Che vi piaccia o no, oggi la foto-manipolazione è diventata più facile e i risultati sono migliori di quanto lo siano mai stati. Di solito, le alterazioni vengono fatte a fin di bene - per togliere gli occhi rossi o sistemare il bilanciamento del bianco, ad esempio - ma altre volte le modifiche possono metterci in difficoltà. Quando allora incontriamo una foto modificata, come riuscire a riconoscerla ?
Un po’ di storia
Le immagini ritoccate ci hanno accompagnati sin dalla comparsa delle prime macchine fotografiche. Un esempio famoso sono le Fatine di Cottingley del 1917, che hanno ingannato addirittura Sir Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes.
Ovviamente, con la tecnica raggiunta ai giorni nostri, le foto sono tutte da ridere, ma all’epoca ci ha creduto tanta gente. Considerate però che a quei tempi rimuovere delle parti dalla foto o aggiungere elementi che non c’erano non doveva essere tanto facile, e quindi la maggior parte delle “falsificazioni” avveniva su foto a soggetto fisso (guardate un po’ la fotografia del Mostro di Lochness).
Manipolazione digitale
Con l’avvento di software appositi come Photoshop e con le macchine fotografiche che diventavano sempre più affidabili anche per l’utilizzo quotidiano, si è diffusa la pratica di modificare le foto in digitale; allo stesso tempo o proprio in risposta a questa tendenza si è sviluppato il campo dei digital forensics, professionisti che si impegnano a svelare le mistificazioni e le immagini false. E’ importante ricordare comunque che la maggior parte dei ritocchi viene eseguita semplicemente per ragioni estetiche. Quanto sono fastidiosi gli occhi rossi? Ci sono dei software che li rimuovono automaticamente, così come macchine fotografiche che fanno lo stesso oltre a mettere a fuoco i volti inquadrati al momento dello scatto.
Simulare la bravura del fotografo
Esiste anche l’abilità di modificare il bilanciamento del bianco di una foto, o di sistemare luminosità e contrasto per creare un’immagine più bella da vedere. Non si tratta di una falsificazione vera e propria (più che altro della bravura del fotografo), ma è una pratica molto diffusa. Prima dell’era digitale i fotografi facevano già queste cose direttamente nella camera oscura.
Un’altra pratica diffusa è quella di ritagliare l’immagine in modo da rimuovere eventuali imperfezioni oppure oggetti presenti nelle zone dei bordi, che potrebbero distrarre dal soggetto principale. In questo modo chi vede la fotografia concentra l’attenzione su quello che il fotografo ha voluto esprimere invece di indugiare su dettagli meno rilevanti.
Il timbro clone
Finora le modifiche che ho elencato sono quasi tutte a fin di bene, ed eccone un’altra: usare il timbro clone per rimuovere quei fastidiosi tralicci dell’alta tensione da un paesaggio meraviglioso, ad esempio. Chi non l’ha fatto almeno una volta? Se il timbro è stato usato nel modo giusto, è difficile scoprire il “misfatto” (a meno che ovviamente non si conosca la veduta originale o si abbiano altre foto per confrontare), ed è difficile da individuare senza software appositi.
Luce e prospettiva
Mentre noi umani, secondo una ricerca del Dartmouth College (nel New Hampshire, in USA), siamo molto bravi a riconoscere i volti e determinare direzione e velocità del movimento, non andiamo molto d’accordo con ombre e prospettiva. E questo non va bene, in quanto il primo passo per vedere se una foto è stata modificata o meno è proprio guardare le ombre, le luci e la prospettiva.
Prendete ad esempio la foto del turista accidentale dell’11 settembre, che ha fatto il giro del mondo: dopo aver superato l’inquietudine iniziale data dal vedere un aereo che sembra schiantarsi in un grattacielo, vi accorgerete che ci sono varie incongruenze nelle ombre. Sia l’aereo che l’uomo sono in prospettiva frontale, ma l’uomo ha delle ombre molto forti sul viso (tanto che quasi non si vede la parte destra); l’aeroplano invece sembra catturato in foto direttamente dall’alto, e visto che vola presumibilmente non c’è nulla che potrebbe fare ombra.
C’è una semplice tecnica per scorgere le incongruenze delle ombre. Visto che la luce viaggia in linea retta, basterebbe unire un punto dove un oggetto è illuminato e lo stesso punto sulla sua ombra, per poi estendere la linea verso la fonte della luce. Tutte le linee dovrebbero incontrarsi in un punto, o essere tutte parallele se si tratta di luce solare. Allo stesso modo, tutti i riflessi dovrebbero essere perpendicolari alla luce e puntare verso la stessa direzione. Guardate di nuovo la foto, scoprite qualcosa che non va adesso?
Ripetizioni nelle immagini
Cercate anche dei pezzettini duplicati nelle immagini: un esempio clamoroso è stato questa foto di Adnan Hajj del fumo sopra Beirut dopo un bombardamento Israeliano. Il fumo di due colonne diverse è chiaramente stato duplicato, probabilmente con il timbro clone (strumento di Photoshop, NDR). Ed è un ritocco fatto così male che si capisce subito quanto sia un falso, ma alla Reuters la foto fu passata senza problemi al mondo intero.
State attenti perché è facile farsi ingannare, ma è altrettanto facile osservare meglio due o tre elementi dell’insieme e scoprire gli “imbrogli”.