Il marchio Gabetti con i suoi 50 anni di esperienza ha scritto la storia dell'intermediazione immobiliare in Italia.
Questo è il biglietto da visita di questo colosso italiano, il modo in cui si presenta sul panorama nazionale e internazionale. Il gruppo continua a far parlare di sè, ma non più per i suoi successi, bensì per la sua difficile situazione economica e i continui tentativi di risanamento. Ma come si è arrivati a questo punto? Quali sono le cause della crisi della Gabetti? Ripercorriamo le tappe dell'ascesa, la gloria e le prime difficoltà di questo storico gruppo.
Gabetti: Sulla via del successo
Erano gli anni'50 quando Giacomo Gabetti fonda a Torino la prima agenzia di intermediazione immobiliare. Vent'anni dopo, negli anni'80, Gabetti diventa una Holding e nel marzo 1990 viene quotata in Borsa. La crescita è al suo apice. Attraverso il progetto franchising la società espande la propria rete di agenzie su tutto il territorio nazionale, diventando così leader incontrastato nell'intermediazione immobiliare italiana.
Il successo aumenta e i piani industriali diventano sempre più ambiziosi (forse troppo). Dal 2006 si susseguono una serie di acquisti e fusioni con altre società finanziarie, di consulenza, quali l'Abaco Servizi per la gestione dei patrimoni immobiliari e La Gaiana. L'apertura al mercato estero è un passaggio naturale che porta la Gabetti Property Solutions a pianificare attività di investimento in Romania e negli Emirati Arabi e a firmare un accordo con la United Business Holding, che sancisce la nascita di Tree Real Estate, società di franchising immobiliare, il cui controllo viene acquisito interamente dalla Gabetti Property Solutions S.P.A nel 2011.
Sulla via della crisi
Difficile intravedere le prime incrinature in questa strada spianata verso il successo. Eppure la crisi di questa holding italiana non è un fenomeno recente, causato dalla difficile congiuntura economica che ha profondamente colpito il mercato immobiliare. I segni di una strada sempre più tortuosa sono arrivati nel 2007, proprio con le prime fusioni, acquisti e investimenti all'estero che hanno pesato sul conto economico del gruppo piuttosto che aumentarlo.
Dal 2007 ad oggi gli eventi si sono succeduti rapidamente.
Tre iniezioni di capitale, uscita di scena della famiglia Gabetti che ha lasciato il posto alla famiglia Marcegaglia ora in possesso del 61% del capitale e l'ultimo cambio al timone della società con l'arrivo di Fabrizio Prete.
Il nuovo assetto e le nuove direttive del management, che hanno portato a un riduzione del personale da 350 a 200 dipendenti e a una riduzione complessiva dei costi (inclusi gli stipendi dei manager) e l'investimento di 24 milioni di euro dello scorso luglio non sono bastati a risanare i 152 milioni di debiti.
Gabetti: verso la via d'uscita?
Sembrava quai fatta ed invece... ennesimo nulla di fatto per la holding che per la terza volta consecutiva non è riuscita a far approvare i conti 2012. Causa dello slittamento è la mancata conclusione della trattative con le banche per la rinegoziazione del debito e la ricapitalizzazione della società. A far saltare l'accordo con la Banca di Sondrio sono state motivazioni di carattere legale.
Nel caso di una mancata un'intesa con i creditori, l'unica strada che resta da percorrere è quella del concordato. Ma gli addetti ai lavori ritengono che non manchino più di 20 giorni per arrivare a un nuovo accordo.
Gabetti: crisi aziendale o crisi di sistema
La Gabetti non è l'unico colosso italiano a versare in una crisi economica che sembra senza uscita. Altre aziende, un tempo fiore all'occhiello dell'economia italiano stanno per chiudere i battenti. Tra i nomi altisonanti Richard Ginori, nota società di ceramiche che sembra abbia trovato il suo angelo custode in Gucci, Seat Pagine Gialle, (anch'essa sulla via del risanamento), Zucchi che, dopo un periodo turbolento sembra trovare una certa stabilità.
Accanto a queste vecchie glorie che a fatica affrontano la crisi vi sono marchi tutti italiani che dalla crisi hanno saputo trarre spunto per crescere e innovarsi come Cucinelli, Stefanel, Tod's e molti altri
Non so a voi, ma La domanda nasce spontanea! Le cause di questa diffusa crisi delle grandi società che hanno segnato la storia, vanno ricercate nella congiuntura economica nazionale e internazionale o piuttosto sono da attribuire a una cattiva gestione aziendale? L' interpretazione dei fatti mi è chiara, ma lascio che sia il futuro a rispondere per me.