Il sovraccarico di informazioni non è un concetto nuovo: già Alvin Toffler ne parlò quasi mezzo secolo fa nel suo libro “Lo choc del futuro” del 1971.
Quando gli input di un sistema superano la sua capacità di elaborarli, il sistema va in tilt.
Nel caso degli esseri umani questo stress intacca la qualità delle decisioni che prendiamo.
Nonostante la capacità di elaborazione di ciascun individuo differisca e - in generale - non sia quantificabile, alcuni studi hanno cercato di determinare l’impatto che i social possono causare col crescere delle sollecitazioni e informazioni che si ricevono.
Pensate che in un solo giorno sono pubblicati oltre 322 milioni di tweet, oltre 3700 tweet al secondo! (puoi vedere in tempo reale quanti siano qui: internetlivestats.com)
Per capire, è come se in un giorno fossero pubblicate oltre 100mila copie de “La divina commedia”.
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Questo sovraccarico genera un fenomeno che, chi si occupa di social media marketing non può ignorare: “Social media fatigue” lo hanno chiamato in inglese, l’affaticamento da social media.
Un fenomeno preoccupante dato il tempo e denaro che si investe per costruire una presenza online efficace.
Già nel 2013 il PEW research center aveva rilevato che ben il 61% degli utenti Facebook si era preso una pausa dal social, di qualche settimana o più, ed alcuni lo avevano invece abbandonato definitivamente.
Le ragioni dichiarate dagli stessi utenti erano molteplici e se quella maggiore (21%) non è direttamente riconducibile all’affaticamento (mancanza di tempo, dicono), se si aggregano quelle che invece lo sono si raggiunge una percentuale significativa: il 34% non trova contenuti rilevanti, o denunciano troppa conflittività e negatività o che, semplicemente, perdono troppo tempo.
Gli utenti, stressati, non sempre prendono decisioni limpide, e almeno un 20% di essi dichiara di pentirsi almeno una volta al mese di aver pubblicato, condiviso o commentato qualcosa online.
Il sovraccarico non è solo colpa del maggior numero di notizie che sono generate ogni minuto nei social network ma anche nella tendenza, da parte di molti utenti, a sottoscrivere gli aggiornamenti di più utenti o pagine di quante ne possano in realtà seguire. I ricercatori ipotizzano che in realtà questi utenti non desiderino ricevere ogni aggiornamento, ma che piuttosto ritengano opportuno o interessante seguire quella persona o quella fonte.
Un sovraccarico dovuto forse non alla loro bulimia di informazioni, ma invece alla voglia di socializzare o all'incapacità di sottrarsi a (presunti) doveri di etichetta sociale.
Un altro aspetto di cui tener conto è il meccanismo secondo cui si propagano le informazioni online. Sebbene si usi il termine “virale” sia per le epidemie che per la diffusione di notizie nei social, i meccanismi sono profondamente diversi. Nel primo caso è sufficiente (spesso) essere esposti all’infezione per diventarne veicolo, nel secondo le informazioni ricevute devono superare una certa soglia perché l’utente le condivida.
L'utente deve essere esposto ripetutamente ad una certa informazione, da più fonti, per prendere in considerazione l'atto di condividerla.
Il proliferare delle fonti di informazioni e notizie, inclusi i contenuti generati dagli utenti stessi, i doveri sociali, la paura di essere esclusi o perdere qualche notizia (la FOMO, Fear Of Missing Out) sono alcuni dei fattori che contribuiscono a questo nuovo tipo di disagio, che qualcuno considera al pari di una vera e propria intossicazione e dipendenza.
Secondo digitaldetox.org in USA almeno il 61% degli utenti ammette di essere dipendente da internet e il 67% confessa di controllare il proprio smartphone anche se non ha vibrato o squillato per dare una qualche notifica.
Organizzano veri e propri ritiri per aiutare le persone a disconnettersi, seguendo un percorso di disintossicazione digitale dal nome evocativo: disconnect to reconnect, disconnettiti (dalla rete) per riconnetterti con la natura, con le persone che ti stanno vicine... al di la del tavolo.
Cosa puoi fare come utente per ridurre lo stress senza rinunciare ai tuoi social preferiti?
- Usare le liste di interessi su Facebook e su Twitter per organizzare meglio i tuoi feed.
- Disattivare le notifiche non rilevanti (p.es: il nuovo post in un gruppo, il mi piace o commento ad un post di semplici auguri).
- Filtrare e separare le email di lavoro da quelle relative alle sottoscrizioni fatte sui social.
- Controllare le Email e le notifiche solo durante momenti predeterminati;
- Riservarti un momento alla fine della giornata per un controllo delle notifiche accumulate.
Cosa puoi fare se sei un social media manager?
- Affidati al passaparola: annunci e influencer contano, ma pagano anche l’autencità e la fiducia che ispira una raccomandazione di un utente per il buon servizio ricevuto.
- Controlla se la sovraesposizione e affaticamento colpisce solo i tuoi lettori/fan o anche quelli del tuo concorrente. Agisci di conseguenza.
- Controlla se ci sono altri social o nicchie di audience che non hai ancora coperto
- Concentra i tuoi sforzi: analizza i dati e seleziona i canali che portano maggior traffico al tuo sito
- Dosa le promozioni e i post: non sempre occorre pubblicare ad una frequenza così alta.
- Integra le conversazioni sui social con conversazioni nel mondo reale (incontri, eventi, dimostrazioni)
- Fai che la “fatica” di leggerti valga la pena: che i contenuti siano interessanti (e basta di post col buongiorno e la tazzina di caffè!) o siano legati ad un particolare benefit (uno sconto, un omaggio, per esempio).