I video online sono diventati una delle forme più valide di engagement, in quanto -se ben progettati- capaci più che mai di coinvolgere gli utenti e far sì che questi condividano con i propri amici i contenuti loro proposti, generando un buzz fondamentale per ogni realtà di business. Di questa grande opportunità si sono resi conto anche famosi fashion brand i quali, sia per aprirsi a nuove fasce di consumatori o per semplice esigenza competitiva, sempre più spesso introducono questo strumento nel loro marketing mix.
E così una comunicazione spesso riservata a target relativamente ristretti e mezzi più settorializzati (come giornali di moda o, nel mondo digitale, blog tematici) riesce ad arrivare facilmente sugli schermi di migliaia di utenti, che interagiscono su social e piattaforme di condivisione commentando video e promuovendo il brand. Un nuovo bacino di utenza non indifferente, dunque, al quale tuttavia è importante relazionarsi in modo adeguato, conoscendo l’ambiente web, le sue ‘regole’ e le sue prerogative.
Soprattutto quando si ha a che fare con ambiti sociologicamente rilevanti come risulta essere quello della moda (definibile, appunto in senso sociologico, come tendenza alla differenziazione o al conformismo), che portano con sè un bagaglio simbolico non indifferente e nei confronti dei cui attori, di conseguenza, si generano forti aspetttative di gusto e di valore, o, al contrario, maldisposizioni.
Esistono casi assolutamente eccellenti e di successo, in cui i brand sono riusciti a creare contenuti smaliziati, simpatici ed immediati, adatti dunque al pubblico sveglio e “senza fronzoli” della rete. Come ad esempio “Fingerboard” di Hermès, o il più recente promo di Lanvin (di cui la nostra Adele Savarese aveva parlato qui).
Recente anche "Holstee Manifesto", vision versione digitale del brand di abbigliamento "consapevole". Merito del successo in questo caso non è solo il particolare coinvolgimento emotivo attivato, ma anche l'utilizzo strategico dell'elemento che sta alla base della Rete: la collettività.
Vi sono poi casi in cui le aziende cercano creare una forte sintesi tra il marchio e i suoi prodotti e il lifestyle del creatore: in questo video animato Diane Von Furstenberg condivide i sui segreti per viaggiare leggere ed essere pronte ad ogni occasione.
'Fashion' non significa più, necessariamente, solo 'brand'. L’opportunità che la rete ha dato agli utenti di esprimersi, e diventare in alcuni casi veri e propri 'opinion leaders' del settore, ha fatto molti proseliti anche e soprattutto nell'ambito della moda (e la prima, grande dimostrazione ne sono le tante fashion blogger nate negli ultimi anni). Guardate ad esempio questo video di Wendy Nguyen che, grazie alla sua semplicità, simpatia ed utilità, ha riscosso quasi 10 milioni di views.
La regola è sempre la stessa: virali non si nasce, si diventa. Fondamentale rimane sempre il riuscire ad intercettare interessi e conversazioni delle 'voci della rete', creando contenuti adatti al web e non semplici trasposizioni dei commercial televisivi, spesso poco creativi e dominati da logiche un pò troppo abusate (come l'utilizzo dei testimonial). Content is king, ancora una volta.