RIM Blackberry, la storia di un brand danneggiato [CASE STUDY]

Cosa sta accadendo al brand Blackberry?

I profitti del gruppo proprietario RIM (Research in Motion) stanno crollando. Nell’ultimo trimestre la società canadese ha registrato un utile netto di 329 milioni di dollari in calo rispetto ai 797 milioni di dollari dello stesso periodo del 2010.

Eppure solo due anni fa RIM riusciva a combattere la crisi economica con facilità, Lady GaGa dichiarava di appartenere al Team BlackBerry e l’uomo più potente della terra, il presidente Barack Obama, parlava dell’importanza del suo dispositivo BlackBerry.

In quest’ultimo anno RIM ha subito ritardi nella produzione, il declino della propria quota di mercato e la più lunga serie di licenziamenti della propria storia aziendale.  A questo si è aggiunto il lancio disastroso del primo tablet, il BlackBerry PlayBook, di cui sono state vendute 200,000 unità nell’ultimo trimestre contro le  560,000 stimate dagli analisti di Wall Street.

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa è cambiato nella strategia globale del brand e quali sono i motivi che hanno portato all’erosione della sua quota di mercato.

Mamme & teenagers

Il cambiamento è iniziato quando l’azienda nel 2008 decise di estendere il proprio target, fino a quel momento confinato al mondo dei colletti bianchi: manager, CEO o membri del parlamento. In particolare si puntò alle casalinghe e ai teenager offrendo loro dispositivi intuitivi per accedere a Facebook e Twitter (con product placement ad hoc all’interno di film e serie tv).

Uno screenshot dalla serie tv "Gossip Girl"

Da molti osservatori la strategia di RIM è stata vista con sospetto, soprattutto nel Nord America, dove sono convinti che questo shift di target abbia causato un danno irreparabile a BlackBerry.

Bad Leadership

Altri credono che i problemi del brand BlackBerry provengano più che altro da una cattiva gestione da parte dei due fondatori di RIM, Mike Lazaridis e Jim Balsillie, che in questi anni hanno estremamente sottovalutato la concorrenza. A prova di ciò Business Insider ha raccolto diverse dichiarazioni dei due top manager di RIM degli ultimi anni:

Balsillie sull’iPhone a Febbraio 2007:

“E’ uno dei tanti nuovi entranti in un mercato molto affollato con tante possibilità per i consumatori […],ma non credo che cambierà molto per noi”

Mike Lazaridis sull’iPhone a Novembre 2007:

“Provate a digitare una web key sul touchscreen dell’ iPhone, è veramente un’impresa difficile. Non riesci a vedere quello che scrivi”

Lazaridis inoltre affermava che il successo dell’iPhone fosse il risultato dell’eccezionale Marketing della Apple e che nel momento in cui i consumatori si fossero trovati con l’apparecchio tra le mani avrebbero consapevolmente deciso di passare ad un dispositivo migliore, il BlackBerry di RIM.

Tecnologia

Ad oggi i prodotti BlackBerry sono considerati dai trend setter pesanti, fuori moda e assolutamente inferiori tecnologicamente rispetto ai suoi rivali della Silicon Valley.

Anche il lancio del Playbook, l’innovativo tablet da 7 pollici con tecnologia Adobe Flash, si è rivelato un fiasco perché carente di un ambiente di sviluppo adeguato (sono disponibili poche apps rispetto ad iPhone e Android).

Strategie di Marketing

Molti osservatori – tra cui Jennifer Evans dell’agenzia Sequencia Environics – sostengono che il problema alla base delle strategie di marketing di RIM sia il fatto che l’azienda non riesca a comprendere quali siano gli elementi del brand BlackBerry che creano maggiore fedeltà con i clienti.

Le carenze del marketing di RIM sono palesi in quest’ultimo spot tv del PlayBook, con la canzone “Flash” dei Queen, in cui ci si concentra esclusivamente sulla presenza di  Adobe Flash Player.

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E’ un atteggiamento sulla difensiva. È come se RIM dicesse: la cosa che abbiamo e che Apple non ha è Flash, quindi impazziremo per questo (letteralmente we’re going to go nuts with that) […] Ma a chi interessa?

