Chiusi e depositati i bilanci dell'anno 2013, l'Osservatorio dell'Università Cattaneo di Castellanza ha realizzato il sesto rapporto chiamato "Venture Capital Monitor" per analizzare gli investimenti early stage in startup dell'anno 2013.
Il rapporto si riferisce esclusivamente agli investimenti early stage in startup italiane, da parte di venture capital sia italiani che stranieri, con l’obiettivo di analizzarne e confrontarne l’andamento rispetto ai rapporti precedenti a partire dal 2004.
Prendere in considerazione solo gli investimenti cosiddetti "initial" significa escludere tutte le operazioni di later stage, cioè expansion, buy out, replecement e turnaround.
Trend positivo per il 2013
Secondo il rapporto citato, il trend degli investimenti è in crescita per numero di operazioni, mentre è costante rispetto al valore medio per deal, pari ad euro 800.000, a fronte in media del 25% del capitale sociale. I 66 investimenti analizzati segnato infatti un +16% rispetto al 2012 (57 operazioni) e +53% rispetto al 2011 (43 operazioni).
Gli investitori attivi analizzati sono 31, con almeno un'operazione chiusa nell'anno, oltre ai singoli business angel considerati come trentaduesima categoria.
Indubbiamente parte dei risultati positivi ottenuti dipendono dall’emanazione del Decreto Start Up, a favore degli investimenti in startup innovative. Infatti dei 66 deal analizzati, il 45% riguarda investimenti early stage in startup innovative, come definite dal decreto.
L’identikit dell’ideale startup in cui un fondo investe in Italia, sempre basandoci sui valori medi del 2013, è costituita da meno di due anni, opera nel comparto ICT, situata prevalentemente nel nord Italia, fattura 1,2 milioni di euro con sette dipendenti.
Principia SGR e Intesa San Paolo hanno rispettivamente realizzato i due investimenti più importanti del 2013, il primo da 4 milioni di euro per il mobile pos Jusp, il secondo da 5 milioni per Class Digital Service.
Investimenti early stage in Italia
Questa tabella riassume gli investimenti analizzati suddivisi in ordine.
Il rapporto è stato sviluppato in collaborazione con Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital) e Vertis sgr, ed è disponibile qui.
Qualche critica per concludere
I dati analizzati fanno riferimento ai valori del rapporto "Venture Capital Monitor", e sono stati riportati nonostante i valori medi siano stati calcolati a fronte della mancanza di diverse rilevazioni. In particolare, se il valore medio dei deal è disponibile per quasi tutte le startup analizzate, lo stesso non si può dire per i valori di fatturato medio, calcolati da un numero esiguo di fatturati dichiarati.
Detta in parole povere, risulta chiaro che alla luce dei dati di questo report, occorre fare qualche considerazione finale per riuscire a leggerlo nella maniera corretta: innanzitutto viene definito solo il concetto di early stage e non di startup, così basta l'operazione di class digital da 5 milione a rendere i dati poco attendibili.
Per il discorso del fatturato vale la stessa nota, infatti nel report a pochissime startup viene assegnato un valore di fatturato, per cui il valore medio risulta totalmente non rappresentativo della situazione italiano.
Sicuramente all'interno di una panoramica come quella italiana, all'interno della quale il fenomeno startup è solo emergente, non si è stratificato in maniera stabile nella nostra struttura imprenditoriale e non è possibile ancora definirlo in maniera esaustiva, risulta molto difficile spendere risultati come quelli nel report che oggi abbiamo voluto presentarvi, soprattutto a causa della forte speculazione sui dati che tentano di darne una rappresentazione.