto deve essere contemporaneo ma non superficiale, insomma.
La conoscenza “on the go” ha un enorme potenziale e, se il sistema educativo istituzionale non si adatta, la disruptive innovation rappresentata dal micro-learing potrebbe renderlo semplicemente superato.
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