Apple sta proponendo un cambiamento radicale per gli artisti che vogliono vendere la loro musica in streaming online e questo, secondo Billboard, sta mettendo in crisi la rivale Spotify.
Cerchiamo di capire come funzionano le "royalties": si tratta di un processo difficile, in cui ogni azienda di streaming musicale negozia i propri accordi segreti con i titolari dei diritti delle canzoni. L'importo versato varia a seconda del paese e della canzone.
È un sistema attualmente molto confuso e Apple vuole scuoterne le fondamenta. Billboard ha annunciato che Apple ha proposto negli Stati Uniti al Copyright Royalty Board qualcosa di molto più semplice: invece di una formula complicata con un sacco di variabili, Apple propone un sistema in cui i titolari dei diritti sono pagati 9,1 centesimi in diritto d'autore sulla musica per ogni 100 volte che una canzone viene trasmessa in streaming. Billboard ha definito questo sistema "più semplice e trasparente".
Ma la proposta di Apple non è solo un nobile tentativo di regolamentare l'industria musicale: il vero obiettivo sono tutti i servizi che offrono streaming in versione free, non solo la già citata Spotify. Pensiamo ad esempio a YouTube, che recentemente ha ricevuto molte critiche da artisti del calibro del cantante Beck e di Trent Reznor, frontman della band Nine Inch Nails e noto produttore musicale, proprio in merito ai diritti d'autore: gli artisti ritengono infatti di non ricevere sufficienti royalties rispetto al numero di ascolti registrati da queste piattaforme di streaming.
Al contrario, il servizio Apple Music, introdotto un anno fa, è esclusivamente a pagamento: è possibile usufruire di un periodo di prova gratuito di tre mesi, ma poi si deve pagare l'abbonamento di 10 dollari al mese.
È in atto un processo di revisione delle royalty: il Copyright Royalty Board sta pensando di imporre delle tariffe fisse per i servizi musicali online ma è un cambiamento che difficilmente avrà inizio prima del 2018. Ovviamente anche i competitor di Apple (Spotify, Google,Pandora, Amazon) e la Recording Industry Association of America saranno sentiti a riguardo: vedremo quale posizione avrà la meglio.