"Cambiamo il mondo, una storia alla volta": il progetto ambizioso di ShinyNote [STARTUP HUNTING]

Iniziare a scrivere di ShinyNote non è facile. Il motivo è per me molto semplice. Le storie raccontate all’interno del sito sono storie rdi speranza, sono i messaggi di chi in maniera più o meno visibile cerca di contribuire attivamente, con il proprio tempo e con il proprio denaro al miglioramento della società che ci circonda. Sono quindi storie importanti, e sono storie positive.

Qualcuno l’ha definito il “Facebook della bontà”, dove però il LIKE si è trasformato in ABBRACCIO.

Il terzo settore notoriamente soffre in prima persona i tagli della Politica, è inoltre sottoposto ai continui ritardi delle Amministrazioni Pubbliche. Per questo, da anni, è diventata una necessità ancora più evidente, sia il farsi conoscere, sia il rapporto con il profit, che coopera spesso attivamente nel no profit.

ShinyNote, progetto di Roberto Basso e Fabrizio Trentin nasce come punto di incontro tra chi fa e chi vorrebbe fare del bene. La società è nata nel luglio 2010 dopo un periodo preparatorio ed è localizzata nella zona di Brescia, dove gli uffici di ShinyNote sono stati ospitati da Evoluzione Telematica che ne cura il sito.

Un sito che viene diviso in tematiche: salute, emergenze, ricerca scientifica, diritti umani, ambiente, arte e cultura, sport e tempo libero. Nella home ci sono diverse finestre corredate di immagini e titoli, e cliccando su ognuna è possibile leggere la storia che ci è stata donata. 

Quelle che ho avuto il piacere di leggere sono diverse. Partono tutte da un punto in comune: raccontare. Che sia poi sui rifugiati del Congo e dell’associazione che aiuta i diversamente abili nella Brianza non ha importanza.  In questa rete sociale è possibile partecipare attivamente, abbracciando e commentando un’iniziativa.

Un luogo di incontro non solo con le grandi aziende, ma anche con il singolo cittadino. Tra le modalità di aiuto è possibile anche offrire il proprio tempo libero all’associazione prescelta, con attività di volontariato, e perché no, anche magari semplicemente conoscere quali sono le associazioni che lavorano sul tuo stesso territorio.

Il gioco è nel come comunicare: sarà lì racchiusa la sfida di chi cerca il supporto della società. E ora, che i costi di comunicazione classica del no profit non bastano più o sono diventati troppo elevati, è giusto utilizzare il web e i social network. 

Da uno scambio di e-mail con il gentilissimo Simone Fogliata, community manager di ShinyNote, abbiamo il piacere di anticipare che prima dell’estate si provvederà per  l’attivazione del sistema di raccolta fondi che permetterà alle organizzazioni no profit di finanziare i propri progetti in ShinyNote.

Ciò che lo contraddistingue da Jumo,  ideato dal co-fondatore di Facebook Chris Hughes, è che qui viene rafforzato la centralità della storia, proprio come sostiene il loro motto: “Cambiamo il mondo, una storia alla volta”.

Sul sito potete richiedere l’invito per leggere le storie, invito accessibile a tutti coloro che faranno richiesta tramite la compilazione di un breve questionario,  ma nel frattempo potete seguire ShinyNote su Facebook e Twitter.

E voi? Siete pronti ad aiutare o abbracciare una storia? 🙂

GrandPrix advertising strategies, l'evento Italiano dedicato al mondo della comunicazione

Il 28 marzo chiuderanno le iscrizioni al GrandPrix – lo storico e prestigioso appuntamento italiano dedicato al mondo della comunicazione, giunto quest’anno alla sua XXIV edizione.

Perché si vince

Il carattere distintivo del GrandPrix è fare focus sulla strategia di marca, valorizzare l’eccellenza nel posizionamento e nella piattaforma di comunicazione e il gioco di squadra azienda/agenzia/centro media.

Come si viene selezionati

È il solo premio, in cui la classificazione delle campagne evidenzia non solo le nude merceologie, bensì i progetti completi, declinati nei diversi mezzi utilizzati, all’interno dello scenario d’azione. Contano la posizione competitiva della marca e il livello di pressione pubblicitaria nelle categorie.

