Breve storia di Boston Dynamics e dei suoi sbalorditivi robot
La società, recentemente acquisita da SoftBank, continua a superare la fantascienza con ogni nuovo video dei suoi robot
19 Ottobre 2018
Non bisogna essere complottisti o paranoici per rimanere meravigliati dall’ultimo video rilasciato dalla Boston Dynamics, “Parkour Atlas“. Atlas, il protagonista della clip, non è uno sportivo, né tanto meno una persona: è un robot, fatto di metallo e circuiti, e sì, nel video fa proprio parkour.
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Con una fluidità di movimenti che farebbe invidia a molti di noi, lo vediamo correre, saltare un tronco d’albero, saltare su scalini di 40cm ciascuno, utilizzare un solo piede per bilanciarsi, e i muscoli di una sola gamba per saltare di gradino in gradino fino alla cima. Manca solo un inchino finale per il pubblico, ma i robot non hanno bisogno di applausi: Atlas salta perché è stato programmato per farlo, non per impressionare i suoi fan.
Guardarlo in questa performance ha un effetto straniante: da una parte il nostro cervello lo osserva come guarderebbe uno film di fantascienza di un passato non troppo lontano, in cui i robot fanno cose straordinarie. Dall’altra parte ci rendiamo conto con un po’ di sconcerto del fatto che in realtà non è un film di fantascienza. La scienza ha superato la fantasia. Ed è solo l’inizio, dato che un nuovo capitolo della Boston Dynamics è appena iniziato, con l’acquisizione della società nel 2017 da parte di un’azienda giapponese, la SoftBank.
Come siamo arrivati fin qui e dove stiamo andando? Ecco, per rispondere a queste domande è interessante guardare all’albero genealogico della famiglia robotica Boston Dynamics.
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Boston Dynamics: dalla preistoria a Parkour Atlas
Era il lontano 2005 quando la Boston Dynamics sfornò il suo primo nato. Si chiamava BigDog ed era più un quadrupede (come tutti i bambini, anche i robot di Boston Dynamics hanno iniziato gattonando).
Il suo scopo era quella di fare il “mulo”, ovvero aiutare i soldati nel trasporto di oggetti su terreni accidentati dove robot tradizionali con ruote o cingoli non sarebbero potuti arrivare.
È stato salutato come “il robot con le gambe più ambizioso del mondo”, e in effetti non avevano tutti i torti, visto che trasportava 150 kg ad un massimo di 6 km/h e su pendenze fino a 35 gradi. Se pensiamo che stiamo parlando dello stesso periodo della nascita di Facebook, siamo veramente nella preistoria per la nostra percezione tecnologica.
La secondogenita fu Cheetah, che dal fratello più grande aveva ereditato il numero di gambe, ma che lo batteva in velocità: era in grado di correre a 45 km/h (ovvero 13 m/s), galoppando ad una velocità che gli occhi fanno fatica a seguire.
Poi arrivò LittleDog, che prendeva tutte le caratteristiche del primogenito ma le conteneva in un corpo molto più piccolo: un concentrato di tecnologia e innovazione.
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Nel 2016 alla famiglia quadrupede si è aggiunto un altro elemento, SpotMini, un mini-robot che pesa solo 25 kg e che ricorda in modo inquietante i cagnolini robotici comparsi in Black Mirror, nella puntata “MetalHead”. Quest’ultimo modello ha battuto tutti anche in abilità social, visto che il suo video ha raggiunto in poco tempo la prima posizione su YouTube, con oltre 2 milioni di views.
Da lì, il grande salto. La Boston Dynamics ha lanciato il suo primo bipede. Dalla scimmia all’uomo, verrebbe da dire.
Uomini robotici e robot umanoidi
Si chiama PETMAN ed è un manichino creato per testare le tute di protezione da agenti chimici, ma in realtà vedendolo camminare tutto bardato la cosa pazzesca è proprio che potrebbe tranquillamente sembrare un uomo, solo con qualche difficoltà di deambulazione.
E qualche anno dopo, è nato anche il membro più maturo della famiglia: lui, Atlas. Oggi (dopo circa due anni) lo vediamo fare esercizi ginnici con estrema scioltezza, ma ci sono voluti anni e anni di studi, sperimentazioni, piccoli miglioramenti per arrivare a questo risultato. All’inizio anche Atlas doveva fermarsi prima di ogni passo difficile, per capire come superare un ostacolo con la sua serie di calcoli matematici.
Poi è arrivato a fare salti pazzeschi, persino un perfettamente eseguito backflip con tanto di gesto di vittoria alla fine, ma sempre con la spinta di entrambe le gambe.
Oggi invece Atlas è adulto e ha imparato a bilanciare il peso del suo corpo, a ragionare già mentre esegue i movimenti, senza fermarsi, a superare ostacoli saltando con solo una parte del suo corpo. Non gattona, anzi, insegna le basi della ginnastica ritmica a tutti.
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