Jennifer Evans dell’agenzia Sequencia Environics

Nonostante tutto questo RIM ci tiene a far sapere in un comunicato che BlackBerry rimane “uno dei più iconici e riconosciuti brand al mondo” e che il lancio della nuova linea di smartphone equipaggiati con il software QNX (lo stesso utilizzato nel PlayBook)prevista per l’anno prossimo darà nuovo lustro al brand consegnando ai consumatori un’esperienza più intensa che mai in termini di multitasking, email, apps e navigazione in rete.

Altro punto di forza delle future strategie di RIM è senza dubbio il BlackBerry Messenger(BBM) ad oggi la vera chiave di differenziazione rispetto ai competitors (già conta 45 milioni di utilizzatori).

Non ci resta che aspettare e vedere se le prossime strategie dell’azienda canadese riusciranno a convincere gli utenti a passare da iPhone a BlackBerry (o almeno a recuperare i clienti persi).

Did iu nou quanti strafalcioni imperversano in Rete? [VIDEO]

Ammettiamolo: non  sempre chi scrive sul Web è propriamente un letterato!
Diciamo pure che è estremamente facile imbattersi quotidianamente in errori (o anche orrori!) di grammatica, sintassi,  ortografia … o anche semplice ingenua ignoranza .

Spesso a scrivere contenuti raccapriccianti sono le stesse aziende che, invece, dovrebbero avere la finalità di presentarsi positivamente e di vendere i propri prodotti/servizi, con l’unico risultato di suscitare  grasse risate. Personalmente, al di là della smorfia divertita, mi domando come sia possibile avere ancora un atteggiamento così ingenuo in merito.

Proprio per evitare il verificarsi di casi simili a quelli nel video, Contenuti WEB offre servizi di scrittura per le attività online.
…e decide di autopromuoversi realizzando una parodia del celeberrimo  Did you know?, una serie di video virali sulla diffusione dell’ information technology e di cui vi abbiamo già parlato in passato.

Allora spazio all’autoironia e ammettiamo che qualche dubbio su come si scriva correttamente una parola lo abbiamo avuto tutti e gustiamoci il video con il suo inglese maccheronico e la serie di incredibili strafalcioni reperiti sul Web!

 

Marketing buono, marketing cattivo. Si può fare business e migliorare il mondo?

Uno dei libri che ho sempre consigliato a chi si occupa di marketing è No Logo di Naomi Klein.

Un articolo di Mafe De Baggis su Punto Informatico ci ricorda come il best seller della giornalista americana nel 2000 abbia sollevato un dibattito planetario sui traffici e i misfatti delle multinazionali, ma anche sullo strapotere delle marche diventate dei nuovi i “idoli” del contemporaneo.

Carlsberg, il guerrilla che terrorizza le coppiette al cinema [VIRAL VIDEO]

In genere tutte le pubblicità di birra seguono la stessa scia: quella dal gusto più dissetante, quella che sponsorizza l’evento sportivo più in voga, quella da bere in compagna degli amici…. ma Carlsberg ha superato ogni genere di convenzionalità con questa brillante azione di guerrilla.

Si tratta di una serata al cinema, direi quasi “horror”, piena di uomini pericolosi e minacciosi che occupano tutti i posti a sedere…tranne due, riservati per le povere vittime di questa splendida campagna; coppie completamente ignare di quello che troveranno in quella sala.

La maggior parte delle vittime non trova il coraggio di sedersi in quell’aria così tetra….per il resto, vi auguro una buona visione! Voi cosa avreste fatto al posto delle ignare coppiette?

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Cream: ecco come funziona, dai tool ai report

La scorsa settimana vi abbiamo introdotto brevemente a Cream e al mondo del montoring della reputation online.
Oggi cerchiamo di andare ancor più all’interno della piattaforma sviluppata da Cribis, per capire come funziona e che genere di vantaggi concreti può portare alle aziende.

Come mostrato nel video sotto, Cream si avvale di un sistema piuttosto semplice di gestione e reportistica.

Il primo passo consiste nell’impostazione delle keyword che vogliamo monitorare: Cream – grazie al crawling delle 12000 fonti che ne compongono il database – comincerà a raccogleire ed analizzare i risultati pertinenti alle chiavi di ricerca inserite.

Il primo outcome consiste infatti in un report quantitativo che dà conto del volume di conversazioni generatesi intorno alla parola chiave monitorata.

