È di poche ore fa la notizia che "Lo chiamavano Jeeg Robot", opera prima di Gabriele Mainetti, è stato candidato a ben 16 David di Donatello.
Il film racconta di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), ladruncolo di borgata che entra in contatto con una sostanza radioattiva e dall'incidente scopre di avere una forza sovraumana. Da quel momento sfrutta i suoi poteri per dare una svolta alla sua carriera da delinquente. A portarlo sulla retta via è Alessia (Ilenia Pastorelli), convinta lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio.
La stampa di settore ne ha scritto molto nelle ultime settimane, elogiando la pellicola, che ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica. C'è qualcosa di romantico in un film indipendente italiano che racconta una storia ispirata a uno di quei manga anni '80 che ci piaceva guardare da bambini alle 19:00 sulle reti televisive secondarie.
“Ma come, non è possibile fare un film sui supereroi in Italia”, è la prima cosa che ti viene in mente prima di guardare il film, ma soprattutto è il commento delle case di produzioni a cui il regista Gabriele Mainetti ha proposto il suo film negli ultimi cinque anni. Mainetti però a questo film ci teneva troppo, l'idea di un film di genere, sui supereroi, ambientato, scritto e diretto in Italia era troppo bella per non essere realizzata e ha deciso quindi di autofinanziarlo.
Ebbene sì, perché la Goon Films è di proprietà di Gabriele Mainetti, che con il supporto di Rai Cinema è riuscito a trovare il milione e settecentomila euro per produrre il lungometraggio, che dopo le oculate anteprime alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma e del Lucca Comics nell'autunno 2015, è stato distribuito dalla Lucky Red.
Una scommessa rischiosissima quella di Mainetti che nessuno ha avuto il coraggio di affrontare, nonostante l'evidente trend mondiale sulle preferenze cinematografiche, che ha portato la Marvel e la DC Comics a pianificare l'uscita di 29 film di genere nei prossimi 6 anni.
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Scommessa, che nonostante alcune critiche sulla parte finale del film, sembra ampiamente vinta da Mainetti sia per il box office che conta 2,3 milioni di euro alla quarta settimana dall'uscita del film, sia per la critica che ha espresso opinioni più che favorevoli arrivando a definirlo “il primo vero superhero movie italiano”.
La comunicazione della pellicola
Nonostante il budget super risicato, le pedine media sono state mosse con oculatezza, lavorando principalmente su campagne web e social e puntando su contenuti che esaltano la fanbase più nerd: il website dedicato è pieno di visual, gif animate, rivisitazioni di cover e poster. La fb page del film conta 62k likes e offre la possibilità ai fan di realizzare contenuti sul film.
Il film è praticamente sprovvisto di product placement, nonostante il film offra notevoli spunti a partire dall'unico pasto consumato dal supererore fino alla location della scena finale del film.
Uno dei brand che invece ha accompagnato la campagna di lancio è La Gazzetta dello Sport che con Lucky Red ha realizzato l'omonimo fumetto basato sul film curato da Roberto Recchioni, storico curatore del Dylan Dog.
Lucky Red ha inoltre realizzato un blog i cui contenuti hanno una media di condivisione social di migliaia di shares, ma il vero cherry on the cake è nascosto all'interno della colonna sonora del film: si tratta di una rivisitazione della famosa sigla del cartone animato cantata dallo stesso Claudio Santamaria, una chicca per i più nostalgici. Strategia di comunicazione quindi mirata e puntuale sul target per promuovere e creare engagement intorno al film e che sta funzionando notevolmente.
Complimenti quindi alla Goon di Mainetti per questo film che ci fa ben sperare sul cinema di genere, sul cinema italiano e in generale sul fatto che, nonostante il contesto e le avversità, perseverare in quello che si crede è sempre la strada giusta da percorrere.