Fashion For Good è il nuovo museo interattivo che promuove la moda responsabile.
Un luogo che intende insegnare ai visitatori le innovazioni del settore, incentrando tutto sull’utilizzo dei materiali e del tessile.
Progettato dallo studio Local Projects e inaugurato il 5 ottobre scorso, Fashion for Good è nato per cambiare le abitudini di acquisto delle persone dimostrando le pratiche dispendiose dell’industria della moda e il loro stesso impatto.
Si tratta di un’iniziativa globale per incentivare innovazioni che possono guidare il settore Fashion verso un modello sempre più circolare.
Un percorso in cinque step (Considera, Scegli, Usa, Riutilizza, Agisci) che invita a riflettere. I visitatori potranno ammirare i vestiti sostenibili realizzati da Kings of Indigo, Ecoalf, Adidas x Parley, Karün, solo per citarne alcuni.
All’interno della lounge dedicata all’innovazione troviamo delle installazioni rivoluzionarie, tra queste quella con il Colorfix, il materiale fatto di microrganismi ingegnerizzati e utilizzato per tingere un abito della collezione di Stella McCartney, ambasciatrice ufficiale del museo insieme ad Arizona Muse e Lily Cole; ma anche Mycotex, che ha creato un vestito di micelio, un materiale trovato nelle radici dei funghi.
In mostra ci sono anche la “pelle” fatta di mele, i glitter biodegradabili e la tecnologia blockchain, che mira a rendere l’industria della moda ancora più trasparente.
Una “cascata d’impatto”, nella lounge ospita le singole citazioni di ogni innovatore, riguardo un particolare problema insieme alla soluzione per poterlo risolvere.
Ad esempio: “Il poliestere, uno dei tessuti più utilizzati, può impiegare oltre 200 anni per decomporsi: Mango Materials ha creato un’alternativa in poliestere completamente biodegradabile“.
I visitatori potranno sostenere la causa della moda sostenibile scattandosi un selfie caleidoscopico nello stand dedicato, che farà poi parte di un’installazione composta da tutti i contenuti fotografici raccolti. All’interno del Design Studio vengono invece progettare t-shirt sostenibili da stampare direttamente dal sito. Mentre i visitatori creano il design, le immagini sono proiettate sui muri dello studio.
All’ingresso del museo i visitatori ricevono un braccialetto di identificazione a radiofrequenza (RFID) in plastica riciclata da indossare durante l’experience.
Una guida che raccoglie le informazioni legate alle azioni pratiche da intraprendere. Rappresentano un piano d’azione digitale personalizzato fatto di suggerimenti utili a cambiare il proprio comportamento d’acquisto, infatti può essere utilizzato anche per comprare all’interno del negozio.
Lo shop del museo, seguendo il concept del luogo, offre solo articoli certificati sostenibili, molti dei quali sono evidenziati nell’Innovation Lounge. Il tema delle collezioni in vendita cambierà ogni tre mesi, il primo round avrà un focus sul ruolo dell’acqua nella moda.
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Jake Barton, fondatore di Local Projects, ritiene essenziale che “i consumatori guidino la conversazione” per garantire che moda e sostenibilità possano coesistere in futuro.
“Quando abbiamo avviato questo progetto, siamo rimasti scioccati nell’apprendere che l’industria dell’abbigliamento è tra i maggiori contributori industriali ai cambiamenti climatici, tra cui una stima di 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra ogni anno“, ha affermato.
Nella realizzazione dell’edificio, il museo ha cercato materiali più puliti, progettati per più di un uso e più sicuri rispetto alle alternative convenzionali. Le esposizioni sono illuminate dalla luce solare naturale che consente di ridurre l’uso dell’elettricità.
“I nostri spazi di co-working e meeting sono arredati con un mix di mobili trovati, di seconda mano e di noleggio per mostrare diversi modelli di approvvigionamento che contribuiscono a un’economia sostenibile“, si legge in una dichiarazione sul sito web del museo.
Le cabine telefoniche all’interno sono realizzate in cartongesso certificato, il che significa che è conforme ai principi dell’economia circolare. Le cabine contengono anche del feltro di lana rinnovabile e sono chiuse con porte in acciaio e vetro riciclabili.
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I pannelli di legno utilizzati in tutto il museo provengono da foreste gestite in modo sostenibile, e gli appendiabiti su cui sono esposti gli oggetti esposti sono stati realizzati su misura con il 100% di fibre riciclate. Questa settimana Nicolas Roope ha sottolineato l’importanza degli stilisti di moda che usano la loro influenza per cambiare l’opinione pubblica e lodare Louis Vuitton per l’utilizzo di pannelli solari nelle loro vetrine.
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