E’ stata la notizia più chiacchierata della scorsa settimana: Angela Ahrendts, CEO del gruppo Burberry, entrerà a far parte della famiglia della mela nella primavera del 2014.
Si sa di lei che è una delle manager più pagate d’Inghilterra e che ha risollevato le sorti del luxury brand britannico per eccellenza.
Ma come mai Apple ha scelto proprio lei per guidare il suo retail online e offline?
Conosciamola meglio.
Moglie, madre, CEO
Angela Ahrendts nasce 53 anni fa in una piccola cittadina dell’Indiana. Subito dopo la laurea parte con un biglietto di sola andata per New York, determinata a sfondare nel mondo delle fashion companies.
Dopo alcune esperienze nel merchandising, a soli 29 anni diventa presidente di Donna Karan International per cui si occupa dello sviluppo internazionale tramite il licensing e la gestione del retail. In seguito entra a far parte dell’ executive board di Liz Claiborne (ora Fifth & Pacific) per poi passare a Burberry come CEO nel 2006 fino ad oggi.
Photo: Michael Hemy for BoF
La Ahrendts è un esempio positivo e costruttivo di donna manager: madre di tre figli, ha sposato l’amore della sua vita, conosciuto alle scuole elementari. A tal riguardo ha dichiarato: “Il mio lavoro è anche quello di dare il buon esempio. Qui [da Burberry] lavorano molte donne, e io ricordo sempre loro di essere prima di tutto delle madri. (…) Non voglio essere una grande CEO senza essere anche e prima di tutto una grande madre e moglie: questi sono tre lavori davvero importati”.
Il periodo Burberry
Angela Ahrendts ha raccolto il testimone da Rose Marie Bravo alla guida di Burberry in uno dei momenti più delicati per la storia del brand: una politica poco accorta di licensing aveva infatti causato uno svilimento della sua immagine elitaria e lussuosa. Nella metà dei 2000 il famoso motivo a quadri era ormai accostato unicamente allo stile dei chavs: una particolare tipologia di teenagers britannici, con bassa educazione ed estrazione sociale, famosi per le risse ed il consumo eccessivo di alcool e droga.
Angela Ahrendts ha definito tre provvedimenti fondamentali per contrastare il declino di immagine del brand:
- ha ritirato la maggior parte delle licenze di utilizzo del famoso pattern a quadri e ne ha ridotto la presenza nell’assortimento solo al 10% del totale;
- ha avviato delle campagne promozionali in cui sono state coinvolte personalità inglesi di spicco nel campo della moda, della musica e del cinema. Dimentichiamo i chavs: ora Burberry rappresenta il meglio dell’Inghilterra;
- ha spinto il brand a diventare il pioniere, nonché il best in class nello sviluppo di strategie di digital marketing. Oggi Burberry è il leading luxury brand su Facebook (con 16 milioni di fans) e su Twitter (con 2 milioni di followers).
Il bilancio dell’attività della Ahrendts da Burberry è più che positivo: il brand è ormai tornato ad essere il preferito delle fashioniste e di un certo tipo di clientela, e il primo semestre del 2013 è stato chiuso con un fatturato di 1,030 milioni di sterline, con un trend di crescita del 17%.
Apple: aspettative e rumors
Non stupisce che il colosso di Cupertino abbia scelto proprio la CEO di Burberry per guidare il proprio retail online e offline. Le due aziende infatti si sono sempre strizzate l’occhio in quanto a stima reciproca e collaborazioni.
Angela Ahrendts ha dichiarato infatti di avere “sempre ammirato l’innovazione e l’impatto dei prodotti e servizi Apple sulla vita della gente”, ed era risaputo che guardasse con un occhio particolare all’azienda come fonte di ispirazione. Infatti non ha mancato di mettere in atto delle collaborazioni importanti, come quella durante l’ultima London Fashion Week, in cui a Burberry è stata data la possibilità di utilizzare in anteprima l’Iphone 5s per catturare e condividere i momenti salienti della sfilata della collezione P/E 2014.
La Ahrendts è il terzo acquisto di Apple dal mondo del fashion negli ultimi mesi: prima di lei si sono uniti al team della mela anche Paul Deneve da YSL e Jay Blahnik da Nike. I rumors dicono che queste acquisizioni siano collegate all’attesissimo lancio di nuovi device “indossabili” quali l’Iwatch e i glasses, per i quali quindi ci sarebbe bisogno di know how proveniente dal mondo del lusso e della moda.
In realtà non bisogna dimenticare che Angela Ahrendts andrà a ricoprire il ruolo che fu creato inizialmente per Ron Johnson, che curò la start up e il lancio del progetto Apple store. Johnson veniva a sua volta dal mondo della moda, era infatti un dirigente di Target (catena di distribuzione americana). Il retail di Apple è quindi nato sotto il segno della moda, e si è sempre ispirato a quel mondo, per la vicinanza al consumatore e per il livello di servizio e di attenzione all’esperienza che spesso solo in quel campo si riesce a creare.
Attualmente gli Apple store sono i retail points con la redditività per metro quadro più alta in assoluto (60 mila euro per m2 contro i 44 mila degli store di Tiffany): riuscirà Angela Ahrendts a perpetrare questo successo e a continuare a nutrire di stile e innovazione una delle leve strategiche del successo del colosso di Cupertino?
Staremo a vedere. Nel frattempo, benvenuta Angela!