Photo Credits: Jim Wilson/The New York Times
Oggi, nel 2013, l'uso di Internet è parte integrante della quotidianità di ognuno di noi.
E’ diventato non solo uno strumento di comunicazione, di abbattimento delle distanze fisiche e temporali, di avvicinamento di culture ma una risorsa che permette di conoscere, accedere ad ogni informazione, dando all'utente la possibilità di essere aggiornato in tempo reale.
Sempre di più ormai, vediamo come il mondo e la nostra cultura si stiano evolvendo in stretto contatto con il mondo 2.0: Internet, i Social Network divengono quindi simboli consapevoli e visibili di una rivoluzione culturale e umana, che si manifesta nelle forme più svariate.
Storico esempio è ciò che è successo in Tunisia e in Egitto nel 2011, divenuto simbolo e possibilità di protesta ed emancipazione. Un Paese che si ribella usando la rete come luogo di visibilità delle relazioni sociali e delle vite, di denuncia contro un governo proibizionista e antiliberale. Rete quindi come specchio di visibilità di una solidarietà sociale, resa attiva in varie parti del mondo.
Oggi però questa risorsa rimane ancora inaccessibile a 2/3 della popolazione mondiale. Come fare quindi per rendere Internet uno strumento raggiungibile da tutti?
Ci pensa come Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook, che annuncia la nascita di Internet.org, una partnership globale di leader del settore tecnologico, organizzazioni no profit, comunità locali ed esperti tutti uniti per un’importante causa: rendere Internet di tutti.
Accessibilità, efficienza, modelli di business: questi le tre aree principali in cui i partner di Internet.org vogliono esplorare e rivoluzionare.
«Tutti connessi, ovunque» è lo slogan della campagna, perché «nessuno dovrebbe essere messo in condizioni di scegliere tra accesso a Internet o cibo e medicine; si uniranno le forze per sviluppare soluzioni tecnologiche utili a diminuire il costo del trasferimento dei dati a livello globale e rendere Internet accessibile alle comunità dove ancora non lo è», ha dichiarato Zuckerberg.
Tre sono, in sintesi, i principali obiettivi dei fondatori del progetto che annovera tra questi anche Ericsson, Qualcomm, MediaTek e Opera. Il primo è la realizzazione di strumenti più economici per l'accesso al web, tra cui gli smartphone; il secondo l'efficienza nella trasmissione dei dati; il terzo lo sviluppo di nuovi modelli economici che consentano alle aziende di offrire Internet a costi ridotti nei paesi interessati al progetto.
Il futuro è «l'economia della conoscenza», dichiara Zuckerberg, e sempre «più persone dovrebbero essere in grado di relazionarsi grazie al web». Proprio per questo «tutti hanno il diritto di essere connessi, la stessa possibilità di condividere le proprie opinioni e di esprimersi liberamente».
La domanda un po’ polemica a questo punto nasce spontanea: lodevole iniziativa umanitaria, o grande business?