Con Cream è inoltre possibile analizzare più keywords in modo comparativo: ciò significa che di fatto è possibile monitorare sempre l’andamento del proprio brand rispetto ai competitors.

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All’analisi quantitativa si aggiunge poi quella di contesto, dimensione che più delle altre determina la valutazione qualitativa degli impatti sulla visibilità del brand.
Concetti, persone e tag correlati alle nostre keyword danno una chiara idea della percezione e della posizione del nostro brand.

A queste analisi si aggiunge anche quella del sentiment, che fornisce un’analisi di come si stia parlando del brand online e dell’atteggiamento degli utenti nei suoi confronti.

Infine, è possibile creare dei report che aggreghino più keywords selezionate contemporaneamente.

In sintesi, Cream riesce ad unire la solidità di un’analisi quantitativa ad una più ampia valutazione del contesto e del sentiment intorno al brand.
Ciò significa che un monitoraggio di questo genere può generare un vantaggio competitivo per le aziende poiché consente di correggere (o di perseverare) la strategia di (comunic)azione messa in campo.
Al tempo stesso, comunque, offre  l’opportunità di avere costantemente sotto controllo il sentiment degli utenti e quindi la percezione che essi hanno del brand.
Si tratta di feedback che – se automatizzati, come avviene con Cream – possono trasformarsi in dati preziosi ed in effettivo engagement con gli utenti.

Parlare la stessa lingua dei fan, nello stesso contesto equivale a colmare la distanza tra azienda e utente e ad abbattere le barriere mentali di penetrazione del marketing, oltre che a costruire un rapporto con gli utenti che passa anche attraverso l’analisi del loro sentiment nei confronti del brand.

Un piccolo browser chiuso in un altrettanto piccolo tablet promette di rivoluzionare il modo in cui navighiamo in rete grazie al cloud computing. Pronti alla nuova mossa di Amazon?

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Amazon Silk e la rivoluzione del browser in cloud

Mentre tutti aspettavano l’annuncio di quel nuovo Kindle in grado di impensierire l’iPad di Apple, ecco che Jeff Bezos tira fuori non solo una nuova linea di e-reader ink-touch e un tablet che promette scintille (ok, si chiama Fire… potevo inventarmi qualcosa di più creativo) ma spiazza tutti presentando un piccolo gioiello di tecnologia che promette di velocizzare – se non rivoluzionare – l’esperienza del web in mobilità offrendo contenuti e prestazioni anche su device che per loro natura sono pensate per tutto tranne che per le performance da competizione.

Amazon Silk – questo il nome del piccolo mostro – è il browser in dotazione al Kindle Fire sviluppato direttamente da AWS (Amazon Web Services). L’architettura dell’applicativo è peculiare perché splittata in una serire di sottosistemi allocati in parte in locale sul il device e in parte sui sistemi Amazon EC2.

Ogni volta che si carica una pagina, il sistema decide cosa caricare in loco e cosa invece imputare ai server remoti. Il risultato è strabiliante. Potendo contare sulle prestazioni e la potenza di un sistema di calcolo distribuito in cloud, il device lascia tutto il lavoro sporco ai “server” preoccupandosi di mostrare in totale agilità il risultato finale (la nostra bella pagina web).

Stando a Mashable, che ha seguito la presentazione dei nuovi prodotti, pare che il nuovo browser sia riuscito a caricare 53 immagini statiche, 39 file dinamici, 30 file javascript e 3 file flash in una manciata di secondi!!!

Le chicche non sono finite. Uno speciale algoritmo predittivo permette al browser di capire i comportamenti di fruizione degli utenti e di precaricare i “contenuti preferiti” prima ancora che si sia cliccato sul tab relativo.

Per fare un esempio: tutte le mattine visitiamo il sito di Ninjamarketing. Scorsa la homepage, come sempre clicchiamo su tech per leggere tutte le ultime novità in fatto di technologia.  Silk è in grado di riconoscere (!) e apprendere questa nostra passione, così ogni qualvolta arriviamo su Ninjamarketing.it, il browser procede già a caricare anche i contenuti della sezione tech per averla pronta al nostro clic.

Silk – seta in inglese – pare sia stato scelto come nome per via delle caratteristiche del tessuto: per via della sua stessa composizione, un sottilissimo filo di seta può un invisibile quanto robusto  legame tra due oggetti. Non male come associazione.

