L’evoluzione naturale di una startup è il fallimento, scrive Paul Graham nel suo post Why startups hub work.
Il cofondatore di Y Combinator spiega perché in alcuni luoghi le startup anziché fallire, come accadrebbe altrove, ce la fanno.
In che modo?
Il ragionamento parte dall'immaginazione di una mappa delle città rappresentate per numero di startup riuscite sul totale della popolazione. Fa notare Graham che la scena visiva sarebbe caratterizzata da un territorio “abitato” a macchie, il cui tessuto startupper non è omogeneo perché la maggior parte dei luoghi sono stati spruzzati con lo "startupicide".
Ecco i punti affrontati nella sua analisi:
A. La metafora delle città contaminate da uno “startupcide”
Sebbene la gente sia astuta e ambiziosa, ci sono luoghi in cui le startup non riescono a sopravvivere. Ma capito che non è vero che la maggior parte delle città uccide le startup, la riflessione si è spostata su altri fattori.
B. L'antropologia urbana del fallimento
Piuttosto che pensare alla maggior parte dei luoghi come posti non adatti alla buona riuscita delle startup, sarebbe più giusto pensare alle startup con un potenziale intrinseco di fallimento, come se fosse nella loro natura.
Questo dato si verifica poichè tutti sono avvelenati dallo startupcida. Ma in alcuni luoghi hanno trovato il modo di difendersi con un antidoto.
Infatti, ovunque le startup falliscono presto. Stranamente, invece, in posti come la Silicon Valley ce la fanno. Che cosa le preserva, allora?
C. Le componenti dell'antidoto contro il fallimento
C1. L’ambiente
Questa componente è particolarmente utile nella prima fase di vita di una startup. Generalmente è considerata un salto nel vuoto, qualcosa di insolito da fare, come fosse un atto di coraggio vero e proprio.
Nella maggior parte dei luoghi, se avviamo una startup, la gente ci tratta come se fossimo dei disoccupati. La gente nella Valle non si lascia impressionare, ma, anzi, ci presta molta attenzione. Chiunque sia stato lì sa che cosa significa: poco importa se possiamo sembrare inesperti o poco promettenti, né come la nostra idea si presenti inizialmente, perché ci si è abituati a vedere come tutti inesperti, arrivati con idee che all'inizio suonano poco promettenti, alcuni anni più tardi diventino miliardari.
Avere gente intorno a noi che abbia cura di ciò che stiamo facendo, sostiene Graham, ha un potere straordinariamente forte. Anche i più ostinati ne diventano suscettibili alla fine.
Nella maggior parte delle altre città, la prospettiva di avviare una startup non gode della stessa fiducia, invece nella Valle è proprio una condizione “alla moda”. Il motivo è che spesso anche le persone che non lo farebbero, lì sono nella situazione ottimale per farlo. Vanno perciò appoggiate per la buona riuscita dell'impresa.
“Finchè siete ad un punto nella vostra vita in cui potete sopportare la probabilità di non riuscire, il miglior modo scoprire se siete adatti a dirigere una startup è di provarla”.
C2. Le probabilità
L'insieme delle probabilità di incontrare la gente che può aiutarci ha un potere: esso varia in base alla preoccupazione della gente intorno a noi. Questo sentimento di sfiducia infatti è come una specie di radiazione che colpisce allo stesso modo tutti noi.
Al contrario, la compresenza dei fattori positivi producono la probabilità “miracolosa” per compensare i disastri che tipicamente accadono alle startup. Continuamente le startup incontrano ostacoli, ma nella Valle le motivazioni a farcela lì sono più forti, così la probabilità stessa di sopravvivenza della startup è molto più alta.
Non si può dire precisamente se questo miracolo avverrà, “ma se siete in un hub startup le buone cose inattese probabilmente vi accadranno, soprattutto se le meritate”.
L'antidoto, perciò, è la gente. Non è l'infrastruttura fisica della Silicon Valley o il “momento giusto”.
Concludendo, là dove la collaborazione è incoraggiata, anche tra gli stessi fondatori di startup diverse, avviene un processo di accellerazione vero e proprio.
“Gran parte della funzione di YC è di accelerare quel processo. Siamo una specie di valle all'interno della valle, in cui la densità di gente che lavora alle startup, così come la loro volontà di aiutarsi l'un l'altra, sono (fattori) amplificate artificialmente”.
C3. La quantità delle persone coinvolte
Per creare un hub sartup abbiamo bisogno di molta gente interessata a loro.
Una volta che abbiamo abbastanza gente interessata allo stesso problema, si cominciano a fissare anche le norme sociali.
Ed è particolarmente importante che l'atmosfera intorno possa incoraggiarci a fare qualcosa che ci sembra, altrimenti, troppo ambizioso. Mediamente l'ambiente è negativizzato solo per una questione di mentalità.
“Noto questo ogni volta che sorvolo la Valle: potete percepire che qualcosa, in qualche modo, si sta accendendo […]. La Silicon Valley non assomiglia a Boston, o New York, o LA, o CC. Ho provato chiedermi quale parola avrei usato per descriverla e la parola che è venuta in mente era ottimismo”.
Le osservazioni di Graham sono lineari e convincenti e credo debbano essere prese in seria considerazione: la coerenza di fondo manca al nostro sistema è esattamente ciò che serve per realizzare la desiderata Italian Valley.
E'una dimostrazione logica che merita di essere valutata.