Vi avevamo parlato sei mesi fa dell'incredibile successo della campagna Lanvin for H&M. Da allora molti hanno cercato di replicare la formula, basti pensare a Costume National per OVS Industry o a Jil Sander per Uniqlo.
Topshop qualche settimana fa ha voluto invece rispondere al competitor svedese con una nuova iniziativa del tutto non convenzionale: un secret store. Anzi, tre secret store, due a Londra e a New York e uno online. Con designer "di nicchia" come Pamela Love, Meadham Kirchoohff, Nasir Mazhar, Maria Francesca Pepe, Emma Cook, Ann-sofie Back, Michael Van Der Ham, Steve Morris, Tom Scott.
Stiamo assistendo ad una nuova tendenza che prenderà piede? Finora l'accoglienza della fashion-blogosfera all'iniziativa ci è parsa un po' freddina ma, si sa, ci vuole in po' di tempo perché le iniziative più all'avanguardia prendano piede.
Qual è il valore aggiunto che un secret store offre al consumatore? A risponderci è Patrizia Martello, Trend Analyst presso la Nuova Accademia delle Belle Arti:
Gli eventi 'secret' intercettano desideri diversi del consumatore. Sono iniziative per i pochi 'eletti' che con certamente meno di 6 click di separazione hanno potuto accedere ad una fruizione 'esclusiva' (che esclude tutti gli altri) e dunque ad alto valore percepito e ad alto tasso di distinzione identitaria per il fatto di esserci stati. Sono eventi a sorpresa, da cercare, da trovare, o in cui si inciampa per caso, in maniera non pianificata e, come tutte le espressioni del fenomeno pop-up (in termini di consumo e di dinamiche relazionali tra prodotti/aziende e consumatore, il fatto cioè che l'offerta improvvisamente e randomicamente si pari davanti al consumatore spuntando in rete o per strada), funzionano proprio da attrattori attenzionali nel momento in cui incrociano il consumatore in cerca di esperienze che lo stupiscano. L'effetto sorpresa è senz'altro tra queste.