Non vedo l’ora di metterci le mani. E voi? Pensate di comprare il nuovo tablet di Amazon?

La tipografia tattile unisce le parole con la creatività

A volte le opere più belle e interessanti nascono da semplici riflessioni interiori, da intuizioni che innescano quel processo creativo da cui la mente attinge quando è in pieno fermento. Questo è esattamente ciò che è successo a Dominique Falla un’ artista che lavora utilizzando una varietà di supporti “tattili” grazie a cui combina creazioni digitali con  uscite analogiche per diverse mostre ed esibizioni.

Da questi presupposti nasce il progettoWe are all a Part of the Same Thing” con cui Dominique vuole rappresentare l’interconnessione presente tra le persone, spesso infatti molti credono di essere separati dal resto del mondo, dalle altre persone, l’artista invece è convinta che tutti noi in un modo o nell’altro abbiamo un legame, seppur apparentemente invisibile, e grazie a questo legame, rappresentato in questo caso da una moltitudine di spaghi colorati, tutti gli individui insieme possono creare qualcosa di veramente bello e importante.

Questa idea nasce dalla scelta di partecipare al concorso Positive Posters un’organizzazione no-profit che, insieme a una grande comunità di designer, si propone di sensibilizzare positivamente l’opinione pubblica internazionale sulle tematiche di problemi sociali globali grazie alle creazioni dei partecipanti al concorso.

La tecnica usata per l’opera di Dominique si chiama Tactile typography, l’artista ha posizionato dei chiodi su piano, dando la forma delle lettere, e l’intera frase è visibile grazie agli spaghi colorati che circolano intorno alle lettere. I colori scelti rappresentano un ulteriore legame presente tra gli inividui, dato da un insieme omogeno di questi stessi differenti colori che formano uno splendido spettacolo.

Vi mostriamo ora le fasi del progetto.

Advertising: Ascesa del Media Mobile [INFOGRAFICA]

Questa infografica mette a confronto la crescita degli investimenti in advertising tra il 2009 e il 2010 su diversi media. Il media mobile phone conquista con il 75% la cima della classifica, seguito da social media con 32%, internet 14%, TV 11%, radio 9%, outdoor 2% e riviste 1%. L’unica diminuzione degli investimenti è nei quotidiani con -7%.

Altro dato interessante è la durata della sessione media d’uso, per un’applicazione mobile circa 4 minuti rispetto a 1 minuto di un sito web. Un nuovo punto a favore per il mobile marketing che risulta coinvolgere di più gli utenti e che può contare sulla crescita giornaliera di un 1.000.000 di utenti!

Infografica Advertising vecchi e nuovi media

via Microsoft TAG

 

Jedi kitten: i gattini jedi colpiscono ancora [VIRAL VIDEO]

Gattini virali? ritornano sempre!
Ormai un classico dei video virali i gattini continuano ad accumulare visualizzazioni su visualizzazioni .
Ecco un video tra il tenero e l’ironico che cavalca l’onda di una delle serie di maggiore successo di tutti i tempi.

Il risultato lo potete immaginare: boom di visualizzazioni!

Tenerissimi gattini pilotano le inconfondibili astronavicelle di Star Wars per poi sfidarsi in un duello a suon di spade laser, seguito del già cliccatissimo video dove però i gatti si ritrovano ad interpretare la scena cult della saga cinematografica.

E che il viral sia con voi 😉

Google: gli effetti su memoria e apprendimento [INFOGRAFICA]

Oltre che sul posizionamento dei vostri siti web, Google e la marea di tools che ne compongono l’universo stanno rimodulando la nostra memoria ed il nostro apprendimento.

Lungi dal tratteggiare scenari apocalittici fatti di essere umani inebetiti intenti a stralunare gli occhi davanti al nuovo Doodle del giorno, siamo di fronte a un cambiamento piuttosto interessante rispetto al modo in cui oggi cerchiamo le informazioni, le cataloghiamo e ci confrontiamo con esse.

Gli hard disk hanno sostituito i libri come detentori del sapere (li immagazziniamo qui i nuovi dati, no?) e la nostra capacità di elaborare concetti profondi pare addirittura affievolirsi (ragioneremo tutti per keyword e tag?).

Curiosi di saperne di più? Vi rimando a questa infografica:

Trovata qui