Il Georgetown Institute for Women, Peace and Security ed il Peace Research Institute di Oslo hanno creato un indice a livello globale, chiamato WPS, per fornire un quadro completo sul benessere delle donne e il loro livello di emancipazione. L’indice WPS del 2019 classifica 167 paesi comparando undici indicatori. Sono stati misurati i seguenti parametri: la media degli anni trascorsi a scuola, il tasso d’occupazione, l’accesso alla tecnologia come per esempio agli smartphone, l’indipendenza finanziaria, la presenza di norme e leggi discriminatorie, la percezione di sicurezza ed il tasso delle violenze domestiche. Gli istituti aggiorneranno questa classifica ogni due anni.
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Anche se non esiste un paese senza violenza, disparità e discriminazione, in Nord Europa si trovano i paesi migliori dove nascere donna. In cima alla classifica si piazza la Norvegia, seguita dalla Svizzera, dalla Danimarca e dalla Finlandia. Poi Islanda, Austria, Regno Unito, Lussemburgo ed al decimo posto i Paesi Bassi. L’Italia, invece, è solo al ventottesimo posto della classifica. Ha guadagnato 4 posizioni rispetto al 2017, ma il percorso verso la cima è ancora lungo. Mentre il governo austriaco ha appena disposto la riduzione dell’iva su tamponi & Co., altri paesi, come l’Italia o il Belgio, riportano uno dei tassi più alti di violenze sulle donne. Seppur vicine geograficamente, queste realtà europee sono distanti anni luce per quanto riguarda il rispetto delle donne.
La Polonia (venticinquesima in classifica) quest’anno ha emesso una sentenza contro l’aborto, che ha suscitato molte proteste e manifestazioni. Un grave passo indietro nell’emancipazione delle donne, perché a decidere sul loro corpo non saranno più loro stesse. Una manovra del governo che non risolve di certo il problema di chi se lo pone. Piuttosto che ricorrere ad un divieto, un Paese emancipato dovrebbe puntare ad informare, a fornire consulto e supporto a chi ne ha bisogno. Un divieto all’aborto può favorire l’aumento delle operazioni clandestine e con esse anche l’aumento del rischio sanitario delle donne che si sottopongono a questo tipo di interventi.
Il Global Gender Gap Report 2020 conferma la totale assenza di un Paese equo e non discriminatorio nel mondo. Tuttavia, i primi cinque Paesi della classifica (Islanda, Norvegia, Finlandia, Svezia e Nicaragua) hanno colmato almeno l’80% dei divari di genere. Su 153 Paesi, l’Italia risulta essere solo in settantaseiesima posizione.
L’Osservatorio indifesa Terre des Hommes e ScuolaZoo ha svolto un’indagine tra i giovani sulla percezione della disparità di genere, le discriminazioni, il bullismo ecc. Dai dati emerge che l’85% è consapevole dell’allarme femminicidi in Italia. Da notare anche la differente percezione del pericolo: 7 ragazzi su 10 ritengono vi sia un rischio di femminicidi fondato, si sale a 9 su 10 invece per le ragazze.
Nell’indagine condotta nel 2018 su un campione di 1.262 ragazze dai 13 ai 20 anni si evince inoltre che il 30,98% è d’accordo con l’affermazione che “quello che succede tra le mura domestiche è un fatto privato e nessuno ha il diritto di intromettersi.”
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Gli Stati peggiori in cui nascere donna sono quelli in cui le norme discriminatorie, le violenze domestiche ed il sessismo raggiungono livelli molto elevati.
“Sappiamo dalla preponderanza dei dati che c’è una correlazione nelle società dove la violenza pervasiva, basata sul genere, può portare ad una maggiore instabilità ed ad un eventuale conflitto.” Melanne Verveer, Executive Director of the Georgetown Institute
Non è un caso quindi che gli ultimi Paesi della classifica WPS siano paesi in conflitto: Yemen, Afghanistan e Siria. Yemen e Siria si collocano anche tra le ultime posizioni del Gender Gap Report, riportando un divario di genere molto alto. Non esistono Stati completamente liberi da discriminazioni e disparità, ma esistono decisamente dei Paesi dove è meglio nascere donna rispetto ad altri.
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