Le unità utilizzano propulsori a effetto Hall – cioè un tipo di propulsore elettrico in cui il propellente viene accelerato da un campo elettrico, intrappolando gli elettroni in un campo magnetico e usandoli per ionizzare il propellente, in modo da generare spinta e neutralizzarli poi nello scarico – e l’energia ricavata da un unico pannello solare per formare una rete che fornisce l’accesso a Internet in tutto il mondo.
LEGGI ANCHE: SpaceX di Elon Musk potrebbe chiudere un round da 500 milioni (dice il WSJ)
Il primo vettore è atterrato in sicurezza su una nave drone in attesa – questo era il suo terzo volo – e grazie a un ripetitore riutilizzabile sarà la chiave per lanciare tutti i satelliti richiesti.
Poco più di un’ora dopo il lancio, SpaceX ha implementato con successo i 60 satelliti Starlink.
Internet anche nelle zone rurali
Secondo i piani di SpaceX depositati presso la FCC, Musk intende avere 12.000 unità Starlink in orbita entro la metà del 2020, fornendo connessioni Internet in grado di raggiungere 1 Gbps anche nelle aree rurali.
SpaceX prevede per questo di continuare a lanciare lotti di 60 satelliti negli anni a venire, con l’obiettivo di inviare nello spazio da 1.000 a 2.000 satelliti all’anno e ottenere la copertura completa dopo circa 24 lanci. Musk ha anche dichiarato che continuerà ad aggiungere satelliti man mano che più clienti aderiscono al sistema: “Le entrate totali della connettività internet nel mondo sono dell’ordine di un trilione di dollari e pensiamo che potremmo accedere a circa il 3% o 5% di queste entrate”, ha stimato.
Pronto a cominciare?
Il tuo futuro nel digital inizia con un passo. Entra nel Campus Ninja