Dopo ben 20 anni nel 2010 si sono svolte le prime elezioni in Birmania. Elezioni, però, che non hanno avuto alcun significato dal momento che oltre 2100 prigionieri politici (tra cui: monaci, artisti, giornalisti e attivisti) sono rimasti chiusi nelle carceri.
Aung San Suu Kyi, attiva da molti anni nella difesa dei diritti umani in Birmania, premio Nobel per la pace e leader del movimento non-violento è stata liberata solo dopo le avvenute votazioni per facilitare la vittoria del partito The Union Solidarity and Development Party, sostenuto dalle forze armate.
La Human Rights Watch per la sua campagna a favore della liberazione dei prigionieri politici in Birmania “Behind Bars in Burma”, in collaborazione con l’agenzia creativa JWT, ha realizzato una campagna-evento presso la Grand Central Station di New York il 22 giugno 2010.
Fulcro della manifestazione, l'installazione interattiva che riproduceva 200 celle, le cui sbarre erano formate da 2100 penne staccabili e utilizzabili per firmare una petizione per sollecitare il generale Than Shwe a liberare i prigionieri politici.
Un gesto simbolico che ha coinvolto centinai di persone provenienti da 86 Paesi diversi, ma che è effettivamente servito per la liberazione di oltre 150 prigionieri politici.
Tutti noi possiamo contribuire alla causa firmando la petizione sul sito di Human Rights Watch e seguendone i suggerimenti dati per mantenere i riflettori accesi sul caso della Birmania.