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I social network sono una grande opportunità per le aziende, ma non è facile emergere tra i competitor. Ogni giorno si trovano nuove strategie di social media marketing e nuovi strumenti: abbiamo avuto modo di conoscere una startup italiana, Friendz app, che offre una nuova opportunità alle aziende.
Una startup nata da meno di 7 mesi che conta già un team di 10 persone diviso fra Roma e Milano e oltre 10.000 utenti attivi. I tre ideatori, Alessandro Cadoni (CEO) , Daniele Scaglia (COO) e Cecilia Nostro (CMO), hanno capito quanto sia complessa la visibilità sui canali social per i brand oggi: algoritmi che penalizzano la visibilità organica prediligendo i post sponsorizzati e utenti sommersi di pubblicità che tendono a dare sempre più attenzione a quanto condiviso dagli amici.
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Vediamo allora come Friendz può rispondere a questa nuova esigenza di visibilità da parte dei brand con Cecilia Nostro che ci racconterà qualcosa di più!

Friendz nasce per risolvere un problema delle aziende cogliendo un’opportunità che arriva dai social network. Non abbiamo inventato nulla, abbiamo piuttosto abbinato due trend. Il problema che andiamo a risolvere è la difficoltà che i community manager hanno nel comunicare con clienti o prospect a causa della mole di informazioni che l’utente è costretto a sorbire durante la propria navigazione online. Mentre l’opportunità è la predisposizione delle persone a creare contenuti e la disponibilità a “brandizzarli” sentendosi veri ambassador dell’azienda.
Friendz è semplicemente il meccanismo che permette la connessione fra le aziende che vogliono apparire naturalmente sui social e le persone che vogliono fare un’attività per i loro brand preferiti a fronte di un piccolo compenso.
L’app è per gli utenti semplicissima: basta scegliere la campagna più vicina ai propri interessi, scattare una foto a tema seguendo le regole e il brief e tramite l’app caricarla su Facebook (presto anche Instagram), a quel punto il contenuto avrà le sue interazioni e godrà di visibilità organica che è di fatto quello che vendiamo ai nostri clienti.
Ad esempio per Natale abbiamo lavorato per Trudi, le persone hanno fatto una foto ad un pacchetto di Natale con l’hashtag “#speriamoSiaTrudi” accostando alla foto un pupazzo della medesima marca. Un brand come questo non ha bisogno di essere conosciuto piuttosto di essere ricordato e scelto in occasione dello shopping natalizio e ancora di essere sempre associato a sensazioni positive come lo sono, per eccellenza, quelle del Natale.
Preferiamo considerare Facebook ads un tool complementare, non sostituto; anche per una tema di taglia! Mi spiego meglio, quello che facciamo noi è di stimolare le persone a creare contenuti spontanei per i brand che vengono condivisi e assumono una connotazione virale, l’interpretazione delle persone è molto empatica e convincente ma è pur sempre una re-interpretazione che non ha senso se non c’è stata, in prima battuta, una esposizione diretta dell’azienda.
Concludendo, potremmo definirci una buona alternativa solo se l’obiettivo delle ads è di veicolare il brand in maniera capillare, non lo siamo sicuramente se il fine è quello di comunicare in senso stretto un brand o un nuovo prodotto.
Quando si vuole lanciare un prodotto innovativo che ha pochi “benchmark” è molto difficile trovare il modello di business corretto e non è detto che quello attuale sia ottimizzato e definitivo.
La più grande sfida è stata quella di “fare assomigliare Friendz a qualcosa” già presente sul mercato. Non tutti riescono a fidarsi dell’innovazione quindi preferiscono associare i nuovi prodotti a quelli vecchi individuando le differenze e punti di forza. Dinamiche nuove, metriche nuove, misurazioni nuove, risultati nuovi, non è immediato né naturale per tutti il cambiamento.

Per quanto si lavori sodo le approvazioni altrui sono fondamentali, soprattutto se provengono da potenziali clienti e utilizzatori del tuo prodotto. Non nego che anche il premio economico ci ha fatto molto comodo per partire, eravamo studenti, con una voglia immensa di realizzare il nostro progetto. Non ci è sembrato vero tornare a casa con quegli assegni!