Crisi e disoccupazione sono parole diventate ormai tristemente di casa nel nostro vocabolario quotidiano. Se poi siete giovani alle prese con la ricerca di un lavoro, rabbrividirete al solo sentirle nominare. Ogni anno crediamo sia l’ultimo, invece la recessione deve essersi proprio innamorata del nostro bel paese e non vuole saperne di abbandonarci.
Quale futuro ci aspetta quindi? Come si stanno muovendo le istituzioni per aiutare i giovani a costruirsi un futuro professionale? E le aziende? Continueranno a nascondersi dietro la scusa della crisi oppure riprenderanno ad investire per recuperare competitività?
Proprio di questo si è discusso a Roma lo scorso martedì 26 novembre nel corso del convegno dal titolo “L’apprendistato in Italia per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”, tenutosi nella splendida cornice dell’Auditorium di via Vittorio Veneto.
Padrona di casa Adecco, agenzia per il lavoro leader in Italia e da tempo attiva nello sviluppo dei giovani talenti, unica vera risorsa su cui puntare per la ripresa economica.
Ospiti del dibatto, oltre alle note aziende Italiane Finmeccanica, Indesit e Eataly che hanno portato le loro testimonianze in tema di apprendistato, anche importanti esponenti delle Istituzioni quali Tiziano Treu e Giuliano Cazzola, Vice Presidenti della Sessione Lavoro rispettivamente del Senato il primo e della Camera dei Deputati il secondo ed il Sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali Carlo Dell'Aringa.
Ad aprire il convegno proprio il CEO di Adecco, Federico Vione che ha presentato i risultati della prima edizione del Global Talent Competitiveness Index (GTCI), una ricerca condotta insieme alla INSEAD, Business School leader nel mondo.
Federico Vione, CEO di Adecco
La ricerca, che misura la capacità dei singoli paesi di formare, attrarre e fidelizzare i giovani talenti, ha portato dei risultati molti interessanti.
Su 103 paesi analizzati, i primi 8 sono Europei, con la Svizzera al primo posto ed in generale i paesi del Nord Europa a fare la differenza.
L’Italia, per sorpresa di molti, è al 36° posto, in una posizione medio alta di classifica. Nonostante il 40% di disoccupazione giovanile (dato ISTAT) infatti, il nostro Paese risulta addirittura all’avanguardia in termini di "hard skills" (competenze tecniche).
Cosa c’è che non va quindi? Molto semplice, sebbene bravissime a livello teorico, le nostre scuole di fatto non formano i giovani al mondo del lavoro. Le cosiddette “soft skills” (competenze trasversali quali ad esempio problem solving, critical thinking, team working e tante altre..) infatti non vengono trasmesse ai giovani che sono assolutamente disorientati quando si approcciano al mondo del lavoro.
Le prime esperienze lavorative vengono fatte durante o nella maggior parte dei casi addirittura dopo l’università. Quando in Svizzera o in Danimarca un ragazzo di 24 anni è già adulto professionalmente parlando, in Italia mediamente deve ancora entrare nel mondo del lavoro.
Recentemente la London School of Economics ha pubblicato un’analisi a nome di Roberto Orsi secondo cui nel giro di 20 anni il nostro paese si troverà in una condizione di desertificazione economica.
Forse la previsione è troppo pessimistica ma sicuramente l’uscita del tunnel non è dietro la prossima curva. I risultati del GTCI evidenziano una stretta correlazione tra l’andamento economico di un paese ed il suo livello di attrattività sui talenti.
In questo contesto di estrema incertezza si inserisce l'apprendistato. Per recuperare competitività le aziende devono puntare su nuovi strumenti di flessibilità e farlo in un’ottica di medio/lungo termine.
Investire su giovani talenti attraverso questi contratti, significa formare le migliori risorse disponibili sul mercato secondo le proprie esigenze specifiche e ritrovarsi poi nel tempo delle persone non solo fedeli, ma anche altamente qualificate.
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Nonostante le diverse revisioni normative avvenute nel corso degli anni, dal Pacchetto Treu del 1997 alla Riforma Fornero del 2012, la risposta delle aziende sull’applicazione dell’apprendistato sembra ancora molto timida. Le agevolazioni fiscali infatti sembrano non bastare a compensare i vincoli normativi, primo tra tutti quello che vieta l’interruzione del rapporto lavorativo prima dei termini stabiliti dal contratto.
Grazie allo Staff Leasing però i sostenitori dell'apprendistato possono contare su un nuovo alleato. Fin da subito Adecco si è attivata per trarre il massimo da questo strumento e nel 2013 è riuscita nel difficile obiettivo di fare assumere 500 giovani in apprendistato.
Secondo quanto dichiarato dall'Onorevole Giuliano Cazzola, il Cnel ha ipotizzato uno scenario da qui al 2010 stimando che, per non peggiorare ulteriormente la situazione, il tasso di occupazione dovrà crescere dell'0,6% all'anno dal 2016 (non è previsto nessun incremento nei prossimi due anni) e ciò significa che bisognerà creare circa 500.000 nuovi posti di lavoro in più ogni anno.
La grande sfida è iniziata. Largo alle aziende che investono sui giovani!