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Dimmi come parli e ti dirò che imprenditore sei. Lo startupper, infatti, oltre a lavorare in un’azienda neo costituita nell'ambito web e tech, si riconosce soprattutto per le tipiche frasi da startup, con termini pressoché intraducibili, ma molto specifici.
L’attenzione verso questa nuova classe imprenditoriale e verso i suoi modi di dire è sempre crescente in Italia, anche a causa del continuo sviluppo del settore startup e dei trend positivi per il 2016. Il vero rischio diventa perciò quello di non essere in grado di spiegare in modo semplice e diretto quale sia la tua idea di business o, dall'altra parte della comunicazione, di non comprendere termini eccessivamente tecnici e formali, o ancor peggio di utilizzarli a sproposito.
Ogni startupper dovrebbe ricordare che non esistono solo gli investitori, ma anche le persone comuni, quelle per le quali le frasi da startup non significano nulla, ma che potrebbero trarre beneficio dalla tua app o dal tuo prodotto, diventando un altro tassello importante del tuo business: i clienti.
Per venire incontro alle esigenze di tutti, cari imprenditori, giornalisti, personaggi famosi e utenti comuni, oggi si ritorna sui banchi di scuola per imparare il nuovo vocabolario dello startupper.
Il nostro glossario si divide in due parti: la prima definisce i ruoli all’interno della startup, mentre la seconda si riferisce alle frasi da startup di uso comune, che a volte possono sottintendere esattamente il loro contrario.
Partendo dall'analisi dei ruoli all'interno di una startup, questi si possono riassumere essenzialmente in quattro posizioni principali, ognuna diversa dall'altra, ma ugualmente necessarie.
Il founder, è il fondatore ed imprenditore all'interno della startup. Colui che ha l’idea da mettere in campo e sviluppare: è lui che ha voluto fortemente l’azienda.
Il secondo personaggio è The VC - il Venture Capitalist, colui da persuadere per ottenere il capitale da investire nell'idea del founder e che a volte diventa partner del founder e socio della startup.
Nell’area di sviluppo dell’idea troviamo il Developer, lo sviluppatore di software, di idee e di prodotto. Su di lui il founder ripone le aspettative di successo e di concretizzazione della sua idea. Il Developer parla di user interface e user experience.
Un’idea diventa fruttuosa, però, solo se conosciuta, ecco quindi che entra in campo il Marketer, colui, cioè, che deve vendere e costruire una reputazione e una storia intorno al prodotto creato dal Developer. Di solito è quello con la reputazione peggiore. A lui si affianca o si sovrappone il PR, colui che ha i contatti di tutti i giornalisti. Il Marketer è quello che si occupa di growth hacking.
Ora è necessario approfondire il gergo vero e proprio, i termini, cioè, utilizzati dai professionisti che abbiamo appena analizzato per descrivere la propria attività.
Una piccola premessa: nel mondo startup l’inglese è la lingua ufficiale, ma quasi ogni termine sembra tutto e il contrario di tutto.
Dopo i contrari troviamo i tecnicismi e i modi di dire come:
Infine c’è la frase “Stiamo spaccando!”. In genere è il contrario, chi spacca davvero non lo dice.
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Se il 2015 è stato l’anno della nascita, dell’invenzione delle nuove tecnologie, il 2016, secondo gli esperti, sarà l’anno in cui il consumatore è al centro e le tecnologie saranno utilizzate per creare una migliore user experience.
I trend annunciati riguardano: l’affinamento delle tecnologie “indossabili” ossia tessuti e accessori tecnologicamente avanzati, ma applicabili a sempre più settori, non solo sport e benessere; incrementare la sicurezza e l’affidabilità dei sistemi in grado di raccogliere i dati dell’utente con lo scopo di rendere non solo l’auto o il telefono smart, ma anche la casa, con un miglioramento del riconoscimento vocale per l’azionamento dei dispositivi.
La sicurezza dei dati virtuali sarà sempre più importante nel campo della privacy, ma anche nel campo della protezione dei dati aziendali. La tecnologia infatti avanza, ma anche le abilità degli hacker. Gli Stati sovrani si appoggeranno sempre più alle tecnologie per proteggere i cittadini da attacchi terroristici con la creazione di smart cities. La sicurezza delle transazioni assumerà sempre più importanza in un modo che va verso la scomparsa delle banche tradizionali, con un sistema completamente digitale che permetterà agli utenti di effettuare pagamenti direttamente attraverso lo smartphone, modalità di pagamento già molto diffusa anche nei paesi in via di sviluppo.
A livello di settori economici quelli più colpiti dalla rivoluzione del 2016 saranno la sanità, dove i big data rappresentano un’importante risorsa per immagazzinare i risultati di analisi e per migliorare gli strumenti di analisi, e la manifattura dove si assisterà al cosiddetto fenomeno di Uberizzazione, in cui le professionalità degli uomini della media produzione saranno sostituiti dalla tecnologia.
Infine si parlerà di auto che si guidano da sole e di aziende private volte all’esplorazione dello spazio come SpaceX.
Insomma è ora di iniziare a guardare alle startup ed al loro mondo con maggiore attenzione se non si vuol essere travolti dal loro sviluppo inarrestabile o restare ammutoliti davanti alle frasi da startup.
Il fallimento è un insuccesso da celebrare