Chi sceglie e assegna i premi

Il Comitato di Preselezione, formato da direttori marketing e pubblicità delle principali aziende investitrici, ha il compito di designare i vincitori per ciascuna categoria che concorreranno, tra l’altro, all’assegnazione del GrandPrix finale. I vincitori di categoria, oltre ad aggiudicarsi il premio di categoria, formano la ‘Short List’ che viene votata da tutto il pubblico partecipante alla serata conclusiva per l’assegnazione del GrandPrix.

Quest’anno inoltre il GrandPrix si arricchisce di una nuova categoria dedicata alle campagne internazioni con declinazione anche italiana: Think Global.

Affrettatevi guerrieri, la chiusura delle iscrizioni è quindi fissata per il 28 marzo, sono ammessi i lavori realizzati da marzo 2010 – marzo 2011. Per tutte le ulteriori informazioni visitate il www.grandprixpubblicitaitalia.it e scaricate il bando.

La campagna anti nucleare di Greenpeace: quando la cronaca rafforza l'advertising

Cronaca e advertising spesso non vanno d’accordo.
E così capita che campagne pubblicitarie programmate da tempo debbano essere spostate o cancellate a causa di improvvisi eventi di cronaca che le fanno divenire non più opportune, magari perché i testimonial diventano protagonisti di vicende d’attualità a dir poco imbarazzanti (si veda per esempio il caso celebre di Tiger Woods).

Poi ci sono volte in cui, come in questo caso, a causa degli eventi di cronaca una campagna pubblicitaria diventa più attuale che mai.
Da Gennaio, Greenpeace ha fatto partire la propria campagna multicanale contro il nucleare in Italia: 4 versioni per la carta stampata, 2 spot (30 e 60 secondi) e uno spot radiofonico di 30 secondi.

 

Forse la campagna nei suoi primi mesi di vita è passata inosservata a molti. Ma siamo sicuri che, a causa del tragico incidente nucleare occorso in Giappone, si tornerà a parlare molto delle ragioni del gruppo no-profit ambientalista.

Vogliamo riproporvi la campagna anche qui.

Intanto, Greenpeace una piccola vittoria l’ha già ottenuta: lo spot a favore del nucleare promossa da Forum Nucleare a partire da dicembre a cui la campagna di Greenpeace voleva dare risposta, è stata bloccata dal Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria in seguito alla denuncia per ingannevolezza mossa da Greenpeace stesso.

"Nucleare. Molto più che una promessa, un debito."

Nucleare. A un passo dal futuro. A due da casa tua.

Nucleare. L'affare di oggi. Il bidone di domani.

Nucleare. Un grande obiettivo per noi. Un grande obiettivo per il terrorismo.

.Xxx, via libera ai domini per i siti a luci rosse

Da qualche giorno, l’ICANN ha ratificato l’approvazione dei domini di primo livello .xxx.
I nuovi indirizzi dovrebbero entrare in commercio entro poche settimane (secondo trimestre dell’anno). L’ICM Registry, società consorziata con l’ICANN, ha già iniziato a raccogliere oltre 230.000 “prenotazioni”, che intende vendere a circa 60 dollari l’una.

Ad ostacolare la nascita di questa nuova estensione dedicata esclusivamente al mondo pornografico sono proprio quelli che di tale settore sono gli interpreti principali, secondo cui l’utilizzo di tale tipologia di domini sarebbe poco vantaggioso, se non del tutto inutile.
Si sono riuniti a San Francisco in un meeting per protestare contro il pagamento di questi domini, che secondo loro saranno solo dei redirect verso i loro numerosi siti già presenti sul web.

Resteranno rigorosamente fuori dalla porta tutti gli aspiranti che non avranno le dovute credenziali di appartenenza al porno-business, mentre le aziende del settore avranno la possibilità di riservare i domini XXX desiderati così da “proteggere i propri brand e i diritti di proprietà intellettuale” attraverso di essi.

Questa soluzione sembra non far felici le major del settore, ma la decisione dell’ICANN sembra irrevocabile ormai. Secondo quest’ultima, si vigilerà meglio sui contenuti dei siti in questione evitando soprattutto la pedopornografia.

