Diciamoci la verità, per noi italiani, europei, abitanti del vecchio mondo, il termine Yo vuole dire essenzialmente tre cose:
- è quel termine di cui sono piene le canzoni dei rapper statunitensi, che lo usano per salutarsi - abitudine nata anni addietro, sulle pagine di Jack Kerouac, come ci ricorda Wikipedia - e per allungare le strofe delle proprie improvvisazioni freestyle;
- se raddoppiato, Yo-Yo, diventa il celebre passatempo con cui si sono divertite generazioni intere di bambini (e che ora vediamo al massimo tra le dita degli hipster);
- è il tic verbale di Jesse Pinkman, al secolo Aaron Paul, provetto cuoco di metanfetamina in Breaking Bad, serie tv culto di questi anni (qui una spassosa carrellata dei suoi Yo, conditi da insulti e appellativi vari).
Fino a qualche giorno fa, non c'era molto altro da dire. Yo.
Ma ecco scalare velocemente la classifica delle app gratuite per iOS e Android - mentre scriviamo è già al 51esimo posto - una nuova moda che si chiama Yo: ha un'icona tutta viola, permette solo di mandarsi l'ormai evidente saluto, ed è stata scaricata da un milione di utenti e sovvenzionata con un milione di dollari in pochissimo tempo.
Confusi? Procediamo con ordine.
Yo è un app che permette di mandare ai nostri amici un messaggio sonoro (che per l'appunto suona come uno Yo buffo, come quello pronunciato da un cartone animato o da un uomo che ha appena aspirato dell'elio).
È l'equivalente moderno degli "squillini" che andavano tanto di moda quasi 15 anni fa: si fa avvertire la propria presenza all'amico, alla fidanzata o a quella che vorremmo lo fosse, senza comunicare nulla di preciso, senza il bisogno di parole.
Così il nostro Yo potrà voler dire tutto e il contrario di tutto, lasciando trovare alla fantasia di colui che riceve il senso del saluto (e se fraintende, pazienza!)
A inventarla è stata Or Orbel, un israeliano di 32 anni che lavora nella Silicon Valley, e che ha impiegato otto ore per partorire quello che non esita a definire come il "più semplice e il più efficiente modo di comunicare al mondo" (a dire il vero, pare che dietro a questa invenzione ci sia Moshe Hogeg, che chiese a Orbel un modo comodo per comunicare con la moglie).
Lasciando stare per un attimo il grido di dolore di migliaia di scrittori e poeti, esistenti ed esistiti, non possiamo non riscontrare che ci troviamo di fronte a qualcosa di incredibile: un applicazione quasi demenziale per ideazione e facilità di utilizzo, che riesce a far breccia negli interessi di un milione di utenti, arrivando a superare nei download giornalieri colossi come Facebook e Instagram.
L'applicazione è molto colorata, ha grandi tasti da premere e chiede solo di cercare i propri amici online: installarla è già saperla usare.
Un nuovo modo di comunicare è arrivato e non prevede l'utilizzo della parola.
Del resto, è risaputo come la soglia di attenzione degli utenti della rete sia sempre più bassa: un video colpisce nei primi 15 secondi, di un articolo si legge solo il titolo - e se tanto mi dà tanto, queste nostre parole sono già perse nel vento - e le fotografie vengono in fretta dimenticate se non hanno come oggetto figure femminili in déshabillé.
E allora a che serve scriversi, quando possiamo Yoarci?
I 140 caratteri di Twitter sono tutte e tre le cantiche della Divina Commedia a confronto di Yo e poi... siamo davvero così sicuri che non si possa essere altrettanto profondi con uno Yo?
Uno Yo può essere un "ciao!", un "come va?", un "ti penso", un "ti amo", e persino un "quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti...".
Ovviamente un tale successo ha subito attirato l'attenzione di hacker - studenti di un college in Georgia! - che hanno violato la sicurezza e rubato milioni di numeri di telefono; altri si sono limitati a sostituire il saluto con una canzone; altri ancora hanno messo su Instagram la foto della propria marachella e creato l'hashtag #YoBeenHacked.
Insomma, una rapida celebrità porta con sé anche tanti aspetti negativi e di certo non si erano previsti così tanti utenti per un'app che ha così poco da dire!
È già stato comunque rilasciato un aggiornamento (1.0.6,) che dovrebbe aver aumentato i sistemi di sicurezza, introducendo una password di registrazione (colpo di genio degli informatici di Yo).
Ma cosa rimarrà di questa novità una volta che più nuova non sarà?
Probabilmente col tempo diventerà noiosa e potrebbe provare ad introdurre delle migliorie come la possibilità di poter registrare lo Yo con la propria voce, l'abbinamento di colori che facciano realmente capire che sfumatura dare all'invio delle nostre due lettere, o magari, semplicemente, un'icona più accattivante rispetto al quadrato violaceo al momento in uso.
Ma rimarrà sempre un giochino futile che sarà durato il tempo necessario per far diventare ricchi i propri inventori.
Se invece dovessimo sbagliarci, i nostri articoli diverranno infinitamente più facili da scrivere.
E se va bene a voi, buon Yo a tutti!