
Quello di andare a fare shopping per poi limitarsi a guardare le vetrine non è di certo un fenomeno nuovo. Eppure la recente recessione e la sempre più forte convergenza tecnologica hanno portato questo atteggiamento agli estremi. Ecco spiegato il fauxumerism: l’abitudine diffusa soprattutto tra i millennial di salvare nella wishlist, condividere sui social network o pinnare l’oggetto dei nostri desideri senza mai arrivare a comprarlo.
Recentemente l’Intelligence Group, ha condotto una ricerca con l’obiettivo di chiarire quali sono le cause alla base questo fenomeno. Il sondaggio, pubblicato nel Cassandra Report del 2014, si è concentrato su un gruppo di 1.300 soggetti compresi tra i 14 e i 34 anni. Ciò che è emerso è che per questi cluster l’acquisto si realizza solo se e quando ritenuto essenziale. Per tutto il resto l’importante è la ricerca, non il possesso.
In quest’ottica il fauxumerism spiega il successo di piattaforme come Pinterest, Tumblr e Etsy, in cui è possibile allestire le proprie vetrine personali. Da queste deriva, dopo ore di ricerche minuziose, la gratificazione di poter esibire agli altri i propri gusti. Il tutto senza dover metter mano al portafoglio.
Ma il fauxumerism non si limita all’appagamento insito nella ricerca. La recessione ha portato a una maggiore attenzione alle modalità di acquisto. Questi nuovi consumatori sono continuamente online. Non solo possono immediatamente trovare ciò che desiderano ma, una volta che decidono di comprare, pretendono di ottenere l’offerta migliore dalle diverse aziende.
Oggi i millennial producono una spesa di circa 200 miliardi di dollari, cifra destinata a raddoppiare entro il 2020. È comprensibile perché rappresentino un mercato appetibile, soprattutto per i retailer. Ma come è possibile riuscire a catturare questo consumatore sempre più scostante, attento e sfuggente?
Una ricerca condotta nel 2013 da Accenture ha rilevato che, nonostante il processo di ricerca, comparazione e scelta avvenga perlopiù online, i millennial preferiscono ancora effettuare i propri acquisti tra le quattro mura di un negozio: toccare, provare e solo dopo comprare. Cercano un’esperienza memorabile ed è per questo che i retailer devono concentrarsi su un’interazione che si basi sia sull’online che sull’offline. Pensate ad esempio alla creazione di offerte su misura inviate al cliente direttamente sullo smartphone ogni volta che è geolocalizzato nei pressi del nostro negozio.
Le aziende devono imparare ad interagire di più e a scegliere i canali giusti per comunicare con il proprio pubblico. Soprattutto nella comunicazione ai tempi dei social media. Questo affinché Pinterest e Tumblr non rappresentino una minaccia alle entrate delle aziende ma un valido strumento per rafforzare la relazione con il cliente.