Perché Kinect batte Playstation Move 5-1 [VIDEOGAMES]

Michael Patcher, analista per Wedbush Morgan, ha divulgato qualche giorno una interessante statistica che aggiunge altra legna al fuoco sempre accesso del duello tra Sony e Microsoft concentrando l’attenzione sulle due nuove (si fa per dire) periferiche di gioco abbinate a Ps3 e Xbox 360.

Pare infatti, secondo Patcher, che stando alle stime di vendita di NPD, meno di un quinto delle PS3 vendute includevano la confezione bundle con Move, la periferica WiiMote-like, mentre più dei 2/3 del totale Xbox 360 venduti includeva una confezione bundle con Kinect. Stando a questi numeri la proporzione è di 5 Kinect venduti ogni Playstation Move piazzato da Sony.

C’è che fa notare, che Kinect e Move siano comunque venduti anche separatamente, cosa che Patcher sembra non considerare. Tuttavia, il dettaglio pare poco importante se si tiene conto del fatto che Kinect ha battuto tutti i record entrando di fatto nel Guinness dei Primati come  “fastest-selling consumer electronics device” mai approdato sul mercato.

Girando in Rete, tra i tanti botta e risposta, l’analisi più interessante che ho trovato è quella di Mary Oxford che riassumo qui di seguito:

1 – Kinect e Move sono due periferiche diverse: la prima è un controller hand-free; la seconda si basa sull’utilizzo di sensori di movimento simili per molti versi a quelli a cui Wii di Nintendo ci ha abituati;

2 – La familiarità è controproducente per Sony. Un controller che sa di già visto non aggiunge niente a quanto fin qui visto e lascia i giocatori con ancora più voglia di mettere le mani su un fantomatico Wii 2 o Wii HD (che è ormai nell’aria e ufficiosamente confermano – secondo molti sarà possibile vederlo addirittura tra qualche mese al prossimo E3) più che su un clone di qualcosa che si ha già e che si usa poco;

3 – Sony ha commercializzato Move come il motion controller per hard-core gamers sottovalutando il fatto che molti di quei gamers oltre a essere stanchi della famosa quanto inutile dicotomia (leggere A casual Revolution di Jesper Juul aprirebbe la mente a quanto ancora si affannano a cercare le ragioni di un distinguo inesistente), hanno già provato un controller simile (sempre Wii) decidendo di metterlo da parte in favore del classico pad;

4 – Dall’altra parte, Microsoft ha abbracciato la tattica che fu già di Nintendo rivolgendo periferica e giochi come Kinect Sports, Kinectimals, and Dance Central a un pubblico casual che era rimasto lontano da una Xbox 360 vista come la dimora degli sparatutto e che si dimostra ancora ben disposto verso quello che è considerata come una piccola novità.

A mio avviso, i motivi di tanto successo sono il frutto di una efficace strategia di marketing condita da tanto hype (la comparsa all’Oprah Winfrey Show, la massiccia campagna mediatica per piazzare il device come il regalo must-have del Natale 2010) dato che le performance di Kinect fanno pensare a una evoluzione poco rivoluzionaria rispetto alle “meraviglie” dell’Eye Toy di Sony.

Lag, problemi di luce e lo spazio necessario per usare la periferica – e la cronica carenza di giochi capaci di sfruttare davvero le implicazioni di un “nuovo controller” (i possessori di Nintendo Wii e dell’immancabile polvere sanno bene di cosa stia parlando) – fanno desiderare l’arrivo di un Kinect 2 in grado di offrire qualcosa di più concreto dell’ennesima rivoluzione.

Paradossalmente i sussulti più interessanti arrivano fuori dall’industria videoludica in quel limbo in cui ricercatori e hacker si muovono pensando ad applicazioni pratiche cui Microsoft sembra guardare con interesse.

Registriamo il 5 a 1 e vediamo cosa succederà. Nell’attesa vi lascio con questo esilarante video che spiega meglio di Patcher e in maniera sicuramente più divertente le differenze tra le due periferiche 🙂

Buona partita, cari ninja!

Fourgraph.me: come creare l'infografica del tuo Foursquare

Abbiamo trovato un curioso strumento che permette a qualsiasi utente di vedere la propria infografica del profilo di Foursquare.

