Il futuro risiede nelle nuove tecnologie e logica vorrebbe che ad una crescita dell’utilizzo delle ICT corrispondesse anche una crescita degli impiegati in questi settori di attività.
I dati dell’Osservatorio delle Competenze Digitali Assintel 2014 e del White Paper sul Digital Mismatch realizzato da Modis, divisione del Gruppo Adecco specializzata nel recruiting in ambito ICT, dicono però tutt’altro. In realtà, nonostante un mercato in piena accelerazione, l’Italia rimane ancora indietro.
Considerando i nuovi contratti di lavoro in ambito di Information and Communication Technology, il dato relativo al 2013 indica un saldo negativo rispetto all’anno precedente in termini assoluti (- 0,3%), anche se sono in aumento le assunzioni nel lungo periodo.
I giovani e il lavoro nelle ICT
I giovani rappresentano la categoria maggiormente coinvolta dalle assunzioni nel settore: il 33,9% tra i 25 e i 29 anni; il 22,9% tra i 30 e i 44 anni. Il fattore dell’età incide in particolare sulle nuove skills e attitudini che inevitabilmente il mercato sta ricercando, piuttosto che su ragioni economiche. Grande attenzione, ad esempio, sulla generazione dei Millennials e su quella dei nativi digitali, che con il loro modo diverso di approcciarsi al lavoro e alle nuove tecnologie appaiono più competitivi rispetto alle generazioni precedenti, almeno per le professionalità dell’ICT.
Giovani, però, non significa senza esperienza. Ed ecco che dal rapporto di Modis emerge che il 63% delle assunzioni riguarda persone con esperienza specifica pregressa o maturata all’interno della professione stessa. Solo per il 23% non è richiesta alcuna esperienza sul campo.
Aumenta soprattutto la richiesta di laureati, ma resta difficile il reclutamento di professionalità ICT. La ricerca di lavoratori con un titolo universitario di secondo livello o post laurea è passata dal 34% del 2013 al 39% del 2014, percentuale che sale al 57% se si considerano i lavoratori assunti con lauree di primo livello. I più richiesti? I candidati con una laurea in Ingegneria (71%), seguiti dai laureati in Economia (16%) e da quelli in ambito scientifico/matematico e fisico (11%).
Al contrario di quanto ci si aspetterebbe sulla base delle richieste del mercato, si registra un calo degli iscritti nelle facoltà di informatica e ingegneria, mentre l’offerta formativa universitaria resta troppo spesso inadeguata a sostenere l’innovazione dell’industria e del mercato internazionale. Il digital mismatch rischia così di diventare anno dopo anno sempre più incolmabile solo attraverso professionalità interne.
Chi sono e dove vivono i nuovi occupati nel settore ICT
Un altro grande divario in Italia è costituito dalla distribuzione geografica e per gender.
Con appena il 18% degli occupati, la presenza femminile risulta ancora molto bassa nel mondo ICT e per di più rimane ancora relegata ai soli ruoli di programmazione e web design, con poco impatto nell’ambito tecnico-sistemico.
Così pure a livello geografico, rimarcando un cliché che si vorrebbe superato, il 53% dei professionisti ICT si concentra nel Nord Italia, e soprattutto in Lombardia, dove si trova la maggior parte delle aziende del settore; il Centro Italia e il Sud arrancano invece con il 24% e il 23%.
Come va il mercato del lavoro ICT nel resto del mondo?
Anche gli studenti britannici hanno perso interesse per l’ICT (-17% dal 2009 al 2010) e si registra anche nel Regno Unito una carenza di profili con le corrette competenze richieste della aziende. Il numero di lavoratori sotto i 30 anni è calato del 33% dal 2001 al 2010. Si prevede addirittura un’inversione di tendenza, e che sia il mercato a diventare “candidate driven”, cioè le aziende saranno disposte a pagare premi maggiori per accaparrarsi i talenti migliori.
Nel Sud-Est Asiatico, invece, dove l’economia è cresciuta rapidamente e la tecnologia sta avanzando tanto rapidamente da dover combattere la mancanza di candidati con le conoscenze e l’esperienza necessarie, il numero di neolaureati, seppure molto alto, non è sufficiente a coprire le richieste del mercato. Nel 2010, Nasscom, che rappresenta le Software House indiane, stimava una carenza di circa 500.000 professionisti ICT. Qui governi e organizzazioni cominciano a focalizzare l’attenzione sull’educazione per poter rimanere competitivi.
Anche in Europa ci sono però esempi virtuosi. Un caso in particolare è quello del Belgio, che grazie ad una politica di comunicazione patrocinata dal Governo e dalle Associazioni di categoria ha fatto in modo che gli studenti ricominciassero ad avvicinarsi all’ICT con maggior interesse. Come risultato, nel 2014 c’è stato un incremento del 3% dei nuovi iscritti alle facoltà del settore rispetto all’anno precedente, con un trend positivo che dura già da tre anni. Si stima, comunque, che ci saranno circa 800 vacancy su 11.700 offerte.
La soluzione per rispondere al gap tra offerta e domanda nel mercato del lavoro ICT? Per Adecco i passi da fare sono soprattutto in direzione della formazione. È necessario intercettare i giovani a partire dalle scuole superiori, ma anche coinvolgere le donne, per le quali il settore IT consente un buon work life balance.
Indispensabile infine, modificare la percezione poco cool dell’informatico. E se un telefilm come Big Bang Theory spopola secondo i dati di audience televisiva, forse un primo passo in questa direzione è stato già fatto.