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  • Per costruire la scuola del futuro non bastano nuovi strumenti, serve una visione

    Adattare il sistema scolastico è un intervento lungo e costoso, che non restituisce risultati nel breve termine

    26 Novembre 2019

    La scuola del futuro dovrà adattarsi all’innovazione tecnologica, alle esigenze del mercato del lavoro e a quelle delle nuove generazioni di studenti. Non bastano nuovi strumenti, serve una visione. Molto spesso, quando si parla dell’istruzione del futuro, ci si immagina aule ipertecnologiche, didattica su supporti digitali e, addirittura, docenti robotici. La formazione di ogni ordine e grado, però, non dovrà solo introdurre nuovi strumenti ma fornire nuove competenze e adeguarsi ai grandi cambiamenti in atto, per permettere ai ragazzi di affrontare con consapevolezza le sfide del domani, lavorative ma non solo.

    Come dovremmo formare i giovani se non sappiamo in quale contesto si troveranno a lavorare?

    Lo studio Worldwide Educating for the Future Index 2018, rilasciato da The Economist e fondazione Yidan Prize, ha stilato una classifica dei Paesi che sono più all’avanguardia nel settore dell’istruzione. Al primo e al secondo posto ci sono rispettivamente Finlandia e Svizzera, premiate per la capacità di formulare e rivedere in un meccanismo continuo le policy legate all’istruzione, al fine di supportare l’insegnamento delle competenze ritenute utili per il futuro. LEGGI ANCHE: Medicina predittiva e personalizzata: ecco come sarà i futuro nell’Health L’Italia in questo indice si posiziona ventiduesima su cinquanta Paesi considerati, con uno scarto dal primo notevole in termini di valore: la Finlandia ha un punteggio totale di 80.9 su 100, l’Italia di 56.6 su 100. Adattare il sistema scolastico è un intervento lungo e costoso, che non restituisce risultati nel breve termine: per questa ragione è più semplice introdurre nuovi strumenti, rispetto alla possibilità di portare modifiche più profonde e strutturali.

    La tecnologia potrebbe non bastare

    Riempire le classi con schermi, parlare ai giovani di cloud o insegnare loro il coding è la soluzione per aggiornare il sistema scolastico? Senza dubbio le tecnologie rappresentano un supporto importante e strumenti utili ad avvicinare i ragazzi ad alcuni insegnamenti, favorendone l’apprendimento, e alcune tecnologie emergenti come realtà virtuale e intelligenza artificiale potrebbero offrire un aiuto ulteriore. La sensazione, però, è che non rappresentino la panacea di tutti i mali: è necessario anche e soprattutto un cambio di visione. Da un lato dobbiamo acquisire la consapevolezza che dovremo studiare costantemente nel corso della nostra vita, per rimanere sempre aggiornati e al passo con i grandi cambiamenti tecnologici e sociali: insegnare le competenze digitali del presente potrebbe non rispondere alle esigenze dei lavoratori di domani. Dall’altro dobbiamo investire maggiormente su una nostra capacità, che distingue l’uomo dalle altre specie animali: il senso di futuro.

    L’incapacità di pensare al futuro

    Che lavoro farai da grande? Si tratta di una domanda piuttosto comune, che bambini e ragazzi si sentono rivolgere dai propri cari già a partire dai primissimi anni di vita. È un quesito all’apparenza semplice ma che denota una capacità di noi esseri umani: quella di usare il futuro e i suoi possibili accadimenti come strumento per prendere decisioni, sia per i nostri grandi progetti sia per le piccole attività quotidiane. La capacità di pensare il futuro, infatti, è una delle chiavi della nostra evoluzione: una competenza intrinseca nella nostra natura, ma che ha bisogno di essere allenata. C’è un approccio scientifico che si differenzia dal nostro senso di futuro naturale per l’approccio e le metodologie utilizzate. Oggi siamo in un periodo storico in cui la riflessione sul domani è sempre più centrale e ci pone di fronte a dilemmi che riguardano non solo il successo di un’impresa o la strategia di un Paese, ma anche sfide globali per l’umanità, a partire dall’emergenza climatica e dalle crescenti diseguaglianze economiche e sociali. Più che mai è necessario acquisire la capacità di prendere decisioni ponderate considerando le infinite possibilità che il futuro ci offre: se fosse proprio questa la base per la scuola di domani, quella di offrire gli strumenti per prepararci al domani? LEGGI ANCHE: L’intelligenza artificiale è già tra noi: la vera sfida è capirla e sfruttarla al massimo (ma anche evitare di subirla)

    A scuola di futuro

    L’UNESCO definisce il “senso di futuro” con il termine Futures Literacy, ovvero quell’abilità che “consente alle persone di comprendere meglio il ruolo che il futuro avrà in ciò che vedono e fanno”, mettendole nella condizione di usare il futuro nel migliore dei modi. Si tratta di una consapevolezza individuale e sociale che ci permette di comprendere meglio il presente e di prepararci ad affrontare le sfide di domani. Ecco perché Impactscool sta promuovendo in diversi modi l’ingresso della materia futuro nei programmi scolastici italiani: porta metodi di futuro applicati alla didattica nella formazione ai docenti, organizza hackathon, workshop ed eventi dedicati a giovani e studenti e realizzerà dei veri e propri camp estivi che prendono il nome di Future Camp e che vedranno la prima edizione nell’estate del 2020. I vantaggi di questo approccio sono numerosi: permette lo sviluppo di competenze trasversali, fondamentali nel mondo del lavoro, aiuta i giovani a influenzare il presente e ad agire in modo responsabile e consapevole e a stimola la creazione di scenari alternativi, nuove opportunità che potrebbero offrire la risposta per affrontare e risolvere le grandi sfide che il nostro tempo ci pone.