Il servizio si chiama Fourgraph.me e il suo funzionamento è davvero semplicissimo. Basta loggarsi tramite Foursquare e immediatamente avrete una rappresentazione grafica del vostro utilizzo della piattoforma  di geo-localizzazione: io: totale di check-in, badge raccolti, tips condivisi, amici.
La “chicca” è che vi comunica la vostra tipologia di utente. La classificazione è basata sulla distinzioni di  Everett Rogers fra innovators, early adopters, early majority, late majority, laggards.

Questa è la mia infografica:

P.S. Io sono early adopter 😉  e voi?

Terminix te lo dice con gli scarafaggi [VIDEO]

Terminix, servizio di controllo dei parassiti, per dimostrare come gli scarafaggi possano essere portatori di batteri come l’Escherichia Coli ha deciso di installare un scritta a caratteri cubitali piena di scarafaggi vivi. Un messaggio d’impatto che farà sicuramente inorridire moltissime persone.

Trovato qui.

Fubles fa goal con 300.000 Euro. Il racconto del CEO Mirko Trasciatti [INTERVISTA]

Molti di voi conosceranno già Fubles, il social network che offre una piattaforma facile, pratica e gratuita per coordinare gli organizzatori di partite sportive di tutti i generi e coloro che cercano un match a cui partecipare nella propria zona geografica.
Ninjamarketing se n’è occupata nel 2009, in questo articolo.

Fubles è oggi una delle communities sportive più attive in Europa, con 25.000+ utenti e 7.000+ match giocati. Ma se già questo vi sembra un traguardo eccellente, non avete sentito l’ultima. Fubles ha infatti ricevuto pochi giorni fa un finanziamento di € 300.000 da una cordata di investitori del venture capital italiano.

La notizia è già stata diffusa da testate prestigiose, come Il sole 24 ore e Techcrunch Europe, ma sempre dando tutto il risalto all’informazione finanziaria senza mettere a fuoco la grande avventura umana che c’è dietro un risultato del genere.

Per questo motivo Ninjamarketing ha oggi il piacere di riprendere la notizia insieme a Mirko Trasciatti, CEO di Fubles, che ci guiderà nel dietro le quinte che sta dietro una conquista di questa portata.

Ciao Mirko, e benvenuto su Ninjamarketing.

Ciao Ale, Grazie per averci con voi!

Ciò che è successo a Fubles, e a tutto il team che ci sta dietro, è qualcosa di grande; riassumere tutto un mondo di emozioni, lotta, sacrifici, impegno, dedizione, in un semplice bollettino è davvero troppo riduttivo. Aiutaci a vedere quello che c’è dietro il risultato e a guidare gli aspiranti startuppers che ci leggono nell’intraprendere il vostro stesso percorso.
Per cominciare: da quando avete iniziato a pensare alla ricerca di finanziamenti venture capital? Quali necessità vi hanno spinto in quella direzione?

Io e gli altri membri del team conoscevamo il mondo del Venture Capital un po’ per formazione un po’ per forma mentis.
Abbiamo guardato con interesse al “capitale di rischio” fin da subito e per un semplice motivo: dietro ad una storia di successo del web, oltre all’idea, al team ed all’execution c’è spesso e volentieri un investitore che si allea al progetto fornendo non solo i fondi ma anche slancio e struttura.
Vorrei sottolineare che non abbiamo mai guardato al finanziamento come ad una necessità ma come ad un’opportunità.
Ci siamo rivolti agli investitori con una formula molto chiara: “Fubles funziona, piace ed è sostenibile. Con maggiori risorse finanziare potremmo dedicare il team a tempo pieno per perfezionare il prodotto e crescere la community permettendo a Fubles di scalare meglio e di più.”
Nel suo piccolo Fubles è profittevole e la community cresce spontanea per passaparola. Sapere che migliaia di italiani hanno giocato oltre 7.000 partite fra perfetti sconosciuti senza bisogno di un arbitro… è una cosa pazzesca.

Working Capital, Mind the Bridge, non siete certo stati con le mani in mano; che strategia avete studiato per la ricerca di capitale? Che tappe avete seguito?

