Ben pochi tra i lettori avranno perso "Supermario Monti", una delle immagini più divertenti e indovinate degli ultimi mesi: un mashup fotografico che ritrae il Presidente del Consiglio Mario Monti con la crestina - e gli orecchini - del calciatore Mario Balotelli.
A coronamento di un 'magico giovedi' - come da tanti sottolineato - l'immagine ha voluto fondere in un solo personaggio i due 'Mario' del momento.
Ideata e realizzata da Emanuele Dal Carlo, di professione pubblicitario 'con alterne fortune' (cito dal suo blog), l'immagine è stata realizzata per puro divertimento personale dall'autore e pubblicata sulla propria pagina Facebook: qui, come spesso accade ai contenuti postati, l'autore ne ha perso il controllo, la foto è stata condivisa ed ha rapidamente fatto il giro della rete.
Perché ne parliamo?
L'immagine è stata al centro di una vicenda che definirei esemplare sull'uso dei contenuti in rete - articoli, foto, video, musica - postati o pubblicati in quella che è troppo spesso considerata 'terra di nessuno': il web.
Nei giorni successivi alla pubblicazione sulla pagina Facebook, infatti, molti giornali, dal Corriere dello Sport a Libero, dalla Gazzetta del Sport al Corriere della Sera, hanno utilizzato l'opera realizzata da Emanuele, pubblicandola in prima pagina, e riportando, al posto dei credits la laconica frase: "nel fotomontaggio che si trova sul web...".
L'operazione non è nuova: su diversi siti e in numerose occasioni, le immagini vengono pubblicate riportando la dicitura "le immagini sono state reperite in rete e quindi ritenute di pubblico dominio... ".
Voglio sfatare un mito
E' però necessario sapere che le immagini - e le fotografie in particolare – per poter essere liberamente utilizzabili devono essere 'cadute in pubblico dominio', come si dice usando una terminologia più tecnica, per indicare le opere sulle quali non sussistono più i diritti degli autori - almeno ai sensi della normativa italiana sul diritto d'autore. Ove non diversamente specificato, infatti, i diritti sulle fotografie sono di 20 anni dalla produzione della foto per le fotografie cosiddette 'semplici' - quelle in cui manca qualsiasi connotato artistico - ma fino a 70 anni - dalla morte dell'autore - per le foto artistiche, che rientrano nel concetto di 'opere dell'ingegno' come definito dalla normativa.
Pertanto, le foto 'reperite in rete', in difetto di qualsivoglia indicazione - per esempio, in mancanza di una licenza apposita che liberi determinati diritti, come con le Creative Commons, di cui più volte abbiamo parlato - l'opera deve considerarsi integralmente assoggettata alla disciplina prevista dalla legge sul diritto d'autore, sia per quanto riguarda il diritto morale, che per quanto riguarda i diritti patrimoniali.
Sotto 'copyright', potremmo dire.
A metà strada tra malafede e ignoranza?
Chi utilizza diversamente le immagini altrui, lo fa contro la normativa vigente, forse per malafede, forse per ignoranza.
A sostegno della prima, un'evidenza: molti giornali hanno pubblicato l'opera tagliando l'indicazione dell'account twitter - unico riferimento all'autore - posta in basso a destra sulla foto, 'errore' imperdonabile ed ingiustificabile.
A sostegno della seconda, la quasi totale assenza, nella preparazione per l'accesso a molte professioni, dello studio dei concetti base del diritto d'autore e dell'uso dei contenuti in rete.
Come più volte abbiamo sottolineato anche da queste colonne, qualsiasi opera, di qualsiasi tipo, ha un 'creatore', che sia noto o meno: le professioni che portano a creare ed utilizzare contenuti, anche altrui - giornalista, pubblicitario, ma anche le professione artistiche moderne, tra loop, remix e mashup, non possono trascurare la conoscenza della normativa di riferimento, applicabile al loro settore.
A mio avvisoo, l'inserimento dei fondamentali in tema di diritto d'autore, circolazione delle opere in rete, deontologia del web, dovrebbe far parte di un generale dovere di alfabetizzazione,ma è ancora più indispensabile per le professioni in cui la conoscenza anche sommaria delle problematiche giuridiche sottese impedirebbe il verificarsi di numerosi problemi.
Quale il comportamento doveroso in questo caso?
In primis, menzionare sempre la fonte dell'opera e l'autore della stessa, attribuendo correttamente la paternità dell'opera al suo legittimo autore; chiedere il consenso alla pubblicazione - se l'opera non è diversamente licenziata - in quanto, oltretutto, in questo caso l'utilizzo è effettuato a scopo profit; corrispondere, se del caso, i relativi diritti economici per lo sfruttamento.
L'autore, infatti, conserva tutti i diritti sulla propria opera, sia morali che patrimoniali, con buona pace dell'uso - illegittimo - fattone dai giornalisti.
L'opera realizzata, infatti, può essere ricondotta alla tipologia delle 'opere satiriche', nella specie delle immagini (o vignette), il cui diritto è tutelato dalla generale libertà di manifestazione del pensiero riconosciuta dall'art. 21 della Costituzione: nel caso specifico, l'autore ha realizzato un'opera fotografica attraverso la combinazione con un'altra immagine, realizzando un mashup a scopo di satira.
Per la sua realizzazione sono state utilizzate due immagini semplici di due personaggi pubblici in avvenimenti pubblici - per i quali, pertanto “non occorre il consenso...in quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto..." (art. 97, LdA)
Unico limite, in questo caso non operante, l'eventuale "pregiudizio all’onore, alla reputazione o anche al decoro della persona ritratta”.
Che dire di questa vicenda?
Sicuramente, nonostante il pregiudizio economico subito, porterà bene ad Emanuele, sia per la felicità dell'idea, che per la risposta che la rete gli ha dato, in termini di consenso e di sostegno; sarà bene, comunque, che licenzi l'opera con una licenza Creative Commons, anche una semplice attribution, onde consentirne l'uso con citazione dell'autore.
Ma auspico che quest'incidente sia anche un monito per tutti i giornalisti che 'reperiscono immagini nel web e le considerano di pubblico dominio'.
La circolazione delle opere, la knowledge sharing, è un bene per l'umanità, ma, per favore, che sia fatto sempre nel rispetto dei diritti di tutti.