A tre mesi di distanza dal loro lancio, Google AMP, le Google Accelered Mobile Pages, hanno ricevuto recensioni contrastanti da parte degli editori. Google AMP ha mantenuto la promessa di accelerare il web, ma sembra non aver generato molto traffico per i publisher.
AMP, considerata la risposta di Google ai Facebook Instant Article, è fondamentalmente un codice open-source che "spoglia" le pagine web in modo da renderle più facili e veloci da caricare sui dispositivi mobile. È un'importante novità che gli editori non possono ignorare, per non rischiare di essere svantaggiati nei risultati di ricerca su Google.
Due editori che hanno già testato questa novità, Slate e The Atlantic, hanno dichiarato che le pagine AMP sono pari al 4% delle loro visite o anche meno. D'altro lato invece il magazine Mic ha dichiarato che il suo traffico di ricerca con AMP è migliorato, ma non ha voluto rilasciare dei dati numerici più chiari.
Questo può essere dovuto al fatto che Google AMP è un progetto che si sta evolvendo lentamente: le AMP sono emerse prima sul motore di ricerca generale di Google, poi sono state incluse nei risultati di Google News. Il 31 maggio, Google ha pubblicato una tabella di marcia che prevede che entro la fine di giugno le AMP saranno estese ad altri formati di contenuti, come le ricette e le inserzioni locali. Intanto anche In Italia dal 6 giugno possiamo visualizzare le Google AMP come possiamo leggere in una piccola nota sul blog ufficiale della piattaforma di Big G.
Per gli editori la sfida è vendere agli inserzionisti le Google AMP dal momento che il volume di traffico non è ancora incisivo: inoltre le AMP non supportano tutti i tipi di annunci. Al contrario i Facebook Instant Articles hanno il potenziale per offrire agli editori più esposizione per i loro contenuti.
Il lato positivo è, al contrario, il fatto che implementare le AMP nel flusso di lavoro è stato meno impegnativo per gli editori rispetto ad altre piattaforme che richiedono che il contenuto da pubblicare sia creato in un certo modo.
È ancora presto per dare un'opinione definitiva su Google AMP: scopriremo col tempo come questo nuovo formato potrà portare un'evoluzione nel mondo del giornalismo digitale.