Più che di strategia potremmo parlare di atteggiamento. Ci siamo dedicati sopratutto al prodotto con un occhio sempre rivolto ad iniziative ed opportunità che ci permettessero di intrecciare nuove conoscenze e dare visibilità al nostro progetto. Abbiamo cominciato a rendere sistematica la nostra passione per le Startup e per il Venture Capital. Si comincia mappando tutti i player del settore e si continua raccogliendo, filtrando e facendo circolare internamente informazioni e formazione.

Consigliereste lo stesso percorso ad altri startuppers? E in generale, come occorre prepararsi per cercare fondi? I circoli da frequentare, le persone da conoscere, le porte a cui bussare.

Raccogliere capitali esterni non deve essere visto come un passaggio obbligato né come un titolo di merito nel cursus honorum di una startup. L’Italia è il paese in cui ottieni un mutuo solo se dimostri che potresti farne a meno. Un discorso simile, ahimé vale anche per il capitale di rischio. Ecco perché la soluzione più sicura per attrarre capitali è quella di avere un prodotto che cammina con le proprie gambe.
Se ci fosse una ricetta per fare startup forse comincerebbe così: trovate un’idea per cui perdere la testa. Trovate altre persone in gamba che hanno avuto lo stesso colpo di fulmine e che magari hanno competenze complementari alle vostre. Unitevi e partorite insieme un prototipo nel piu’ breve tempo possibile. Buttatelo in mare per vedere se galleggia e poi… vedrete che avrete una gran voglia di insegnargli a nuotare!

Tra le modalità di finanziamento alternative al venture capital il crowdfunding è sicuramente una delle più note; esempi come Kickstarter mostrano come possa essere facile connettere in modo diretto la propria idea con un utente finale che diventa parte attiva della sua realizzazione. Quali sono le tue considerazioni in merito?

E’ capitato spesso, dopo una partita, di sentirci dire “cavolo ma è possibile investire in Fubles?”. Sicuramente uno dei migliori complimenti che si possa ricevere.
L’idea di proporre ai nostri stessi utenti di finanziare Fubles in una logica “crowd” è rimasta tuttava solo una fantasia. Ci hanno frenato la complessità e il dubbio che non sia una via tanto facile da percorrere legalmente.

Si dice che ogni startup per avere una vera crescita debba imparare a convivere con l’insuccesso. Quante volte vi hanno detto no? Qual è l’occasione, se ce n’è stata una, in cui avete creduto di non potercela fare?

La storia di Fubles è costellata di no. Non si parla solo di investitori ma anche di utenti che non si registrano, di centri sportivi che non si interessano, di brand che non ti considerano.
Abbiamo cominciato a proporre Fubles quando ancora avevamo qualche migliaio di utenti, poche partite a settimana e sopratutto un veste grafica non proprio accattivante. Abbiamo preso dei gran bei due picche spesso anche meritati… ma sempre con una faccia tosta da oscar. 🙂
Chi ci ha conosciuto, ha potuto vedere che nonostante tutto abbiamo tirato dritto e siamo andati avanti, determinati a migliorarci e rispettare tempi e obiettivi che ci siamo di volta in volta prefissati.
Ognuno di noi singolarmente ha passato dei momenti di sfiducia ma non c’è mai stato un momento di sconforto collettivo.
Se qualcuno ha avuto il dubbio di non essere all’altezza, di non riuscire a fare in tempo, di aver fatto la scommessa sbagliata… questo dubbio ha finito per infrangersi nell’ottimismo degli altri del team. Una specie di volano motivazionale.
Certo che quando vedi il conto corrente ai livelli di guardia… 🙂

Per una startup aggiudicarsi un investimento venture capital è l’obiettivo finale o solo l’inizio di una nuova, più intensa fase di lavoro?

Chi vede il finanziamento come l’obiettivo finale probabilmente non è un imprenditore ma un aspirante dipendente. Altro che punto di arrivo, sappiamo perfettamente che la strada e’ ancora tutta in salita.

Avete ricevuto il vostro finanziamento da una cordata di investitori con diverse esperienze e backgrounds. Parlaci di loro, e del rapporto che è nato tra le due parti.

