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Tutti percepiamo come più reali e probabili quelle situazioni che, tra le altre, sono a noi più vicine. Abbiamo più timore di un terremoto se viviamo in una zona sismica, ad esempio. Della guerra, però, noi occidentali più difficilmente abbiamo una tangibile paura, perché da decenni non la viviamo in prima persona, come sono invece costretti a fare i cittadini siriani, e come ci ricorda l’ultimo video di Save The Children UK che ricalca il format dell’amato filone "One Second a Day".
Negli ultimi anni abbiamo visto tanti video di questo genere in rete: "1 Second Everyday" e "A second a Day from Birth" sono i due più famosi tra tanti, video coinvolgenti girati con handycam e smartphone, con primi piani e soggettive, che raccontano attimo dopo attimo due storie in cui la maggior parte di chi li guarda può riconoscersi.
Ora il format, famoso per l'empatia generata nel pubblico, viene preso in prestito da Save The Children per puntare i riflettori sulla condizione dei bambini siriani. Immaginare che un evento tragico possa accadere dietro casa nostra ci fa cambiare decisamente prospettiva nel modo in cui lo affrontiamo. Ecco perché l'organizzazione sceglie di mostrarci un anno di vita di una bimba inglese che dalla felicità della sua infanzia passa al lutto e al dolore di una vita sotto attacco.
Il messaggio è simile a quello passato dall’ad stunt di SOS Children’s Villages Norway di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa: solo perché non succede qui non significa che sia meno vero, o che tu non debba fare nulla.
I messaggi più efficaci sono spesso quelli che introducono nella storia raccontata un elemento fortemente distonico rispetto a contesti, modelli narrativi, percorsi di senso comune. In una parola, rispetto a ciò che riteniamo verosimile. Questo video centra egregiamente l’obiettivo di unire due mondi lontani e catturare l’attenzione dello spettatore per indurlo ad una concreta azione di supporto o, come in questo caso, riaccendere i riflettori di opinione pubblica e organi politici su un conflitto che dura ormai da tre anni.
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