Chi non mai usato le emoji? Chi non le hai mai selezionate con cura all’interno di un discorso o utilizzate spesse volte per sostituire parole o frasi intere? Le emoji appartengono oramai all’automatismo di scrittura di noi smartphoner. E i brand l’hanno capito.
Quello che era iniziato come utilizzo divertente di icone è ora qualcosa di molto di più: oggi parliamo del Giorno Mondiale dell'Emoji (17 luglio), la Parola dell’anno dell’Oxford Dictionary 2015 è stata il “Tears of Joy’ emoji”, e nel Regno Unito, l’imoji è considerato il "linguaggio in più rapido sviluppo".
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Il fenomeno Emoji, trend del momento nei messaggi di mobile e email marketing, mostra crescite del +775% anno su anno e l'uso emoji nei messaggi di marketing è in costante aumento: circa il +20% al mese durante il 2016. Anche l’analisi brand di Socialbakers Analytics ha registrato l'esplosione dell’uso di emoji per 500 Top Brand, negli ultimi due anni.
La crescita dell'emoji marketing
Molti brand stanno puntando a sviluppare linguaggi emoji personalizzati, investendo in sviluppo di applicazioni di terze parti che producano tastiere emoji o tecnologie che aiutino le marche a cavalcare il momento emoji, al fine di raccogliere opportunità sia per contenuti pubblicitari a pagamento che nativi.
Fino ad oggi hanno approcciato questa strategia sia grandi marchi che personaggi noti del mondo dello spettacolo. Tra i brand protagonisti emoji-oriented troviamo Starbucks, L'Oréal, Twitter, Pepsi, Domino's, tutti si sono tuffati nel padroneggiare l’emoji marketing, nonché alcuni pesi massimi della cultura pop, i Kardashian e Justin Bieber con creazioni di una propria linea di emoji di marca e nel caso specifico del brand L'Oréal, una propria tastiera emoji.
Ci sono aziende che già l'anno scorso sfruttavano il fenomeno: guardate a proposito il simpatico video qui sotto della #EmojiScience ideato da GE.
Le emoji sono "fast data"
Lo sviluppo dell’Emoji marketing acquisisce importanza anche in considerazione del fatto che il target di riferimento di queste nuove tecniche di comunicazione presidia e vive sui device mobili, i cosiddetti Millennials. Ricerche evidenziano come il 40% di loro dichiara di preferire una comunicazione impattante fatta di immagini e video, piuttosto che di parole. I Millennials amano l’iconografia e hanno iniziato sostituendo la comunicazione scritta tradizionale con il linguaggio visivo, come le emoji appunto: è essenziale per il brand che si interfaccia ad un target del genere saper parlare e puntare a comprendere la medesima lingua.
C'è un enorme implicazione di dati intorno emoji ed ha a che fare con l'analisi del "sentiment" tanto agognata dai brand. Rob Pace, fondatore della piattaforma di tecnologia HundredX, ha recentemente lanciato un'app chiamato ExpresIt che utilizza le emoji per comprendere il feedback degli utenti: l'app svolge un micro-sondaggio che permette ai consumatori di rispondere con emoji. Per quanto riguarda l'analisi dei dati, come fa notare Rob Pace, le emoji sono una sorta di "fast data revolution", facili da ottenere grazie alla loro semplicità e immediatezza comunicativa.
Il futuro? Senza dubbio contornato e sempre più ricco di device connessi. Tablet, smartphone, pc, orologi, intelligenza artificiale a guida di apparecchiature domestiche e tanto altro ancora. Senza dubbio l’emoji ora rappresenta l’inizio di un percorso, che evolverà di certo, ma l’importante è che i brand sperimentino a prescindere dalla industry di appartenenza: è assolutamente necessario applicare queste strategie al target se esse rappresentano uno strumento per capire le esigenze e avvicinarsi al proprio pubblico al fine di creare relazioni solide.