Di questi tempi, nella Betlemme che per la fede cristiana diede i natali a Gesù ci si aspetterebbe di vedere brillare la famosa cometa.
Ma a splendere, quest'anno, è un’altra stella: si chiama Banksy.
L’artista inglese, di cui nessuno a parte il suo agente conosce il volto e il vero nome, è ritornato in Terra Santa con i lavori del Santa’s Ghetto.
Nel 2005 con i suoi murales Banksy aveva tappezzato la barriera di separazione israeliana nei territori occupati della Cisgiordania, questo Natale invece il famoso writer assieme agli altri artisti del collettivo londinese - Paul Insect, Faile, Eric The Dog, Bast, Aiko, solo per citarne alcuni – porta il suo messaggio in giro per Betlemme.
Ed ecco comparire un asino al quale vengono controllati i documenti, una bambina che perquisisce un soldato, una colomba bianca con un gilè antiproiettile e tante altre provocatorie opere a cui i graffitari di Santa’s Ghetto hanno lavorato strenuamente.
L’irriverenza artistica, però, non si ferma solo sui muri della città ma prende vita anche all’interno della stessa dove nell’area di un vecchio fastfood decaduto oggi sorge un museo, fortemente voluto da Banksy, che espone opere di altri artisti provenienti dai territori palestinesi.
Street activism come forma d'arte e di comunicazione "a basso costo ed altissima risoluzione". Un modo per abbattere le barriere, per fare guerrilla a colpi di pennello.
Ed oggi, sotto il cielo di Betlemme, Santa's Ghetto è un messaggio beneaugurante: tra le rovine della guerra una tela da ridipingere con i colori della speranza per l'anno che verrà...