Un rapporto di The Information ha rivelato che pochissimi proprietari di dispositivi supportati da Alexa li utilizzano per lo shopping. Di circa 50 milioni di utenti iscritti, solo 100.000 hanno comprato tramite i device con interfaccia vocale, più di una volta.
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Non si tratta di un dato particolarmente sorprendente: questo tipo di approccio al commercio elettronico è relativamente giovane e ha ancora grandi margini di crescita, ma il dato può danneggiare lo sviluppo dell’eCommerce vocale che Amazon e altri stanno portando avanti da tempo. Si tratta di una possibile applicazione dell’eCommerce a un sistema non ancora maturo o, semplicemente, alle persone non piace?
Amazon Echo e gli altri prodotti compatibili con Alexa sono principalmente utilizzati per ascoltare musica o informarsi sulle previsioni meteo, oppure impostare sveglie e reminder. Sono azioni quotidiane, che vengono svolte efficacemente anche da qualunque smartphone, ma un hub fisso a cui rivolgere tutte queste richieste può diventare la marcia in più per diventare il punto di riferimento su un altro tipo di richiesta quotidiana: fare la spesa.
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L’obiettivo di Amazon era di “disseminare” le case delle persone con questi dispositivi, ai quali avrebbero chiesto cose del tipo “Alexa, ordina gli Oreo, stanno finendo”, oppure “Alexa, invia un mazzo di rose per mia moglie”. Ma le persone vogliono guardare gli articoli prima di acquistarli, controllare le recensioni, ottenere i prezzi migliori.
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Cosa non ha funzionato? Nulla, in realtà: come detto, il dato non è sorprendente perché, se è vero che gli acquisti “di impulso” non vengono fatti tramite assistenti vocali, un Echo è un buon venditore di abbonamenti, per esempio a Spotify. Il mercato più proficuo, sorprendentemente, potrebbe essere proprio quello del riuso intelligente dell’enorme quantità di dati raccolti attraverso i dispositivi vocali.
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