Il primo contatto che abbiamo avuto è stato con Elserino Piol e Oliver Novick: semplicemente illuminante. A differenza di altri nel settore, hanno saputo disinnescare la classica diffidenza reciproca che sorge tra VC e novelli imprenditori.
Ci siamo incontrati 7-8 volte prima di raggiungere un accordo, dopodiché abbiamo smesso di negoziare e si è cominciato a lavorare sulla contratto e sulla ricerca di altre persone disposte a partecipare alla cordata. C’e’ un momento preciso in cui ti accorgi che l’investitore cessa di essere la controparte e comincia ad affiancarti.
E’ stato in questo momento che siamo riusciti a coinvolgere Carmine Giangiulio, alto dirigente in Unicredit, Marco Magnocavallo, fondatore di Blogo, Giannandrea Cherubini, partner e fondatore di un fondo di private equity. Tre “ragazzi” con esperienze e vissuti molto diversi che ci stanno già dando una bella mano anche nel day-by-day.

Credi esista una sfiducia di fondo da parte degli startuppers verso il venture capital? Nell’ambiente si riscontra una certa esitazione, legata soprattutto al timore di incorrere in condizioni contrattuali svantaggiose per la startup. Cosa ne pensi e qual è la tua esperienza in proposito?

E’ un tema delicato a cui e’ difficile rispondere. La sfiducia c’è ma e’ sostanzialmente reciproca. Una forma di insana contrapposizione tra le anime di uno stesso ecosistema alla cui base c’è la diffidenza. Da un lato pochi e giovani fondi di Venture Capital che non possono vantare chissà quali stelle nelle loro scuderie ma che però hanno tempi di decisione, chiedono quote e offrono rounds che non sono competitivi nell’arena globale.
Dall’altra, troppi giovani (mi dispiace dirlo) con poca esperienza e preparazione, con scarsa propensione al rischio e al sacrificio e che a volte sembrano aspettare l’assegno prima di mettersi davvero in gioco.
Alla fine la sensazione è che i VC italiani siano tentati di fare “vulture capital” per non doversi fidare del team in cui investono e i giovani di aspettare a buttarsi per non essere presi per fame. Questo e’ un circolo vizioso che in qualche modo nel nostro caso siamo riusciti a disinnescare.

Arrivare al finanziamento che avete ottenuto dev’essere stato un percorso lungo e accidentato: riunioni, trattative, trasferte, e-mail, telefonate, e tanta speranza. Ci vuoi raccontare come avete vissuto il periodo prima di arrivare all’accordo finale?

Le trattative per arrivare all’accordo sono state intense. Un’esperienza che rappresenta un concentrato di startup life. Contratto di investimento, clausole, milestones, assetto organizzativo. Tutti, nessuno escluso, siamo stati coinvolti su ogni punto. La cosa ha messo sotto pressione il team ma e’ servito a capire chi fra noi era pronto a fare il passo.

Come avete ricevuto la notizia del finanziamento? Come l’avete comunicata tra voi e tra amici, colleghi, conoscenti?

Ricevuto la notizia? 🙂 Per citare un grande del calcio: Investimento e’ quando investitore versa. In realtà c’è anche sfuggita la foto che segue, che non è passata inosservata (pubblicata originariamente su Facebook, ndr)!

Quali novità riserverà questo finanziamento per Fubles?

Numerose: nei prossimi mesi ci focalizzeremo sul prodotto per migliorare sopratutto grafica e usabilità e successivamente proveremo a “scalare” in altre città in Italia ed anche all’estero.
Presto usciremo inoltre con il nuovo prodotto che andrà a completare il servizio: il motore di ricerca di ore disponibili presso i centri sportivi convenzionati.
Fino ad ora ci siamo occupati della “domanda” di attività sportiva mentre grazie a questo gestionale riusciremo a integrare anche l'”offerta” migliorando ulteriormente il servizio: sarà infatti possibile cercare ore disponibili, prenotarle direttamente dal sito e chiamare a raccolta i giocatori… tutto in pochi clic!

Lavorerete a tempo pieno su Fubles? Quante persone impiega attualmente la società? Quante pensate di assumerne in futuro?

Eccerto! Io, Stefano e Giuseppe siamo full time su Fubles da Gennaio. Nei prossimi giorni comunicheremo la nostra prima assunzione. E’ una persona molto speciale per Fubles.
Se cercheremo altre persone, come e’ probabile, ci piacerebbe poter raccogliere l’attenzione di ragazzi giovani che vogliono respirare l’aria di garage che stiamo respirando in questi giorni. Stiamo per attraversare un momento topico per una Startup. Se tornassi indietro, alla fine dei miei studi, non ci penserei un secondo!

