• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Le app per i Taxi possono salvarci dalla giungla della mobilità urbana

    Il mercato italiano rischia di essere travolto nei prossimi anni per la sua eccessiva frammentazione

    23 Maggio 2019

    Sarà capitato a molti, al telefono alla ricerca di un taxi, di vagare da una parte all’altra della strada per cercare il nome della via da dare all’operatore telefonico, o di veder rifiutata – a termine corsa- la carta di credito come sistema di pagamento e, dunque, dover fare tappa velocemente al bancomat.

    La giungla urbana della mobilità

    Così come, sicuramente, abbiamo visto diverse volte turisti che cercano di leggere la sigla telefonica del servizio locale di Milano, di Venezia o di Roma dalla fiancata di una vettura in corsa. LEGGI ANCHE: Con il profilo del guidatore e il pilota automatico Tesla vuole rivoluzionare il mercato delle assicurazioni Non sarà un caso se oggi le applicazioni che cortocircuitano clienti e taxisti sono, dopo il gaming, il secondo settore che ha registrato un incremento dei download, il 17.4%, tra il 2017 e il 2018 (Fonte Statista). Queste app, affiancandosi al vecchio modello della prenotazione telefonica tramite cooperative largamente diffuso nelle grandi città italiane, ne rappresentano paradossalmente  la maggior minaccia. Vediamo perché.

    I vantaggi della digitalizzazione

    La digitalizzazione del servizio di prenotazione ha consentito agli utenti di prenotare taxi al volo risolvendo una serie di problematiche legate al servizio e costringendo gli operatori ad orientarsi maggiormente alle esigenze dei clienti. È vero, Uber in Italia “non ha superato il Piave”. Tuttavia, possiamo riconoscergli il merito di aver fatto suonare la sveglia al settore (almeno in Italia). Oggi, sul mercato della mobilità urbana troviamo diversi servizi erogati da applicazioni dedicate alle vetture in bianco: MyTaxi (Gruppo Daimler), appTaxi, WeTaxi, itTaxi e altre. Anche nel settore privato si è affermato il vecchio principio della disruption digitale, cioè la disintermediazione: ad essere bypassato è ora l’operatore telefonico. La novità introdotta dalle app fiorite nel settore sono effettivamente banali (tecnologicamente, tutt’altro) e tutte orientate a risolvere gli inconvenienti del consumatore finale di cui ho fatto cenno. L’alta penetrazione del mobile all’interno degli stili di vita delle generazioni con capacità di spesa (boomers, millenials) unita alla semplicità di fruizione delle diverse funzionalità, ha fatto sì che il servizio offerto da queste applicazioni conquistasse velocemente ampie fette di mercato in diversi Paesi europei a scapito dei tradizionali call center. LEGGI ANCHE: Audi sperimenta insieme a Disney una nuova esperienza di intrattenimento in auto

    L’eccessiva frammentazione del mercato italiano

    Il mercato italiano rischia di essere travolto nei prossimi anni per la sua eccessiva frammentazione, se le diverse sigle non convergeranno verso una soluzione condivisa che consenta di tenere testa a colossi come Mytaxi, Lyft ed altre start up che si stanno sviluppando con una diversa organizzazione funzionale e con skill orientati alle nuove tecnologie. Basti pensare che MyTaxi oggi conta un team di circa 200 sviluppatori su un organico di circa 500 addetti orientato allo sviluppo dei servizi di piattaforma. Dopo la fusione con Hailo nel 2016, Mytaxi e Intelligent Apps hanno acquisito i servizi di chiamata taxi Clever Taxi e Beat, nel 2017 e oltre 13 milioni di passeggeri hanno utilizzato i loro servizi in tutto il mondo. La querelle tra MyTaxi e alcuni operatori consorziati, che si è conclusa in queste settimane con una sentenza del Tar del Lazio, che impedisce di fatto agli affiliati di utilizzare più applicazioni per ricevere la prenotazione delle corse, è da considerarsi una vittoria di Pirro ed è segno di debolezza verso le logiche di globalizzazione digitale e la volontà da parte della nostra imprenditoria di proteggere le rendite di posizione a colpi di ricorsi legali piuttosto che con strategie di internazionalizzazione e di trasformazione di modelli consolidati. I nostri consorzi nazionali nascono per tutelare la categoria dei taxisti ed offrire loro servizi, tra cui quello della prenotazione corse, dal quale – è bene sottolineare – non trattengono fee. Viene da chiedersi perché porre i propri assistiti nella condizione di dover rinunciare ad opportunità di servizio imponendo l’utilizzo esclusivo di un solo operatore.

    Le utilità del libero mercato

    Utile sarebbe invece concentrarsi sul vincere la battaglia competitiva offrendo un’applicazione migliore dei competitor lasciando il taxista libero di scegliere il proprio sistema di prenotazione in una logica di libero mercato. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che, in un contesto globale e sempre più regolato dalle regole comunitarie, c’è da interrogarsi per quanto un tribunale potrà ancora intervenire in queste logiche di concorrenza. Da ultimo, non dimentichiamo il principale attore di questo modello di mobilità, il consumatore finale, che potrebbe orientarsi all’utilizzo di sistemi di mobilità più semplici da reperire come quello pubblico o di car, bike o scooter sharing. Proprio per raggiungere questo obiettivo, il Gruppo Daimler, ha lanciato con Hive, nel mese di maggio, il progetto pilota su Lisbona per prepararsi, in caso di successo, ad invadere il mercato europeo.