La tecnologia può essere la pietra angolare della rinascita del sistema scolastico in Italia.
L’obiettivo è utilizzare gli strumenti semplici e di uso comune come i sistemi di messaggistica istantanea e i social network per migliorare significativamente la qualità dello scambio di informazioni (e istruzione) tra docenti e alunni e tra i ragazzi stessi.
In tutti i settori la tecnologia punta a mettere al centro l’individuo, evidenziando le differenze che appartengono, specificamente, a ogni essere umano. Il settore Health-Care si dirige verso lo sviluppo di terapie personalizzate e cure farmacologiche basate su parametri individuali; allo stesso modo, siamo ormai abituati a prodotti con il nostro impresso sull’etichetta, a menu ad personam e a condizioni di contratto sempre più su misura.
Pare logico, in questa prospettiva, che anche l’istruzione debba tenere conto dei diversi approcci alle materie da parte degli studenti; debba valorizzare le differenti inclinazioni invece di annullarle; costruisca un piano formativo su misura dello studente e non calato dall’alto secondo direttive prestabilite.
Vediamo qualche buona pratica in grado di ottimizzare l’uso dello smartphone nelle aule.
A scuola ci siamo stati tutti: le interrogazioni non sono certo una festa. Con una app installata nei dispositivi dei ragazzi è possibile rendere semplice il processo, automatizzando l’archiviazione di dati e risultati. Se l’uso dell’app facilità il processo di testing e raccolta dei risultati, non risolve il problema più grande: la paura dell’impreparazione.
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Ribaltando il paradigma si può ovviare semplicemente a questo problema: se il test non è fine all’attribuzione sterile di un punteggio agli alunni, è possibile valutare i risultati per formare gruppi di lavoro alternativi e ripetere l’operazione più volte. L’obiettivo è formare adeguatamente gli uomini di domani, non affibbiare voti (e possibilità di carriera) spietatamente.
I ragazzi sono iperconnessi. Più precisamente, sono sempre online e per questo motivo utilizzano internet per tutto, dai servizi per ascoltare musica fino al binge-watching sfrenato. Non è affatto impensabile che si possa aumentare l’engagement degli studenti indirizzandoli verso le giuste piattaforme per le loro esigenze:
Quando si tratta di rispondere alle domande durante una interrogazione, i fattori che entrano in gioco sono molteplici e il rischio e quello di non riuscire a valutare correttamente le conoscenze acquisite. Il tipo di dialogo che si sviluppa in un gruppo di discussione, un forum, tende ad abbattere alcune delle barriere emotive che impediscono lo sviscerarsi completo degli argomenti.
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Scambiarsi enormi quantità di dati, non è mai stato così semplice e veloce. I servizi Cloud permettono l’accesso a contenuti anche di enormi dimensioni in qualunque parte del globo navighiamo il web. Una possibilità senza precedenti rispetto alla generazione da scoliosi Invicta, pieno zeppo di pesantissimi tomi.
Gran parte della conoscenza disponibile per l’umanità è ora facilmente reperibile e, aspetto ancora più importante, trasferibile. Gli studenti possono caricare progetti e presentazioni in Dropbox o Google Drive, condividendo testi e immagini mentre lavorano assieme a un progetto. Non devono necessariamente essere fisicamente presenti nella stessa aula per poter collaborare efficacemente.
Sommersi dalle comunicazioni, spesso perdiamo qualche informazione importante. In questo overload di dati, un gruppo di messaggistica istantanea per comunicazioni rapide tra docenti e genitori, ad esempio, o tra docenti e gruppo di classe, può rivelarsi un supporto davvero utile.
Il gruppo può essere strutturato anche come supporto allo studio, per esempio con l’utilizzo di chatbot in grado di fornire le informazioni principali sul percorso di studi, sugli orari, sui programmi e su ogni aspetto che risulti rilevante per coinvolgere gli studenti attivamente nel mondo scuola.
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