Tra quanto tempo credi che sarà necessario cercare un altro finanziamento?

Dipende molto dai risultati che otterremo nei prossimi 12 – 15 mesi. Un secondo round potrebbe arrivare in qualsiasi momento, se saremo in grado di valorizzare sempre al massimo Fubles rispettando giorno per giorno gli obiettivi e i risultati,

C’è qualcuno a cui desiderate dedicare questo risultato?

Il mio primo ringraziamento va a Stefano e Giuseppe

A nome del team ringrazio

– Tutta la community che giornalmente sceglie di utilizzare il nostro servizio
– Oliver Novick e Elserino Piol perche’ sono piu’ giovani dei giovani
– Alessandro Tavecchio perche’ e’ praticamente uno del team
– Marco Magnocavallo perche’ ci sta facendo pedalare con stile
– Carmine Giangiulio perche’ e’ il mago Silvan della pianificazione finanziaria
– Gianandrea Cherubini perche’ e’ stato un angelo di nome e di fatto.

– Fabrizio Capobianco per l’energia e l’ispirazione che trasmettono i suoi consigli
– Francesco Sullo perche’ per sapere come la penso faccio meglio a chiedere a lui. Ha sempre un momento, una parola, un aneddoto, un divano per ospitarti.

I ragazzi del gruppo Italian Startup Scene di facebook perche’ e’ il barsport delle startup e la cosa migliore che si sia vista su Facebook nell’ultimo anno.

a Paolo

Grazie Mirko per il tempo che ci hai dedicato e per le esperienze preziose che hai condiviso con noi.
E voi, cosa ne pensate di questo dietro le quinte?

C'eravamo tanto amati: Burger King molla Crispin Porter

L’amore è eterno finchè dura. Questo avrà pensato il Re che, dopo sette anni di amore&adversiting, divorzia dall’agenzia che ha saputo rilanciare al meglio il marchio Burger King. Sarà che la vita di coppia mette a dura prova l’amore, fatto sta che alla Crispin Porter avranno digerito male il laconico comunicato con cui è stata trasmessa la notizia: “Burger King Corp. & Crispin Porter & Bogusky hanno goduto di una relazione incredibilmente fruttuosa, durante tutti gli ultimi sette anni. In questo tempo, la nostra società creativa ha prodotto innumerevoli campagne per il brand Burger King. Siamo molto orgogliosi di tutto ciò che abbiamo fatto assieme, ma di comune accordo abbiamo deciso che è il momento giusto per separarsi. Stimiamo l’uno il lavoro dell’altro e ci auguriamo un futuro ricco di successi.”

La separazione avviene in un momento di profondo rinnovamento all’interno di BK. Il colosso dei fast food negli ultimi tre anni ha ridotto sensibilmente gli investimenti sui media, portandoli dai 327mln di dollari del 2008 ai 301mln del 2010. Questa scelta ha condotto verso un’inevitabile ristrutturazione dei vertici aziendali e dell’intera area marketing, in primis con l’allontanamento a Febbraio di Natalia Franco, Exec VP-Global CMO, dopo soli nove mesi di incarico.

E adesso? Che ne sarà del Pollo Servizievole? Il Re continuerà ad essere l’emblema del brand? Non è ben chiaro quale strada seguiranno le altre agenzie legate a BK, come Wunderman e Edelman, e nemmeno se le prossime campagne riprenderanno i vecchi e gloriosi personaggi del passato. Credete che l’azienda abbia preso la decisione giusta? Staremo a vedere. Intanto, mentre rimuginate sul destino del Whopper, godetevi le migliori campagne Crispin Porter, raccolte per voi da NM!

Whopper Virgins

La missione di ogni azienda è portare il proprio prodotto ovunque. BK c’è riuscito (scatenando grandi ire).

Simpsonize Me

“Aaaah, Whopper!” (da leggere con la voce di Homer Simpson, nda).

Il pollo più un-conventional del web

Cosa non dareste per vedere un pollo fare la moonwalk? The Subservient Chicken è qui per questo (e anche per altre 200 cose).

