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  • Abbiamo visitato Vinitaly 2019: ecco i trend dal mondo del vino

    Tra le principali novità il Vinitaly Design e l'Organic Hall, che rispondono ai mercati sempre più attenti alla trasparenza, ai temi ambientali ed etici

    9 Aprile 2019

    Questa settimana siamo stati alla 53esima edizione di Vinitaly, l’evento più importante dedicato al vino che ogni anno invade la città di Verona.

    Si chiuderà il 10 aprile a Veronafiere il Salone internazionale di Vini e Distillati. Qui degustazioni tipiche e stand allestiti a regola d’arte accompagnano operatori specializzati provenienti da tutto il mondo in un percorso unico e sorprendente.

    Quest’anno sono state 4.600 le aziende a esporre i loro brand, importanti realtà vinicole provenienti da oltre 30 paesi diversi. Già sold out a novembre dello scorso anno, il Vinitaly 2019 ha toccato un traguardo storico per numero di espositori e superficie: sono infatti oltre 130 i nuovi espositori diretti.

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    Business in fiera, wine lover in città

    La formula di Vinitaly, “Business in fiera, wine lover in città”, anche nel 2019 registra il gradimento delle aziende, soprattutto alla luce della riorganizzazione dei padiglioni F e 8. Il progetto di separare la parte business da quella destinata al consumatore finale, in corso già da qualche anno, ha portato la rassegna a gestire una graduale diminuzione del numero dei wine lover, per i quali è stato potenziato il fuori salone Vinitaly and the City.

    Vinitaly

    Le novità: Organic Hall e Vinitaly Design

    Tra le principali novità di quest’anno, le masterclass dedicate ai vini artigianali, il nuovo salone Vinitaly Design e l’Organic Hall.

    In un contesto in cui i mercati sono sempre più attenti alla trasparenza, ai temi ambientali ed etici, aumentano le etichette di vini biologici anche nella directory di Vinitaly: quasi 3.300 su 18 mila etichette presenti sono vini biodinamici o realizzati con tecniche di agricoltura biologica.

    Per questo motivo è stato creato un nuovo spazio, l’Organic Hall, dedicato ai vini biologici prodotti secondo la normativa europea, che a sua volta accoglie il VinitalyBio, organizzato in collaborazione con Federbio e la collettiva dell’associazione Vi.Te, che da sette anni collabora con Veronafiere per rappresentare i vini artigianali.

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    L’incremento della superficie in fiera è finalizzato ad aumentare la visibilità delle aziende che hanno puntato di più sulla sostenibilità delle produzioni e, nel caso dei vini artigianali, ad accrescere la consapevolezza dei buyer rispetto a queste tipologie di prodotti. La nuova ubicazione di VinitalyBio e dei produttori artigianali ha liberato spazio per nuove aziende nella collettiva dei vignaioli indipendenti di Fivi, in costante crescita anno su anno.

    Vinitaly Design, invece,rappresenta la sintesi di un’importante razionalizzazione che ha interessato Enolitech, sempre nel padiglione F. Dalla vigna alla cantina, dal campo al frantoio passando dalla birrificazione, è questa la suggestione di questa parte espositiva.

    Vinitaly

    Al suo interno sono proposti tutti quei prodotti e accessori che completano l’offerta legata alla promozione del vino, dall’esperienza sensoriale e all’accoglienza: oggettistica per la degustazione e il servizio, arredi, packaging.

    La nuova iniziativa permette di mantenere all’interno di Enolitech unicamente le tecnologie e le attrezzature per la produzione di vino, olio di oliva e birra. Qui è possibile trovare le migliori soluzioni hi tech e digital per la vitivinicoltura, l’olivicoltura e la produzione di birra.

    Spazio soprattutto alla sostenibilità, con attrezzature e strumenti green per rispondere a esigenze di filiera sempre più a basso impatto ambientale.

    Il vino parla asiatico, il futuro è tricolore?

    Secondo un recente studio, a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, il vino parla sempre più asiatico, in un mercato con cui dialogano in particolare i francesi e il ‘nuovo’ mondo produttivo, Australia e Cile soprattutto, che in alcuni paesi beneficiano di una politica dei dazi favorevole.

    Dallo studio emerge come l’Italia, a fronte di una tenuta in terreno positivo del sistema vino made in Italy a livello mondiale (+3,3% nel 2018 sull’anno precedente), abbia ancora una presenza marginale in Asia Orientale rispetto alle sue potenzialità.

    Ad ogni modo, il Belpaese, secondo l’analisi dell’Osservatorio, è certamente cresciuto nelle vendite, ma meno dei suoi concorrenti: in Cina in 5 anni l’incremento italiano ha sfiorato l’80% mentre le importazioni da mondo hanno segnato un +106%; in Giappone – il mercato più tricolore in Asia – dove l’Italia non ha fatto meglio di un +3,4%, contro una domanda del Sol Levante cresciuta di quasi il 30%.

    Il futuro si annuncia comunque interessante per l’Italia, con un tasso annuo di crescita stimato nei prossimi 5 anni che si prevede essere superiore ai consumi dell’area: fino all’8% in Cina, dall’1% al 2,5% in Giappone.