 

King of the Road

Un Re sa anche essere generoso con il suo popolo! Ecco perchè Sua Maestà ha deciso di girare in tour per un mesetto a distribuire Xbox360 a destra e a manca. Cosa non si fa per il popolo!

Whopper Sacrifice

Tra i vari difetti di Facebook ci sono le amicizie inutili. Quelli che ci aggiungono senza un perchè. BK ha preso al volo l’occasione e ti propone di sacrificare dieci amici in cambio di un buono sconto per un Whopper. D’altronde, chiunque l’avrebbe fatto anche solo per una barretta di cioccolato.

Eau de Fast Food

BK non si lascia sfuggire niente e ha lanciato sul mercato anche il suo profumo, Flame! Grazie a questa strepitosa fragranza, con soli 3,99 $ si può conquistare nientemeno che la sensualità di una braciola di carne alla griglia. Per essere più sexy, BK suggerisce anche di spalmarsi di maionese (o ketchup a seconda dei gusti).

Toglietemi tutto ma non il mio Whopper!

Cosa succederebbe se BK togliesse dal menù il suo Whopper? I creativi di CP ci hanno provato (e per poco non scoppiava la rissa): ecco a voi il Whopper Freakout!

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International Politics: la politica all'estero fatta con le apps!

Si avvicina la data del corso di specializzazione Politica 2.0 e noi della redazione mobile suggeriamo un altro approfondimento sull’argomento. Mentre in un articolo precedente vi avevamo parlato delle apps dei politici e delle pubbliche amministrazione del Bel Paese – leggi qui -, ci sembra interessante dare uno sguardo anche a ciò che accade all’estero.

In Europa
In Inghilterra le ultime elezioni si sono combattute con app graficamente ben fatte. I tre partiti, laburisti, conservatori e liberaldemocratici avevano ognuno una propria app disponibile per iPhone. Per l’app dei conservatori,  The conservatives è stato introdotto lo swing -o-meter, un dispositivo grafico che mostra l’oscillazione da un partito all’altro durante la campagna elettorale semplicemente oscillando a destra il proprio iDevice. Pare che gli inglesi ci si siano divertiti parecchio! Qui potete leggere una review che confronta le tre apps con alcuni screenshots, perchè al momento è disponibile e solo sull’apple store inglese, iCampaign, l’app del partito laburista.

In Francia invece è da quest’annno disponibile l’app free ufficiale della Presidenza della Repubblica per iPhone e iPad Elysee, che oltre a fornire i contenuti del sito ufficiale elysee.fr, contiene anche una cartina geografica con tutti gli spostamenti di Nicolas Sarkozy in Francia e nel mondo.

Negli U.S.A.
Negli Stati Uniti si sa che il trend l’ha inaugurato il presidente Barack Obama con l’apps gratuita per iPhone e iPad Organizing for America. Eppure, come fa notare Federica Colonna nella sua rubrica lo Spazio della Fede di Spazio della Politica, persino Obama è ormai obsoleto. Un tal Larry Gonzales, candidato in Texas ha promosso Larryfor52, su Apple Store. Approfondite leggendo qui.

Intanto il partito repubblicano, dopo la vittoria dei democratici, non è rimasto a cuccia – è proprio il caso di dirlo: il deputato Darrell Issa ha presentato per iPhone, iPod Touch e iPad GovWatch, un’applicazione free per diventare Watchdog, cani da guardia, dell’operato del congresso.

Ecco tutte le apps di cui vi abbiamo parlato:

iCampaignElyseeBarack Obama | Organizing for America

Larry Gonzales - For Texas State Representative District 52GovWatch

FAQ: Futuro, Accessibilità, Quorum secondo la Politica 2.0
In conclusione abbiamo qualche domanda da proporvi come spunto soprattutto per coloro che parteciperanno al nostro corso 😉

1) I nuovi orizzonti della politica su Mobile modificheranno gli scenari di contrapposizione delle lobbies?
2) Quali servizi offriranno le Pubbliche Ammnistrazioni in apps? Quali e quanti saranno veramente utili?
3) L’informazione Mobile farà parte del “quarto potere” insieme ai più tradizionali mass media o definirà un “quinto potere”?
4) E’ possibile pensare ad una democrazia dal basso a suon di tweet, touch e buzz?